MILANO – Il numero di morti registrati nelle Rsa di Milano e hinterland ha registrato un forte calo nell’ultima settimana. E’ uno degli elementi che emerge dagli sviluppi dell’indagine avviata dalla procura di Milano per epidemia colposa e omicidio colposo dopo il boom di decessi avvenuto nelle Rsa del Milanese nelle fasi piĆ¹ acute dell’emergenza Coronavirus. Secondo quanto riferiscono in ambienti giudiziari milanesi, il numero di decessi giornalieri nelle case di riposo della cittĆ metropolitana la scorsa settimana era vicino allo zero.
La maxi inchiesta diretta dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, coordinatrice del dipartimento salute e lavoro della procura di Milano, ha per il momento portato all’apertura di oltre 20 fascicoli di indagine per morti sospette in altrettante Rsa del Milanese. Gli inquirenti, dopo le perquisizioni effettuati nelle scorse settimane dalla Guardia di Finanza al Pio Albergo Trivulzio e in altre Rsa della cittĆ metropolitana, sono ora concentrati sull’ascolto delle verie testimonianze (medici, infermieri, sanitari delle varie strutture, familiari e parenti delle vittime oltre che dirigenti dell’Ats e delle varie strutture) oltre che sull’esame della documentazione sequestrata:
centinaia di cartelle cliniche dei pazienti deceduti, ma anche le direttive organizzative interne alle singole aziende e i protocolli sanitari regionali e ministeriali. Un lavoro di analisi condotto sotto la supervisione dei cinque esperti (un virologo e un epidemiologo e tre medici legali) nominati dalla procura come propri consulenti di parte.
Sono accertamenti che serviranno soprattutto a verificare il corretto utilizzo di mascherine altri dispositivi di protezione che, stando alla denuncia presentata da alcuni infermieri, al Trivulzio erano state vietate, con esplicite minacce di licenziamento, per non creare allarmismo tra gli anziani ospiti della struttura. I riflettori degli investigatori sono anche puntati sull’applicazione della direttiva regionale che ha permesso alle Rsa di accogliere pazienti Covid non piĆ¹ gravi e giĆ dimessi dagli ospedali.