Ci sono artisti che hanno delle storie davvero incredibili e che meritano di essere raccontate, al pari dei loro dischi. E queste storie possono essere davvero di ispirazione, lotte contro la avversità della vita, guardandole sempre in faccia e sperando in meglio.
Non si tratta di un disco country, come solitamente trovare nelle mie storie, ma era doveroso ascoltarlo e raccontarlo.
Nel 2019 Drake White era una delle nuove voci più splendenti del panorama musicale americano, un artista di un piccolo paesino dell’Alabama, Hokes Bluff, che con abilità mirabile aveva costruito, col suo esordio Spark del 2016, un sound che era a metà strada fra il country e il soul proveniente da Muscle Shoals (località non lontana da casa sua che è il luogo di nascita del soul sound).
Dopo anni di gavetta, dopo aver aperto, assieme alla sua band i Big Fire, i concerti di mostri sacri come Lynyrd Skynyrd ed Eric Church, finalmente stava raccogliendo i meritati frutti del duro lavoro e del talento innato.
Il destino a volte è crudele, lo sappiamo bene e proprio 3 anni fa White venne colpito da un ictus, durante un’esibizione, e rischiò seriamente di lasciare questo mondo. Venne salvato ma probabilmente le speranze di rivederlo su di un palco, a quel tempo, erano meno che un lumicino sbiadito.
Dopo 6 interventi chirurgici al cervello, mesi e mesi di fisioterapia, inframezzati da una pandemia, Drake White non solo è tornato a poter essere un musicista, ma è tornato alla grande con un disco nuovo di zecca e una tournée che negli States, lo ha visto già esibirsi assieme ai Whiskey Myers.
Il titolo del disco è un riassunto di come l’essere umano Drake White, vede ora il mondo e la vita, un ottimismo che è stato duramente messo alla prova dei fatti e ne è uscito vincitore.
Il lavoro è lungo, solare ed è una sorta di soul music intrisa nel sentimento country.
14 pezzi, di cui 12 co-scritti da lui, in cui si ha sempre l’impressione di essere di fronte ad una rinascita artistica.
Il disco si apre con la polverosa 50 Years Too Late, bellissimo brano di country dal sapore vagamente honky tonk, in cui White si dichiara apertamente fuori posto in questo mondo così moderno, mentre le chitarre sferzano l’aria del deserto. Molto bella.
Il sentimento aleggiante sul lavoro, è ben chiaro nella soul music di Rainbow State of Mind, leggera e solare ma con un testo veramente splendido. Drake ci dice di guardare sempre il lato positivo anche quando sembra non esserci e di lasciarci andare, lasciare che il destino o per chi crede, Dio, prenda il controllo e ci guidi verso la “pentola d’oro” oltre l’arcobaleno.
La bellissima voce di Drake White, che nei live è ancora più scintillante, spicca in Giants, ma sono ancora le sue parole a fare la differenza. Una canzone molto attuale, un pezzo che ci parla di avere fiducia in noi stessi, di stare tranquilli perchè tutti abbiamo la forza di superare tutto ciò che ci vorrebbe trattenere, che nonostante ci sentiamo come Davide contro Golia, a volte con le spalle al muro, i Golia devono temere che i cani si trasformino in leoni. Molto ispirato.
Hurts the Healing è una fotografia del momento vissuto da White e il brano è solare e riflette il sentimento positivo legato alla storia che sta dietro al disco.
La dedica più sentita è nella intensa ballata, Power of a Woman, una dedica alle donne della sua vita, a sua madre e a sua moglie Alex, che gli sono sempre stati vicini ma alla fine è una dedica ad una figura così determinante nella vita di ogni uomo.
La chitarra acustica introduce Legends Never Die, in cui rende omaggio, con un brano delicato e dall’anima soul, ad un vecchio mentore a cui vorrebbe assomigliare perché alla fine le leggende non muoiono mai.
Il country rock divertente e ben suonato di Can’t Have My Dog, regala un po’ di movimento e ironia al disco e ci dimostra come la voce versatile di Drake White può adattarsi ad ogni ritmo e tipo di musica.
Nella title-track, intensa ed emozionante, White chiede disperatamente di avere indietro il mondo di prima, quello prima che sapessimo di questo mondo cattivo, prima che la breve ma intensa Amazing Grace chiuda l’album, cantata dalla comunità ecclesiale di suo nonno, con il padre e la nonna a guidare il coro. Una canzone senza tempo e sempre piacevole da sentire.
Un ottimo ritorno sulle scene per un artista che era mancato, viste le premesse del suo esordio, al mondo musicale americano e che è pronto per ripartire, guardando finalmente il futuro con questo The Optimistyc, un disco che racchiude tutto quello che ci porta nel titolo.
Lasciatevi cullare da una splendida voce e dalla soul country music che la accompagna, in un viaggio verso la fine dell’arcobaleno, chissà che non troviate anche voi la pentola d’oro.
Buon ascolto,
Claudio Trezzani by Trex Roads www.trexroads.altervista.org
(nel blog trovate la versione inglese di questo articolo a questo link : https://trexroads.altervista.org/the-optimystic-drake-white-2022-english/ )