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Elettorando 2018, focus sulle Regionali in Lombardia- di Federico Sarri

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La prima puntata della rubrica elettorale di Federico Sarri ha ottenuto un rilevante successo. Di questo ringraziamo tutti i nostri lettori. Ecco la seconda, dedicata alle elezioni in Lombardia. Buona lettura!

4 marzo, data di elezioni anche in Lombardia. Mentre i partiti nazionali si preparano alla corsa per le politiche, i candidati locali hanno già iniziato la campagna verso il Pirellone. Tra divisioni a sinistra, silenzi e dichiarazioni in difesa della “razza bianca”, Elettorando – la speciale rubrica di Ticino Notizie – racconta cosa è successo in Regione negli ultimi 7 giorni e chi sono i candidati in corsa.

Come si vota?

Il 4 marzo, giorno dell’Election day, gli elettori lombardi saranno chiamati a una doppia scelta: il rinnovo del Parlamento italiano e del Consiglio regionale lombardo.

La scheda indicherà chiaramente quali sono le coalizioni (formate da una o più liste) in lizza per la maggioranza nel parlamento regionale. A ogni coalizione è associato un candidato alla carica di Presidente della Regione (il “Governatore”).

La coalizione che otterrà il maggior numero di voti esprimerà il Presidente della Regione e la maggioranza degli 80 consiglieri regionali eletti.

 

 

 

 

 

 

 

I candidati

Giorgio Gori. Imprenditore, 57 anni, sindaco di Bergamo,  è il candidato espresso dal Partito Democratico. Dopo una carriera nel mondo della televisione (prima in Mediaset, poi fondando Magnolia), si è prestato al mondo della politica. Domenica, Matteo Renzi, il Ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e il sindaco di Milano Beppe Sala hanno lanciato la sua volata in un teatro Franco Parenti gremito per l’occasione. Martedì è invece arrivato il sostegno di Più Europa con Emma Bonino. Gori, però, deve fare i conti con i numeri: i sondaggi, nonostante il “pasticcio” del centrodestra (vedi poi), lo danno indietro di almeno 7 punti rispetto al candidato leghista (45 a 38 per Fontana, sondaggio EMG-Rai). Ha risicato qualche punto da un grande svantaggio iniziale dovuto alla sua poca popolarità, ma ancora non basta.

Attilio Fontana. Avvocato, 65 anni, sindaco di Varese dal 2006 al 2016 per la Lega Nord, è il candidato presidente del centrodestra. Molto stimato (non solo) negli ambienti padani, ha ottenuto la candidatura dopo la rinuncia dell’ex governatore Roberto Maroni. Forte di una salda maggioranza salda composta da Lega, Forza Italia, Lombardia Popolare e Fratelli d’Italia, Fontana gode di tutti i favori del pronostico. Secondo il sondaggio commissionato dalla Rai a EMG, il 45 per cento degli elettori lombardi sceglierebbe infatti il candidato del centrodestra. Un trend confermato anche da Euromedia, che gli attribuisce tra il 43 e il 47 per cento dei consensi. La sua campagna elettorale è iniziata da pochi giorni, ma ha subito goduto di un’eco mediatica non indifferente per una dichiarazione in difesa della “razza bianca”. Un’uscita che, nonostante le polemiche suscitate dal centrosinistra, non ha fatto altro che consolidare il sostegno intorno attorno alla sua candidatura in molti ambienti del centrodestra.

Dario Violi. 32 anni, nato a Lovere e residente a Bergamo, dal 2013 è consigliere regionale. Violi è il candidato del Movimento 5 Stelle: a sceglierlo, 793 dei 4286 iscritti che hanno preso parte alle “regionarie”. Soprannominato il “Dibba lombardo” per via delle sue esperienze nella cooperazione internazionale, ha davanti a sé una sfida impossibile: rimontare l’enorme vantaggio che i candidati di centrodestra e centrosinistra hanno su di lui. Il Movimento, ad oggi, veleggia intorno al 16 per cento (EMG-Rai), tra il 13 e il 16 per cento secondo Euromedia. Un distacco enorme, che conferma la poca territorialità dei pentastellati: il consenso di cui godono a livello nazionale (il 27 per cento circa, secondo gli ultimi sondaggi) non trova mai conferma alle elezioni amministrative. La sua, fino ad ora, è stata una campagna abbastanza silente: se vuole risicare ancora qualche punto agli avversari, dovrà alzare la voce.

 

Onorio Rosati. 54 anni, originario di Gorizia, segretario generale della Camera del Lavoro di Milano dal 2006. Liberi e Uguali ha scelto lui per questa tornata elettorale: consigliere regionale per il Pd, Rosati ha lasciato il partito di Renzi per passare a Mdp dopo le ultime elezioni primarie. La coalizione guidata a livello nazionale da Pietro Grasso ha così annunciato pochi giorni fa di correre in solitaria: troppo i punti di divergenza con i dem. Gli elettori premieranno la loro scelta? Ad oggi, no. Difficile infatti che i compagni superino la soglia del 5 per cento: Euromedia li dà tra il 2,3 e il 3,7 per cento. Politicamente parlando, il loro potrebbe essere un assist decisivo a Fontana.

Altri: sono 2 i candidati che, in questi giorni, sperano nella raccolta del numero necessario di firme. Massimo Gatti (Sinistra per la Lombardia), sindaco di Paullo dal 1985 al 2004, già consigliere provinciale che nel 2009 ha tentato la corsa contro Guido Podestà e Filippo Penati. Giulio Arrighini, fondatore e segretario provinciale della Lega Lombarda, poi lasciata nel 1999 per dissidi interni al partito, corre appoggiato da Grande Nord.

Saranno sei, quindi, i candidati per il Pirellone. I numeri, tuttavia, danno un’indicazione molto chiara. Ad oggi, l’unico in grado di insediare la leadership del candidato del centrodestra è Giorgio Gori. Riuscirà il sindaco di Bergamo a strappare una vittoria che sembra ormai nelle mani di Fontana? Difficile. L’ultimo mese di campagna elettorale sarà fondamentale per entrambi. Gori, anche attraverso il suo tour Gori100tappe, dovrà girare come una trottola per tutta la regione con un obiettivo: farsi conoscere, farsi conoscere e farsi conoscere. Fontana, dal canto suo, dovrà invece stare attento a non spaventare, con uscite come quelle sulla “razza bianca”, quei moderati centristi, spesso cattolici, che hanno indirizzato le vittorie elettorali in Lombardia degli ultimi 20 anni.

Un dato, infine: gli astenuti e gli indecisi, oggi, valgono insieme il 39 per cento. Molti di loro forse non si recheranno alle urne. Altri, invece, lo faranno. E saranno proprio loro, nel silenzio della cabine elettorale, a risultare determinanti per il voto finale.

Federico Sarri

SULL’AUTORE  Federico Sarri è nato nel 1994, ma è come se vivesse nella Prima Repubblica.
23 anni, vive tra Torino e la provincia di Milano. Dopo la laurea in Scienze politiche internazionali, continua gli studi universitari in Comunicazione Pubblica e Politica nel capoluogo piemontese. Taccuino e computer sono diventati i suoi inseparabili compagni di viaggio, la politica e la comunicazione sono il suo pane quotidiano. Dirige un blog, scrive su alcune testate giornalistiche, aiuta politici e associazioni a comunicare in modo efficace. Ama mettere tutto nero su bianco, ascolta Bruce Springsteen e gioca a pallacanestro.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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