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Eric Bolander – “Can’t Get There From Here” (2022) by Trex Roads

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Ci sono luoghi che nei miei articoli ho citato così spesso che a volte mi sono sentito ripetitivo.
Sono posti che influenzano talmente la vita delle persone, sia nel bene che nel male, che gli artisti nati lì non possono che trarne spunto per la loro poesia, le proprie storie.
 

Il Kentucky è uno stato che ha dato i natali a talmente tanti artisti dal talento eccelso, che nominarli tutti qui diverrebbe eccessivo. Un elenco infinito che è il cuore della vera musica indipendente americana, quella che spazia dal folk al country e arriva al blues del Delta.

In quel famoso elenco c’è, senza alcun dubbio, anche Eric Bolander, insegnate d’arte al liceo e musicista country di notte. Così potremmo riassumere la storia di questo artista dal talento sopraffino.

Un musicista arrivato con questo Can’t Get There From Here al terzo album della sua discografia e che ha avuto un evoluzione verso l’altro davvero notevole.

Non che i precedenti due lavori fossero brutti, anzi, ma in questi 12 pezzi raggiunge vette di poesia e arrangiamenti perfetti, che lasciano davvero stupiti.

Il disco è stato co-prodotto e mixato da Duane Lundy (Ringo Starr, Sturgill Simpson…), collaboratore di lunga data di Bolander, ed è una raccolta di canzoni così intense e reali che non si può rimanere indifferenti al talento di quest’uomo.

Proprio la produzione non indugia mai sulla perfezione sonora, ma aggiunge un sentimento di presa diretta che piace ad ogni ascolto di più.

Uno dei segreti di questo disco, oltre alla voce e al songwriting eccelso, è la presenza del violoncello di Seth Murphy, una prestazione fantastica che regala una profondità e una malinconia da brividi alle composizioni. Il resto della band che lo accompagna è formato da John Ferguson, tastiere e voce e Ben Caldwell alla batteria.

Il lavoro si apre proprio con un intro di violoncello quasi da film horror che poi lascia spazio a Window, un pezzo rock che il suono cupo del violoncello rende emozionante. La voce è splendida e il songwriting davvero originale.

 

La poesia di cui questo lavoro è intriso si manifesta in tutta la sua bellezza in Cold Men, una triste ed evocativa ballata ispirata ad una protesta dei minatori della Blackjewel Company nella contea di Harlan. Bolander è cresciuto a Garrison, una minuscola cittadini ai piedi degli Appalachi, non ha vissuto la miniera e le sue tragedie, ma viene da una famiglia umile con dei genitori che lavoravano duro per tirare avanti, quindi comprende queste storie di vita vera. Si immedesima in questi padri che non ricevono lo stipendio, che non possono sostenere la propria famiglia.

Il violoncello porta un’aura di tristezza che spinge quasi alle lacrime, un brano stupendo che regala immagini così vivide. Vera poesia.

Beggin for a Change cambia l’atmosfera musicale, il brano sembra un pezzo rock degli anni ’70 con un riff graffiante e la presenza di tastiere e fiati che la immergono nel suono del Sud, le ispirazioni di Eric Bolander spaziano dal country al rock di springsteeniana memoria ai Black Sabbath, ma anche il blues del Delta fa capolino in un mix entusiasmante. Il testo ci parla di speranza di un mondo migliore se tutti prendessero solo il meglio di se stessi.

Le sensazioni cambiano ancora in Montgomery Hill una bellissima e malinconica ballata country, l’autore ci parla dei ricordi del suo passato, immagini della sua infanzia che gli manca così tanto. Un pezzo che il violoncello arricchisce, il lavoro di Murphy è eccezionale, originale e intenso.

The Fighter è un’altra ballata, la voce di Bolander ci entra nell’animo mentre ci parla di questo artista che una volta suonava con i grandi come George Jones e Jennings, e oggi si ritrova a suonare per pochi centesimi fuori da una stazione di servizio. Una poesia che mette i brividi tanto è intensa e reale. Bellissima.

In I Wonder, dove fanno la comparsa un banjo e il mellotron, Bolander ci regala una perla di ottimismo e saggezza : non crede di avere tutte le risposte ma ammette di avere ancora meraviglia per questo mondo come quando era bambino, anche se nota che la gente ha ormai perso questa innocenza verso la realtà, diventando più fredda. Un poeta saggio, uno storyteller da ascoltare e riascoltare, un sentimento che lo avvicina molto al suo conterraneo Chris Stapleton ed è un grande complimento.

Il disco si chiude con Smooth Finish, in uno splendido duetto con la bravissima Abby Hamilton, un pezzo acustico che ci parla di dipendenze e perdite, malinconica e dannatamente bella. Un’altra piccola poesia per un artista che può essere di certo annoverato fra la schiera degli eredi dei grandi parolieri folk americani.

Un disco bellissimo, una perla che va assolutamente scoperta se amate la musica americana e le poesie di vita vera e vissuta, un mix di country, folk, rock e blues miscelato con sapienza e talento. Una raccolta di poesie che ci parlano di nostalgia, di dolori, di perdite e conquiste, che la splendida voce narrante di Eric Bolander e il fantastico lavoro al violoncello di Seth Murphy rendono così reali e intense, che a volte si fa fatica a trattenere una lacrima o la pelle d’oca.

Uno dei dischi cantautoriali indipendenti più belli di quest’anno per un artista che siamo certi è solo all’inizio di una carriera che lo avvicinerà ai suoi noti conterranei, Stapleton, Childers e Chris Knight, tanto per citare i più famosi, ma anche Jason Evans e Cole Chaney, ma di certo ne sto dimenticando qualcuno.

 

Bolander da Garrison, Kentucky, un paesino di 1400 anime, ci regala storie di una bellezza e intensità davvero notevoli, si vede proprio che i monti Appalachi e l’acqua del fiume Ohio, portano con sé una magia che influenza il cuore e l’anima di questi uomini e queste donne, altrimenti non si spiega la presenza di così tanti musicisti di livello e poesie di tale scintillante bellezza.

Non è un ascolto facile, un ascolto radiofonico ma un ascolto necessario se amate la musica di qualità e se non vi spaventano le storie vere e le poesie che toccano il cuore, questo disco è assolutamente da fare vostro.

Buon ascolto,

Claudio Trezzani by Trex Roads  www.trexroads.altervista.org

(nel blog trovate la versione inglese di questo articolo a questo link : https://trexroads.altervista.org/cant-get-there-from-here-eric-bolander-2022-english/ )

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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