Il Joint research centre dell’Ue di Ispra, paese di 5 mila abitanti sulla riva sinistra del Lago Maggiore in provincia di Varese su cui avrebbe sorvolato un drone di sospetta origine russa, rappresenta il terzo centro ricerche più grande della Commissione europea dopo Bruxelles e Lussemburgo.
Fondato nel 1957 per fornire alle politiche dell’UE un sostegno basato sull’evidenza scientifica, in piena indipendenza da interessi nazionali, commerciali o privati, è ora considerato uno dei principali campus di ricerca in Europa ed è dotato di numerosi laboratori e infrastrutture all’avanguardia.
Sono numerosi gli ambiti in cui lavora il personale del sito, tra cui la sicurezza nucleare, l’efficienza energetica, il cambiamento climatico e lo spazio. Uno dei suoi laboratori è il cosiddetto WaterLab, che grazie ad attrezzature avanzate analizza l’acqua per determinare se contiene sostanze chimiche dannose per la salute o per l’ambiente. Un altro laboratorio è l’European solar test installation (Esti), un centro di ricerca attivo già dagli anni ’70 in prima linea per definire gli standard europei e mondiali del fotovoltaico.
In una sala di crisi (Ecml) gli scienziati monitorano i possibili disastri naturali e supportano gli Stati sia nella gestione delle emergenze sia per provare ad anticipare un disastro prima che accada. Qui gli scienziati si occupano, anche attraverso l’utilizzo dei satelliti del programma Copernicus, di studiare terremoti, incendi, esondazioni e frane per cercare di limitare i danni che possono causare sulla popolazione