Il diritto al lavoro rappresenta uno dei cardini fondamentali per la dignità della persona e la coesione sociale, sancito dall’articolo 1 della Costituzione italiana. Tuttavia, nonostante la normativa vigente e le politiche pubbliche mirate, il mercato del lavoro italiano evidenzia ancora significative criticità nell’inclusione dei lavoratori più fragili, quali persone con disabilità, giovani in cerca di prima occupazione, donne in condizioni di svantaggio e soggetti appartenenti a contesti sociali marginalizzati.
Dal punto di vista normativo, l’Italia ha fatto passi importanti con la Legge 68/1999 sul collocamento mirato delle persone con disabilità e con programmi di sostegno all’occupazione giovanile, come Garanzia Giovani. Tuttavia, permangono ostacoli strutturali legati a una scarsa flessibilità del mercato del lavoro, fenomeni di discriminazione e la persistenza di forme di lavoro precario che aggravano la vulnerabilità di queste categorie. Nonostante gli oltre 24,3 milioni di occupati, il tasso di disoccupazione giovanile resta tra i più alti in Europa, mentre la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è ancora limitata rispetto agli standard europei. Inoltre, la carenza di un adeguato sistema di formazione professionale e di politiche attive efficaci riduce le opportunità di reinserimento per chi è in condizioni di fragilità.
In questo quadro, la Dottrina Sociale della Chiesa offre un contributo rilevante, sottolineando l’importanza di una visione umanistica del lavoro, che va oltre alla semplice dimensione economica. Tra le molte esperienze presenti nel nostro paese, quella dei ragazzi dell’Associazione Onlus PizzAut che hanno imparato a preparare la pizza e a fare i camerieri è un progetto unico nel suo genere che permette al gruppo di giovani con autismo di lavorare nel mondo della ristorazione. Sostenere l’inserimento lavorativo delle persone con questo tipo di disabilità intellettiva richiama l’attenzione sul valore intrinseco della persona e sulla necessità di garantire a tutti, in particolare ai più vulnerabili, la possibilità di partecipare attivamente alla vita sociale e lavorativa. La dignità del lavoro è infatti strettamente connessa al concetto di giustizia sociale, secondo cui ogni persona ha il diritto a condizioni di lavoro giuste, alla tutela della salute e alla sicurezza, e ad un trattamento equo che valorizzi le differenze.
Per migliorare l’inclusione lavorativa dei soggetti fragili, è dunque necessario un approccio integrato che metta insieme interventi normativi più efficaci, una maggiore sensibilizzazione sociale contro ogni forma di discriminazione, politiche attive di formazione e accompagnamento al lavoro. Le imprese devono essere incentivate non solo economicamente, ma anche attraverso una cultura aziendale orientata all’inclusione, alla valorizzazione delle diversità e al reinserimento delle persone che hanno subito un accadimento infortunistico. Quindi, il diritto al lavoro come strumento di inclusione sociale necessita di un impegno condiviso tra istituzioni, sindacati, imprese e società civile, nel rispetto dei principi della Dottrina Sociale della Chiesa, affinché nessuno venga lasciato indietro e si possa costruire una comunità più equa e solidale.
Angelo Colombini