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Fanny e Mimì: al Lirico di Magenta- con Maddalena e Margherita Miramonti, Livia Rotondi, Arianna Meda e Silvia Giulia Mendola- suona il tempo dell’Eterno- di Fabrizio Provera

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MAGENTA Può una grande serata di musica e teatro illuminare la serata dell’8 marzo, nel teatro di una città tutt’altro che grande? Il genio italico ha dato prova di se stesso in molteplici versioni, e non sia irriguardoso nei confronti degli artisti (6 magnifiche donne ed un bravissimo maestro di musica e musiche) applauditissimi sul palco del Lirico (mercoledì 8 marzo) correre con la mente al genio sfolgorante di Ignazio Colnaghi e allo spot (datato 1975) del pennello Cinghiale: parafrasandolo, non serve un teatro grande per inscenare un grande spettacolo.

Ed è stata davvero grande la serata dell’8 marzo dedicata a Fanny e Mimì. Sulle note di alcune delle più apprezzate composizioni di Fanny Mendelssohn e su quelle dei più grandi successi musicali di Mimì Martini, le artiste si sono incontrate, riconosciute e prodotto quella magia che Totem ci aveva promesso alla vigilia.

Magia nella magia, è forse sfuggito ai più quello che consideriamo l’aspetto più riuscito della serata: il suo essere stato il miglior esempio di arte GLOCALE, ossia capace di abbracciare l’assoluto, l’universale (la classicità di Fanny, il triste epilogo della straordinaria carriera di Mia Martini) col LOCALE. La serata era infatti il frutto della prima collaborazione di due associazioni del magentino e dell’abbiatense, Totem e Maffeis Lab, che si riconoscono in questo progetto realizzato insieme.

E allora abbiamo rivisto sul palco del Lirico Michele Fagnani, appena due settimane dopo la straordinaria rilettura di The Dark Side of the Moon dei ‘Floyd’ che ha circonfuso di magia l’Annunciata. Una solidità artistica, musicale e direzionale (non sappiamo se l’aggettivo sia acconcio, ma ci piace) di un giovane e multiforme musicista dal talento eccentrico e curioso, capace di esplorare nuovi orizzonti come dicono i rivali dell’Adam Jones straordinario chef e interprete del Sapore del Successo (“tu solo ci puoi portare a luoghi sconosciuti e mai percorsi prima. Tu solo ci puoi portare dove non siamo mai andati”).

Talento abbiatense virtuosamente incistato nel frutto ormai maturo dei decenni di fatica, passione e tenacia che hanno portat Totem e Antonella Piras a trasformare una scuola in una straordiaria fucìna di talenti e talento. E con Paola Ornati in veste di drammaturga, il cerchio si chiude. Si chiude con Maddalena Miramonti, che carezzando i tasti del piano sembra portare e portarci (azzardiamo un parallelo tra la musica classica e l’epico lirismo di John Milius) all’atmosfera sognante dell’intro di un Mercoledì da leoni:

“Da dove verrà il vento? Dicono che sia il respiro di Dio. Chi da veramente forma alle nuvole? Cos’è che causa questo gigantesco perturbamento di masse d’acqua?”

“Dei tempi passati ricordo un vento che soffiava attraverso i canyons. Era un vento caldo chiamato Santana che portava con sé i profumi di terre tropicali. Aumentava d’intensità prima del tramonto e sferzava il promontorio. Io e i mie amici spesso dormivano sulla spiaggia e il rumore del mare di svegliava. E così, all’alba sapevamo già che sarebbe stata per noi una grande giornata….”

E siccome la cantera dei Miramonti è come una sterminata polifonia, che meraviglia il violino di Margherita (Miramonti), solida base delle melodie classiche e sublime accompagnamento dei pezzi di Mia Martini. Come Livia Rotondi al violoncello, e ovviamente chiudiamo con le due voci.

Arianna Meda la ricordiamo in una notte del Solstizio di Totem in villa Naj Oleari dispendare talento e giovinezza. Adesso, sempre giovanissima e fasciata in un bellissimo abito (che il nostro vicino di sedia Eugenio Ceriani decritterebbe orgogliosamente color Magenta), ha evoluto come una GRANDE artista. Una voce che non sappiamo se ancora in formazione o completamente evoluta (non siamo fini dicitori di spartiti e vocalità, ma propendiamo per la prima), ma che ha restituito appieno le parole, la disperazione, gli splendidi testi (che solco immane divide la qualità di scrittura dei Sanremo dove evoluiva la maggiore delle sorelle Bertè e la vacua, disperante, compiaciuta e ostentata povertà dei testi dei Sanremo ultimi e prossimi passati) di Mia Martini. Voce, occhi, volto e mani sembrano cercare, da qualche parte del Lirico, il compiaciuto ancorché sofferto assenso di Mimì.

E così varrà la pena di ricordare che Almeno tu nell’Universo, ovviamente eseguita nel finale, si deve al genio di Bruno Lauzi, autore che una magna pars della cultura italiana ha rimosso; eppure fu Lauzi che contribuì al ritorno di Mia Martini nella musica, dopo tanti anni di di dolore a causa delle voci diffuse sul suo conto. All’epoca infatti erano iniziate a circolare delle maledicenze che etichettavano l’artista come una portajella. Lauzi e Maurizio Fabrizio avevano già scritto Almeno tu nell’universo nel 1972, 17 anni prima che Mimì si presentasse al festival di Sanremo dell’89 per interpretarlo. “Era naturale che la cantasse Mia, perchè era stata scritta pensando a lei“. Quanto avevano ragione..

Lasciamo per ultima Silvia Giulia Mendola. Perché rappresenta l’ideale chiusura del cerchio. Lei, artista di solida fama uscita da alcune delle scuole e delle esperienze teatrali più importanti della scena di Milano, che ormai da anni dispensa la sua grazia tra Abbiategrasso e Magenta. All’Annunciata ci aveva incantato con “Sybil – Una donna divisa tra molteplici esistenze”, dove in una straordinaria e multiforme recitazione dava voce a più personaggi nella stessa piece. Unica non autoctona sul palco del Lirico, Silvia Mendola ha mostrato ancora una volta la vastità del suo bagaglio artistico. Una voce ed una capacità di narrazione calde, una femminilità che sa toccare le corde dello struggente, della lievitas, dell’eleganza come anche della sensualità e di un fascino che sa essere e farsi conturbante, alla bisogna. Un’attrice semplicemente straordinaria, che restituisce al pubblico quella che forse è la recerche che persegue (o forse perseguita) ogni sensibilità accentuata che cerca nell’arte, e nella recitazione, le risposte a domande profonde. Ed esistenziali.

Fanny e Mimì è stato uno spettacolo ed assieme una serata straordinaria, né più né meno. Una serata che incorona, premia, restituisce a Totem e ai giovanissimi di allora (oggi artisti d’indiscussa caratura) le fatiche di 20 e più anni. Magia, arte, poesia. Come disse il grande Giovanni Reale, in questi casi la cultura dà il meglio di sè e del suo più profondo significato: scandire il Tempo dell’Eterno. Nessuno si percuota o si risenta se diciamo che sul palco del Lirico è giuso assistere a spettacoli di cotanta grandezza, e non a saggi musicali scolastici che non hanno alcunché di male, ma vanno giustamente assegnati e destinati ad altri spazi.

Perché al Lirico è giusto che risuonino, e rimangano per sempre assorbite dai muri, note e parole capaci di varcare l’usura del tempo. Per rimanere, come incantati frammenti di un momento che- appunto- si fa Eterno. Perché questa è la musica, questa è l’arte, questa è la Cultura.

Fabrizio Provera

Gli artisti di Fanny e Mimì:

MADDALENA MIRAMONTI, la pianista
MARGHERITA MIRAMONTI, la violinista
LIVIA ROTONDI, la violoncellista
ARIANNA MEDA, la cantante
SILVIA GIULIA MENDOLA, l’attrice e la regista
PAOLA ORNATI, la drammaturga
MICHELE FAGNANI, il chitarrista e l’arrangiatore

Le foto sono di Luciano Milan- Pagina Facebook Totem la Tribù delle Arti

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