RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – “Egregio Direttore, Ieri, passeggiando per Corso Venezia a Milano, respiravo aria degli anni ’90. Un vero tuffo nel passato: le prime giornate in città, i ricordi del diploma e della tempesta tra scuola e università. Ah, una volta… quanta gente ricordava quegli anni con le lacrime agli occhi, come se fossero andati in vano.
La festa di fine anno non mi vide protagonista: avevo dato troppo negli anni precedenti. Era il 1995, trent’anni fa ormai. Le ragazze erano sempre complicate ed emozionanti, e i tormentoni musicali di allora… beh, tutti li cantavano e li adattavano per feste private, matrimoni, battesimi o la fine dell’anno scolastico. Io non cantavo, finivo sempre per leggere la rivista.
Oggi, tutto è cambiato: un ragazzo mi chiama “visto su Instagram”, mi manda foto via WhatsApp, e io le inoltro senza perdere qualità. Non sento nemmeno la voce, solo messaggi scritti, o vocali. Gli affari si trattano online, come un vero procuratore: aggiudicato al web!
Poi arrivo in studio: vedo i grandi artisti, il gruppo dei “Neri”, attori e ballerine. Le ragazze sono diventate mamme, qualcuna persino nonna. Molte saranno ancora zitelle, ma quella canzone che non avevo cantato trent’anni fa… oggi l’ho intonata con i diretti interessati.
Il passato non è sempre come vorremmo, ma guardare al futuro è il modo migliore di onorare tutto. Io arrivo piano, come un diesel, ma arrivo: e basta un giorno così per sentirsi soddisfatti. Canto solo con i grandi, mai per caso. Mi bastano loro… i Neri.
E le ragazze? C’erano tante, ma la mia preferita resta sempre la mia figlia da set. Una soddisfazione in più da conservare”.
Con affetto e un po’ di nostalgia, Max Moletti
Massimo Moletti






















