“Non è possibile escludere” un “imponderabile impatto” di “contaminazioni” anche “minime” del dna sulle unghie di Chiara Poggi. Lo scrivono i consulenti della Procura di Pavia nell’inchiesta sul delitto di Garlasco, Carlo Previderè e Pierangela Grignani, nella relazione genetico-forense acquisita agli atti del maxi incidente probatorio genetico per il quale il 26 settembre si tornerà in aula per discutere della richiesta di proroga che la perita Denise Albani ha inoltrato alla gip Daniela Garlaschelli per ottenere tempo con cui svolgere ulteriori approfondimenti.
Per i profili genetici sulle unghie Albani intende ottenere i “dati grezzi” dei tracciati elettroforetici (la comparazione avverrà sulla carta) realizzati nel 2014 a Genova dal professor Francesco De Stefano, oggi in pensione, all’epoca perito della Corte d’assise d’appello di Milano nel processo che condannò Alberto Stasi a 16 anni di reclusione.
Con 3 esperimenti/repliche sui residui presenti sui margini ungueali sul quinto dito della mano destra, sul primo e sul quarto dito della mano sinistra della 26enne uccisa il 13 agosto 2007, De Stefano stabilì che quel dna dava “risultati incostanti” e “gravati da artefatti” a causa di possibile “degradazione” e “contaminanti” e non in grado di fornire alcune “indicazione positiva di identità” su un soggetto maschile.