RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – “Un piatto prelibato che può andare bene per ogni palato! Risotto o minestra ma purè insalata .. Il riso è stato parte della mia famiglia fino al 2014 quando finì la coltivazione di mio padre. Oggi non ci sono più le piccole e medie ma pure piccolissime aziende.
Le piccole famiglie unite dalla terra in pertiche milanesi perché le giornate erano dei vercellesi
La raccolta o il taglio del riso era una festa che arrivava ai primi di Settembre e metteva gli occhi al cielo. Alzare lo sguardo verso l’alto perché bastava un evento climatico; la grandine o tempesta in dialetto italianizzato. Rovinare tutto o finire a vedere le tabelle assicurative.
Portare a casa il riso per poi farlo seccare negli essiccatoi da 50 massimo 100 quintali.
La pala diventava tutt’uno con il tuo corpo e la sera ti sentivi morto di fatica ma vivo di vita
La polvere e le proteste dei vicini arrivati dopo in una prelazione del nulla.
Le specie coltivate a chicco corto perché la zona mia non aveva le caratteristiche per certi tipi di riso. Lido, balilla, Ringo storiche sementi poi il pregiatissimo Arborio.
Bianco o all’inglese, milanese conserva sempre il suo fascino.
Ma ogni piatto ha il suo riso e il Carnaroli è il Re dei risotti senza concorrenti.
Tiene testa a tutti: Arborio, Baldo, Roma. Non scuoce mai.
Però non ha resa; pochi quintali alla pertica e mio padre poteva per soluzioni meno pregiate e più generose di raccolto. Riso; ma non si rideva molto anche perché era dura portare a casa il raccolto
La vendita coi camion da 200 quintali da riempire e la fatica.
Perché noi vendevamo il risone che ha una facile rima. Oggi l’agricoltura è di pochi addetti o soprattutto di poche aziende enormi con piane di distesa a perduta d’occhio.
Un prodotto diffuso in 7 o 8 massimo nove province e non tutte complete che ha dominato gli animi degli uomini. Riso amaro e la bellissima mondina e quasi dieci anni 10 anni dopo; la risaia girato nei dintorni di Novara.
I giorni del mercato e dopo il gelato ..a panna e cioccolato. Una cultura che popolava le campagne di lavoratori e curiosi pure gelosi. Quante brutte storpiature sugli agricoltori e parole pesanti.
Vorrei vedere chi non rischia con la sicurezza in tasca se non perde la testa dopo una aria trombazza.
Il piccolo dove nasceva la spiga della vita è andato nei ricordi. Molti volevano fare il lavoro della terra ; ma è bassa e stanca o manca la palanca.
Da figlio d’arte scelsi un’altra parte. 80 anni di Carnaroli gli stessi dove chiuse la sua avventura mio padre. Senza vedere la resa di quel piccolo mondo che era tutta la sua esistenza e riconoscenza.
La felicità nel prendere il trattore e andare per campi sperando di non vedere lampi. Le spighe saranno sempre distanti dalla città ma oggi quel ambiente non è più qua.
Un ritorno all’agricoltura. Bisognava creare la voglia di tenere in piedi la vecchia struttura che creava ricchezza e cultura. Non chiedere mai perché mangi il riso, non chiedere mai perché prendi Carnaroli.
Devi sapere capire le differenze dei lavori e sapori in un gusto che non è secondo come piatto.
Faccia da Riso anche se ai tempi non ridevo troppo oggi al pensiero mi viene uno sguardo felice di averlo vissuto. Il riso è lungo o corto ma non lascerà mai un uomo morto di sogni”.