La felicità per me è sempre stata un attimo dell’esistenza. Quel giorno è stato un “sì” detto d’istinto, a mio figlio che raccontava di un gatto abbandonato dalla madre che non voleva più nutrire, abbandonato solo in una cantina dal Biellese. E’ stato il mio “primo vero” appuntamento. Me ne resterà il ricordo per tutta la vita. Con quella sensazione di fragilità immensa che stava racchiusa nelle solo dita di una mano, così piccola che avrei potuto far sparire la gattina come in un gioco di prestigio. Non l’ho tenuta in grembo, mentre tornavamo a casa, fra le mie braccia. L’ho lasciata adagiarsi sulle gambe di un mio nipote, perché sapevo l’avrei reso felice. Nelle vite veloci chi non ha neppure il tempo per sedersi ed assaporare il silenzio delle due ore di ritorno con quell’esserina avvolta in una copertine, nelle parole bisbigliate per non svegliarla, nell’impazienza di osservarsi per la prima volta nei piccoli occhietti azzurri e sperare di piacersi, c’era quell’attimo di esistenza di felicità.
Lo chiamammo Siri, che in Norvegese significa “Oro, dono d’Amore”. Siri aveva solo 20 giorni quando a marzo entrò a far parte della nostra famiglia, ovviamente seguendo un ordine mentale felino che solo lei aveva deciso di seguire e si creò una sua gerarchia personale. Una piccolissima palletta di pelo beige, era una siamesina con, ”forse”, un nonno troppo festaiolo! Era senza denti e quindi faceva fatica a mangiare gli omogenizzati ma, in compenso, abbondava in pulci e parassiti intestinari. Dopo il check up dal veterinario e le vaccinazioni che neanche la ministra Lorenzin potrebbe starci dietro, Siri scelse fra i quattro componenti della famiglia il suo padrone. …. o meglio la sua padrona.
Mi è fedele, protettivo, mi fa una guardia spietata, mi consola con i suoi bacini di naso sulla mia bocca quando capisce che sono triste. E’ la mia fedele amica da tre anni: non capisco se mi faccia lei da mamma, o, se mi dimostri affetto perché arrivata a 20 giorni e pensi che al contrario sia io la sua mamma. Parliamo spesso anche se non ci capiamo per nulla, altre volte stiamo in silenzio per ore. I figli crescono, hanno altri interessi e troppo futili impegni, mio marito lavora sempre, Siri no. Appena giro le chiavi di casa lei c’è, con i suoi sciocchi versetti strani e capriole buffe ed affettuose. Le basta un po’ di cibo, del latte fresco, una carezza e la mia presenza. Posso essere struccata, stanca, arrabbiata, triste ma lei c’è e mi sorride aggrovigliandosi alle mie gambe …. raccontandomi la sua giornata. Del resto diceva Freud: “… il tempo passato con un gatto non è mai tempo sprecato!”
Laura Giulia D’Orso
“Laureata in Lingue e Letterature Moderne, monzese da sempre ma con radici familiari radicate nel mondo.
Amo leggere gialli, scrivere, approfondire la Storia che è maestra di vita, gli animali, il mare, lo sport.
Scrivendo posso essere il deus ex machina dei deboli, dei piccoli, degli indifesi, dei buoni”.