Ex colonia francese, in Africa Orientale, cosiddetto Corno d’Africa. Bagnato dal Mar Rosso. Di fronte le coste dello Yemen, in guerra. A Nord l’Eritrea, ad Ovest l’Etiopia, a Sud la Somalia. Qui i cinesi fanno affari: hanno la più grande Zona di Libero Scambio Internazionale in Africa.
Gibuti è un porto sicuro per il canale di Suez. Anche se non parrebbe il fulcro nevralgico del commercio internazionale, i cinesi vi hanno investito fin dal gennaio del 2017. La cosiddetta Zona è stata totalmente finanziata dalla Cina, per un totale di 340mln di U$D. Coinvolte 50 aziende, tra locali e cinesi.
La prima fase di sviluppo comprende: un polo di stoccaggio merci, su un’area di 240 ettari (a completamento, l’area interessata sarà di 2,4 kmq) ed una piattaforma per esportazione merci e servizi.
Obiettivi di Pechino: scambi per 7 miliardi di U$D in 2 anni; creazione di 50mila posti di lavoro entro il 2025 e 100 mila entro il 2045 (ad oggi il Gibuti ha 800 mila abitanti…); esclusivo appannaggio dei trasporti marittimi da parte della China’s Merchants Holdings Company, l’azienda statale cinese di trasporti marittimi.
Un altro progetto importantissimo in Gibuti è il treno elettrico tra il Gibuti e l’Etiopia. La posizione geopolitica del piccolissimo stato, che si affaccia sul Golfo di Aden, è cruciale. Gli 800 km di ferrovia permettono alle merci etiopi di arrivare in ‘Oriente’ in meno di 10 ore, prima ci sarebbero voluti 3 giorni. Anche qui la Cina ha investito moltissimo: 3,4mkd di U$D di finanziamento, per il 70% della ferrovia. I cinesi vorrebbero costruire 5 mila km di binari entro il 2020.