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Discarica Casorezzo-Busto, la storia infinita. L’assemblea di venerdì: ‘Rafforziamo il no’. Ma intanto Arpa…

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BUSTO GAROLFO – Il loro coro è compatto: quella discarica, per il nostro territorio e segnatamente per il parco del Roccolo, rappresenta una maledizione sul piano ambientale e quindi non la vogliamo. Sale alto ancora una volta il coro di Susanna Biondi, Pierluca Oldani e Roberto Colombo, rispettivamente sindaci di Busto Garolfo, Casorezzo e primo cittadino di Canegrate nonché presidente del Plis del Roccolo. Il loro no, emerso durante un’assemblea pubblica svoltasi l’altra sera nella sala “don Besana” della banca di Credito Cooperativo, è rivolto all’impianto per lo smaltimento di rifiuti speciali che la società Solter intende installare all’interno del polmone verde. Una battaglia che hanno ribadito di voler portare avanti insieme con Legambiente, Comitato antidiscarica e cittadini del territorio. Un’opposizione che, hanno detto, acquisisce maggiore vigore considerando altri due aspetti aggiuntivi: l’atteggiamento non collaborativo a loro avviso assunto da Solter e l’avvio delle operazioni di preparazione ai lavori effettuato dalla società di recente. La storia parte da lontano e il compito di eseguire una ricognizione dell’avvenuto è stato assolto dalle parole di Biondi. Tutto parte nel 2012 quando Solter rileva il ramo d’azienda di Inerti Ecoter. “La società  – ha ricordato il sindaco bustese – si era impegnata allora a riconoscere i contenuti della convenzione sottoscritta da Plis, Cave di Casorezzo e comuni che prevedeva che la cavità fosse ripristinata a fondo cava escludendo quindi ogni possibilità di realizzazione di discarica”. Ma nel 2013 il copione cambia del tutto. Infatti, afferma Biondi, “Solter presenta un progetto di recupero per riempire la cavità con amianto, ma a marzo del 2014 Regione e Città Metropolitana lo respingono”. La vicenda, però, si arricchisce di un nuovo capitolo. A luglio del 2014 Solter presenta un altro progetto incassando ad aprile 2015 un altro diniego. Si arriva a giugno dello stesso anno e la società presenta un  progetto concernente stavolta lo smaltimento di rifiuti speciali in quell’area.

Foto tratta dalla pagina Facebook ‘No discarica Casorezzo’

“Si tratta- aggiunge Biondi – di rifiuti riconducibili a ben 151 codici differenti, sostanze che sono dichiarate pericolose o  no in base alla loro concentrazione”.  Il progetto intanto si divarica, una parte riguarda la discarica e un’altra l’escavazione. Parte la procedura autorizzativa e sono evidenziati alcuni motivi per cui l’impianto risulterebbe inadeguato: tra essi la presenza del Plis del Roccolo, il ruolo di corridoio ecologico di quella porzione di parco e i rilievi legati alla biodiversità. La storia corre fino a luglio 2016 quando, ricorda Biondi, “Città Metropolitana emette parere favorevole alla valutazione di impatto ambientale”. E a settembre 2017 arriva anche l’autorizzazione integrata ambientale verso la quale Plis Roccolo, Legambiente e comuni, tra gli altri, fanno ricorso. A gennaio del 2018 Città Metropolitana rende nota la decisione di sospendere l’autorizzazione integrata ambientale fino all’individuazione delle aree compensative che deve essere frutto di un accordo tra le parti. Accordo che a oggi, ha evidenziato Biondi, “non esiste ancora”. Il 23 gennaio dello stesso anno il Tar rimanda la richiesta di sospensiva e qualche mese appresso, dice Biondi, “congela i provvedimenti in attesa di un quadro più certo”. Lo sviluppo successivo della questione porta la data del 17 ottobre, quando Città Metropolitana modifica l’orientamento inizialmente assunto e, sottolinea il sindaco bustese, “accetta le garanzie finanziarie di Solter rendendo efficace l’autorizzazione integrata ambientale che aveva sospeso in precedenza”. Intanto cambiano le previsioni di escavazione. “Solter-  dice Biondi – presenta il progetto per l’escavazione e Città Metroplitana lo approva ma nega l’autorizzazione all’escavazione, e il processo si blocca”. E il tema escavazione ha consentito al primo cittadino di compiere una digressione soffermandosi proprio su di esso per ribadire alla Regione la necessità di approvare quanto prima il Piano Cave. Questo perché, dice il sindaco bustese, “se la Regione approva tale piano l’escavazione non potrà più essere autorizzata e aspettiamo con ansia quest’approvazione”. Parallelamente la questione è gestita anche dal Plis del Roccolo con cui i comuni sono in costante interazione e dialogo. A luglio 2020 entra in campo anche Arpa e lo fa con una lettera inviata al comune di Busto Garolfo. Spiega Biondi: “è una lettera inviata da Arpa alla società Solter in risposta a un’altra lettera che a noi non era stata inviata”. Quella lettera contiene un elemento giudicato da Biondi e dagli altri sindaci non proprio di secondo piano: Arpa indica a Solter le procedure da seguire per poter giungere ai lavori di approntamento della discarica e chiede alla società di farsi rilasciare dal comune il documento di conformità dei profili di escavazione. “Ma Solter – afferma Biondi – dice che a suo avviso il documento non serve e sostiene di poter produrre un’altra tavola rilasciata altrove, lo fa perché sa che Busto Garolfo è contraria al progetto”. Solter compie a questo punto un’accelerazione facendo partire il 27 luglio i lavori di approntamento e il comune la diffida sostenendo non siano legittimi perché, rimarca Biondi, “finchè l’accordo di compensazione tra le parti non è raggiunto i lavori non si possono avviare”. In più, sostiene il primo cittadino, “tali lavori si svolgono in difformità a quanto stabilito in  due punti dell’autorizzazione integrata ambientale,  il dieci che parla appunto della necessità dell’accordo per la compensazione e il dodici che stabilisce la necessità per Solter di disporre del rilascio da parte del comune di Busto Garolfo del documento di conformità al profilo di escavazione”.  Biondi rileva come “in questo frangente Città Metropolitana e Arpa si siano rimpallate le responsabilità”. Si arriva ai giorni recenti quando Arpa, su indicazione di Città Metropolitana del 4 settembre, compie il primo ottobre  un sopralluogo per verificare lo stato di fatto del bacino. E Biondi sfodera qui la massima perplessità: “mi domando – prosegue – come sia possibile rilevare lo stato di fatto del bacino quando Solter disbosca, movimenta la terra, modifica profili e sponde”. Ma il sopralluogo del primo ottobre fa anche registrare una sorta di giallo. Infatti nello spazio di Solter entra soltanto Arpa. Ai tecnici del comune, invece, sono avanzate una serie di riserve. “Ai tecnici del comune che desideravano partecipare al sopralluogo – dice Biondi – non è stato concesso di entrare adducendo una serie di motivazioni, prima perché il comune  non aveva inviato via Pec la comunicazione del loro arrivo, poi perché non avevano caschi e giubbotti protettivi; i tecnici ci hanno segnalato il discorso della Pec e abbiamo provveduto a inoltrarla, poi li abbiamo dotati della strumentazione richiesta ma nonostante questo non sono stati fatti entrare ugualmente”. I tecnici tentano allora un terzo ingresso ma, dice Biondi, “questa volta viene detto loro che possono entrare ma devono consegnare il cellulare che invece risulta indispensabile come strumento di lavoro per effettuare comunicazioni e rilievi fotografici”. Alla fine il comune desiste: niente ingresso per i tecnici. Arpa si rende disponibile con il comune per scattare delle foto e inviargliele. “Il risultato – commenta Biondi – è stato una perdita inutile continua di tempo a causa di questi dinieghi e naturalmente tutto questo ci lascia molto dispiaciuti”. L’ultimo capitolo è il deposito di istanza cautelare che sarà discussa il 6 ottobre. Parallelamente ai comuni si muovono anche Plis e mondo politico. Colombo rileva primariamente come “abbia fatto davvero molto male l’accusa di Solter a sindaci e parco di sfruttare la pandemia per ritardare le risposte” aggiungendo che “questo dimostra con quali interlocutori abbiamo a che fare”. E peraltro, aggiunge Colombo, “Solter chiude sempre le sue lettere con minacce a sindaci e funzionari comunali di stare attenti a quanto dicono perché altrimenti ci si vedrà in tribunale o ci si rivolgerà alla Corte dei conti”. Il sindaco canegratese ricorda come il Plis del Roccolo abbia convocato un tavolo tecnico per rilevare quelli che potrebbero essere gli aspetti migliorativi dell’area per dotarla di maggiore tutela: tra questi l’integrazione di specie ambientali e il rimboschimento, la creazione di terreni con funzione di area umida e il posizionamento di adeguata cartellonistica esplicativa. E peraltro subentra anche un’altra vicenda, infatti, prosegue Colombo, “Il Parco del Roccolo il 10 settembre ha segnalato il danneggiamento dell’habitat del cervo volante per effetto dei lavori preparatori sulla discarica, e il cervo volante, ricordo, è una specie protetta che ha bisogno di un ambiente adeguato per sopravvivere”.  A Oldani è invece toccato il compito di illustrare il percorso politico imboccato dalla vicenda. Primo passo, la lettera a Città Metropolitana con cui, ricorda il primo cittadino casorezzese, “sindaci e molti cittadini chiedevano all’ente di mantenere la promessa fatta nel 2017 di non costituirsi contro i nostri ricorsi”.

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E peraltro, allargando il discorso al contesto europeo, Oldani rileva come “la modalità di gestione dei rifiuti vada in direzione esattamente opposta a quella delle discariche perché vi è una normativa europea che le fissa come extrema ratio, in più meno del dieci per cento dei rifiuti in Lombardia oggi è posto in discarica”. Sottolineando come Solter, “a distanza di tre anni non abbia ancora trovato aree adeguate per la compensazione”, Oldani ha sottolineato come “a questo punto Città Metropolitana possa fare un atto politico e dire stop alla discarica”. E ha rilevato come “Sala non ci abbia risposto ma lo abbia fatto il consigliere provinciale Mezzi dicendo che non possono farci nulla, una lettera che forse sarebbe stato meglio non scrivesse”.  Del 12 settembre è invece una lettera indirizzata da sindaci e cittadini al governatore della Regione Attilio Fontana. “Qui abbiamo chiesto due cose – prosegue Oldani – l’approvazione del Piano Cave adottato da Città Metropolitana per la trasformazione dell’area Ateg11 in cava di recupero e approvare una normativa sui rifiuti per la tutela dell’ambiente”. Risultato? “A oggi – ha concluso – non abbiamo avuto alcuna risposta”. L’ultimo passaggio in ordine di tempo porta la data del 21 settembre quando Legambiente, Parco del Roccolo e Comitato scrivono direttamente al ministro dell’ambiente Sergio Costa “per chiedere-  conclude Oldani – di essere ricevuti e di potergli illustrare adeguatamente la situazione”. La serata ha quindi consegnato una certezza: la prima è che comuni di Busto Garolfo, Casorezzo, Plis, Legambiente e Comitato antidiscarica intendono procedere senza lasciare nulla di intentato nella loro battaglia per impedire l’arrivo della discarica. Eleonora Bonecchi, presidente del Comitato antidiscarica, ha lanciato ai cittadini un appello preciso: “non è più tempo di parole- ha affermato – occorre prendersi per mano e fare opposizione cominciando anche a mettere lenzuola fuori dalle proprie abitazioni o finestre su cui sia scritto chiaramente no discarica”.

Cristiano Comelli    

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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