Ennesima deroga alla mobilità sostenibile, la posizione di Legambiente Lombardia su Euro 5

"Il pressing delle regioni padane, Lombardia in testa ha portato a casa un emendamento al governo di Roma, finendo per 'staccare' l'ennesimo assegno in bianco alla Commissione Europea"

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Con un emendamento al DL Infrastrutture, il governo nazionale ha ritardato l’applicazione di un altro DL dello stesso governo, il 121/2023, che a ottobre 2025 avrebbe bloccato la circolazione dei diesel Euro 5 nelle città con più di 30 mila abitanti di Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna.

Non è quindi tanto il tanto evocato Green Deal ad essere stato scongiurato, bensì una decisione dello stesso governo, che adesso torna sui suoi passi, incalzato dalla pigrizia delle regioni padane.

L’aspetto ambientale e quello sanitario sembrano però l’ultima delle preoccupazioni delle istituzioni, nonostante il bacino padano sia un sorvegliato speciale da tempi non sospetti. Così come, proprio per questo motivo, non sembra preoccupare l’aspetto economico, che non è solo quello della spesa sanitaria legata alle malattie cardio-vascolari e respiratorie, ma anche quello delle sanzioni che paghiamo alla UE per non rispettare i limiti degli inquinanti in atmosfera.

Nel frattempo, calano gli investimenti nel trasporto pubblico locale e nel trasporto collettivo regionale, perdendo così competitività con il modello della motorizzazione di massa. Da una parte quindi il servizio pubblico perde affidabilità, dall’altra la motorizzazione individuale è sempre più costosa e inefficiente, escludendo le fasce deboli della popolazione sempre più vittima della mobility poverty.

La risposta delle istituzioni a questi problemi, sembra suggerire l’ennesima deroga al blocco dei veicoli inquinanti diesel Euro 5, è un pauroso balbettio, piuttosto che una programmazione chiara, innovativa ed efficace.

“In questo dibattito manca una parola fondamentale, ovvero riconversione,” commenta Federico Del Prete, responsabile mobilità di Legambiente Lombardia. “Il governo continua a incentivare l’acquisto di veicoli endotermici e a consentirne la circolazione, aumentando così i tassi di motorizzazione e il conseguente inquinamento. Se non fosse urgente affrontare il tema della qualità dell’aria, manca comunque una politica industriale che generi il prima possibile un’alternativa credibile a una motorizzazione di massa ormai fuori dalla storia.”

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