Impossibile non conoscere questo romanzo che è stato trasposto in molte pellicole cinematografiche e in spettacoli teatrali, e la cui idea pare venne all’autore per colpa, o forse sarebbe meglio dire per fortuna, da un incubo provocatogli da un’abbuffata di granchi in salsa. Questo è ciò che si racconta, ma in realtà Stoker aveva di certo letto le opere della cosiddetta narrativa gotica, e sicuramente “Il vampiro” di William Polidori; ma a quanto raccontato da egli stesso, pare che il gusto per le storie dell’orrore gli nacque da piccolo. Poiché era un bimbo molto malato, che sino ai sette anni fu costretto a trascorrere gran parte della sua giovane vita a letto perché non ce la faceva, tanto era debole, a reggersi in piedi, sua madre lo intratteneva con le storie del folclore irlandese che parlavano di banshees, vale a dire spiriti femminili che quando una persona era in fin di vita urlavano davanti alla sua porta di casa, ma anche di demoni e di ghouls, sorta di diavoli che scoperchiano le tombe per nutrirsi della carne dei cadaveri.
Dopo una miracolosa guarigione, dovuta a qualche medico competente, egli poté vivere normalmente ed iscriversi all’università di Dublino dove si laureò in Matematica. Per campare seguì le orme di suo padre, lavorando nell’amministrazione pubblica; ma la sua passione per le opere teatrali lo portò a collaborare con vari giornali per i quali scriveva le sue recensioni, e ben presto iniziò altresì a creare racconti e romanzi. E se già l’amore per le storie dell’orrore era già attecchita in lui, fu l’incontro con il professor, nonché scrittore ungherese Ármin Bamberger, a gettare il seme per la stesura di “Dracula”. Bamberger, storico, orientalista e linguista, gli narrò di Vlad Tepes Dracul, il principe che governò la Valacchia nel XV secolo, un macabro e sanguinario tiranno che suppliziava i nemici impalandoli.
Come non poteva accendersi in lui la fantasia di fronte a un personaggio del genere?
Egli si mise quindi all’opera studiando usi e costumi di quella terra, cercando pure documenti sul ferino personaggio; fu così che, nell’arco di sette anni, vide la luce il suo capolavoro che, attenzione, non è solo una tipica storia gotica per trascorrere il tempo. Bram Stoker voleva lasciare dei messaggi, e ci riuscì davvero. A quanto pare il romanzo spaventò realmente i lettori d’oltremanica, ché la vicenda narrata fece loro venire a galla varie paure. Per comprenderle, noi lettori di oggi, dobbiamo considerare che il libro uscì alla fine del XIX secolo, precisamente nel 1897, e che il Regno Unito a quell’epoca già aveva colonizzato con la forza molti Stati nel mondo, ponendoli sotto il suo diretto dominio, dominio che lo aveva visto esportare la propria lingua e la propria cultura. Stoker si era di certo chiesto cosa temessero di più gli inglesi, e cosa potevano temere? Potevano temere una colonizzazione inversa, fatta di persone che arrivando in Inghilterra portavano con sé la loro di cultura e le loro di usanze, contaminando la purezza della “razza britannica”, a cui gli inglesi tenevano molto.
E questa contaminazione è proprio quella che il conte Dracula intende mettere in atto, trasferendosi a Londra per vampirizzare i suoi abitanti e creare il suo popolo. Ma ecco un’altra paura: egli riuscì ad instillare nei lettori dell’epoca, quella legata all’ammissione che anche noi siamo animali come gli altri esistenti sul pianeta: perché bisogna ricordare che il saggio scritto dal naturalista Darwin “L’origine della specie”, dimostrò il legame tra noi umani e gli altri esseri viventi, e Dracula, non era forse in grado di trasformarsi in pipistrello? Ma lo scrittore fece scaturire un altro timore, quello legato ad una femminilità prorompente (siamo nell’età vittoriana, un periodo in cui addirittura le gambe dei tavoli andavano coperte per evitare pensieri erotici); e la donna si sa, conosce le arti della seduzione che le conferiscono potere sull’uomo. Non sono forse bellissime e voluttuose le tre femmine che vivono nel castello di Dracula, tanto che anche il professor Van Helsing prima di ficcare nel loro cuore il fatidico paletto, ha un momento di spaesamento?
A Natale regalate e regalatevi i miei romanzi storici.






















