Di Maio si è dimesso.
Non da ministro, come speravano molti suoi detrattori, ma da capo politico del M5S.
Per alcuni è stata comunque festa.
Nel suo discorso di non commiato totale (non è che da domani non lo vedrai più), ha detto due cose su cui sono profondamente d’accordo.
1. “Ho terminato il mio compito”
In effetti, il suo compito di affondare il M5S lo ha portato a termine con successo. Dover rispondere da leader del partito ai risultati delle elezioni regionali di domenica prossima, sarebbe stato troppo.
2. “I peggiori nemici sono all’interno. Basta pugnalate alle spalle”
Ha rivelato una verità che nessun politico si sogna di dire pubblicamente: i peggiori avversari sono quelli seduti a fianco alle riunioni di partito.
Questa cosa, a cui ho dedicato un intero capitolo del mio libro, la ripeto da anni e mi è costata diversi insulti e smentite di facciata dalle persone interessate.
Nessun problema, sono consapevole che certe verità sono troppo difficili da digerire.
Ora, però, Di Maio è il secondo ad ammettere questa cosa pubblicamente dopo Maria Elena Boschi.
Prima ne diventi consapevole, meno problemi ti crei.
Matteo Spigolon (Fabbrica Politica)