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di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Se qualcuno pensava che dagli Epstein Files non potesse emergere più nulla di realmente nuovo, le ultime ore hanno definitivamente smentito questa illusione. La strategia di contenimento messa in campo dall’amministrazione Trump e dal Dipartimento di Giustizia guidato da Pam Bondi, con pubblicazioni parziali, documenti oscurati e rilasci a intermittenza, sta producendo l’effetto opposto: non chiudere il caso, ma riaprirlo con un impatto politico e istituzionale che sta travolgendo anche il Partito repubblicano.
Le nuove tranche di documenti legati all’indagine su Jeffrey Epstein – pubblicate, rimosse senza spiegazioni e poi ripristinate – hanno fatto crollare ulteriori porzioni del muro di cover up eretto dalla Casa Bianca. Non è più solo una questione di trasparenza e di accanimento del giornalismo investigativo americano finalmente resuscitato: il nodo è diventato apertamente giuridico e politico. La legge votata dal Congresso imponeva il rilascio completo dei documenti entro il 19 dicembre, con sole eccezioni per la tutela delle vittime. Il rispetto di quella legge, oggi, è chiaramente in discussione. Ed è proprio su questo punto che cresce la frattura interna al fronte conservatore.
Non sono più soltanto i democratici a parlare di violazione della legge federale: anche diversi repubblicani accusano il Dipartimento di Giustizia di aver tradito il mandato del Congresso. La promessa di una pubblicazione “a rate” nelle prossime settimane appare sempre più come una manovra dilatoria per guadagnare tempo e ridurre l’impatto politico delle rivelazioni. Nel frattempo, il contenuto dei file appena emersi rende sempre più difficile sostenere che “non ci sia nulla di rilevante”. Tra i documenti più sconvolgenti c’è una lettera manoscritta che Epstein avrebbe scritto nell’estate del 2019 dal carcere di New York a Larry Nassar, l’ex medico della nazionale statunitense di ginnastica condannato a 176 anni di carcere per abusi sessuali su almeno 256 atlete, molte delle quali minorenni. Nella lettera – che ha un timbro postale datato 13 agosto 2019, tre giorni dopo la morte di Epstein – il finanziere pedofilo fa riferimento esplicito al presidente degli Stati Uniti, senza mai nominarlo direttamente: “Condividiamo una cosa: il nostro amore e la nostra premura per le giovani donne… Anche il nostro presidente condivide il nostro amore per le ragazze giovani e attraenti… La vita non è giusta”. La missiva contiene anche un passaggio inquietante che sembra alludere al suicidio di Epstein, avvenuto il 10 agosto 2019 nella cella del Metropolitan Correctional Center: “Caro L.N., come ormai saprai, ho preso la scorciatoia per tornare a casa. Buona fortuna!”.
Il fatto che la busta della lettera rechi il timbro del 13 agosto – dunque successivo alla morte ufficiale di Epstein – aggiunge un ulteriore strato di ambiguità a una vicenda già carica di interrogativi irrisolti. Parallelamente, i documenti rilasciati dal Dipartimento di Giustizia confermano e aggravano quanto già emerso sui rapporti personali tra Epstein e Donald Trump. Una email interna del gennaio 2020, inviata da un assistente procuratore del distretto meridionale di New York, segnala che Trump avrebbe viaggiato sul jet privato di Epstein “molte più volte di quanto fosse noto in precedenza”. I registri indicano almeno otto voli tra il 1993 e il 1996. In quattro di questi voli sarebbe stata presente anche Ghislaine Maxwell, poi condannata a 20 anni di carcere per traffico sessuale di minori. In un volo del 1993, secondo la stessa email, Trump ed Epstein risultano essere gli unici due passeggeri. In un altro, i due sarebbero stati accompagnati da una persona di 20 anni. In altri viaggi ancora, Trump compare insieme all’allora moglie Marla Maples, alla figlia Tiffany e al figlio Eric. Anche qui è necessario ricordare che Trump non è stato mai incriminato per reati legati a Epstein. Ma la questione centrale resta il tentativo di impedire che l’intero quadro venga reso pubblico.
Il paradosso istituzionale appare ormai evidente: anche se il cover up in atto dovesse configurare una violazione della legge approvata dal Congresso, il presidente potrebbe restare personalmente al riparo da conseguenze penali dirette. Infatti la Corte Suprema ha stabilito che un presidente non può essere perseguito per atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni. I suoi collaboratori, però, sì. Funzionari del Dipartimento di Giustizia, inclusa Pam Bondi, rischiano di trovarsi esposti, a meno di una grazia preventiva firmata dallo stesso Trump. Una mossa, questa, altamente rischiosa. Trump cambia spesso idea su chi considera “leale” e chi non abbastanza. La storia del trumpismo è costellata di fedelissimi sacrificati quando diventano politicamente ingombranti. Il calcolo, dunque di chi starebbe violando la legge per proteggere la Casa Bianca, è tutt’altro che sicuro. Nel tentativo di spostare l’attenzione, il presidente ha liquidato il caso Epstein come una “distrazione” rispetto ai successi economici della sua amministrazione, citando dati di crescita superiori alle attese. Ma la tattica del “ritardare, ritardare, ritardare” non sta funzionando. Ogni nuovo rilascio parziale, ogni documento coperto di nero, ogni rimozione improvvisa dal sito del Dipartimento di Giustizia rafforza il sospetto che si stia cercando di guadagnare tempo per diluire, se non ripulire, le informazioni più compromettenti.
Come avvenne ormai più di mezzo secolo fa con il Watergate, non è solo ciò che è accaduto a minacciare la presidenza, ma il tentativo di nasconderlo. Se questa dinamica dovesse consolidarsi, lo scandalo Epstein rischia di trasformarsi nel più grave caso di cover up dai tempi di Nixon, con conseguenze potenzialmente devastanti non solo per Trump. Le “bombe” nascoste negli Epstein Files troppo a lungo tenuti segreti – anche dall’amministrazione di Joe Biden, bisognerebbe indagare su questo – stanno iniziando a esplodere davvero. E questa volta, né buoni dati macroeconomici né accuse di complotto basteranno a fermare l’onda d’urto. Forse solo una guerra potrebbe…
– foto xo9/USA Justice Department –
(ITALPRESS).
















