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Dallas Moore – “No God in Juarez” (2023), by Trex Roads

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Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

“Confesso che parlarvi di questo artista mi mette un po’ in soggezione. Certo, l’ho già fatto sul mio blog due anni fa per il suo ultimo disco The Rain (https://trexroads.altervista.org/the-rain-dallas-moore-2021/), ma ogni volta mi sento così”.

Il motivo è presto spiegato: Dallas Moore è una vera leggenda vivente della musica country texana (e non solo). Non uso questa parola alla leggera, lo è davvero e senza paura di essere smentito o contraddetto.
Dallas è la quintessenza dell’artista country indipendente e lo fa da ormai più di 20 anni, visto che il suo vero e proprio esordio è avvenuto nel 2000, ben 10 dischi fa.
23 anni sono un’enormità se si pensa che il nostro non ha mai firmato per una major, è promoter di se stesso, pubblica per un’etichetta indipendente e per tutti questi anni ha girato il Texas e gli States per più di 300 date all’anno.
Trecento, amici: avete capito bene.
Dallas non si è mai fermato da quanto appena 17enne e senza paura saliva sul palco di una vera leggenda e con la sua chitarra ammaliava il pubblico.
La leggenda di cui sopra è il vero protagonista di questo nuovo album di Dallas Moore, infatti le 10 canzoni che lo compongono sono delle cover tributo ad uno degli eroi, sconosciuti alle masse, della musica honky tonk: Billie Gant.

Non preoccupatevi se non lo avete mai sentito nominare, perché è un nome notissimo, ma solo agli appassionati che affollavano i bar dove il buon Gant metteva a ferro e fuoco le assi dei palchi. Uno di quegli artisti di culto che non hanno mai ottenuto il successo che avrebbero meritato e senza averne mai avuto il merito, hanno avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo di un genere.
Gant è stato definito il primo outlaw, quando gli outlaw non esistevano. La parola outlaw (fuorilegge) per definire questo tipo di musica country comparve dopo il celebre disco Wanted! del 1976 (Waylon Jennings, Willie Nelson, Jessi Colter e Tompall Glaser) e sta ad indicare quel tipo di country non ligio alle regole del genere, infiltrato da musica rock e blues e lontano anni luce da quello che chiedevano loro radio ed etichette.

Ecco Billie Gant suonava quel tipo di musica in giro per locali, fino a che un bruttissimo incidente lo ha costretto a ritirarsi dalle scene visto che gli ci sono voluti 13 anni per riprendersi completamente.
No God in Juarez è quindi il tributo che il grande Dallas Moore ha voluto fare ad uno degli ispiratori della sua ventennale carriera di vero outlaw che in sella alla sua Harley Davidson infuoca i palchi di Texas e dintorni. Ma questo album è anche dedicato alla memoria del grande amico e chitarrista di Moore, il mitico Chuck Morpurgo, scomparso qualche mese fa.
Ci sono quindi tutti gli ingredienti per un grande disco di outlaw country, suonato e cantato da un grande artista con alle spalle una band di qualità elevatissima e le attese non sono state deluse.
La voce potente e con sfumature rock di Dallas Moore è nota e in questi 10 pezzi regala prestazioni davvero eccezionali. Sembra che la pausa forzata portata dagli eventi che conosciamo di 2 anni fa, hanno dato al buon Dallas nuova energia e nuova linfa.
Raccontava infatti dopo l’uscita di The Rain (l’album del link che ho messo all’inizio) che questo riposo, dopo essere stato abituato per anni a suonare quasi tutti i giorni, gli ha fatto riscoprire le cose semplici e, probabilmente, gli ha regalato nuova forte ispirazione.

Premete play, amici e lasciatevi trasportare sulla motocicletta di Dallas, guida lui, ma tenetevi forte non si resterà fermi a lungo.
Si parte con un country dal sapore honky tonk, Halo Too Tight è divertente, è chitarre, è pianoforte ed è una voce che rimane impressa nella mente.
Ci vorrebbero pagine e pagine, sarebbe necessario parlarvi di tutte le canzoni di questo stupendo disco come il meraviglioso attacco di chitarre a velocità elevatissima di The Ballad of Reuben Dixon, honky tonk di classe suonato da una band da leccarsi i baffi.
Sono canzoni forti, intense, divertenti, ma che sono state pensate per essere suonate davanti alla gente, dalle assi polverose di un bar texano e la sensazione mentre si ascolta è quella di essere catapultati in uno di quei leggendari locali.
La title track ha un sapore messicano non solo nel titolo, ma anche nel giro di chitarra, la voce di Moore così intensa spinge la polvere del deserto texano fuori dagli speaker e in cavalchiamo verso il tramonto con lui. Un film, questo pezzo è come un western d’altri tempi. Meravigliosa.
Volete sapere come suona l’outlaw country oggi dopo 50 anni? Mettetevi comodi e fate partire Truckin’ Outlaw Blues. Non servono tante spiegazioni, ma si farà fatica a rimanere seduti e fermi, fidatevi.
Il lavoro si chiude con la stupenda ballata The Emperor of Tejon Street e anche qui dobbiamo scomodare una visione cinematografica, un brano che avrebbe tranquillamente potuto essere la colonna sonora di una storia western fra John Wayne e Clint Eastwood.
La voce narrante di Dallas Moore è pura arte, pochi strumenti, tanta passione e un talento fuori dal comune. Inoltre il suo modo di suonare la chitarra è divino, un artista completo.

No God in Juarez è un piccolo gioiello, un disco che sembra uscito dagli anni ’70 per spiegare al mondo moderno, dominato dal mainstream e dalla sua spazzatura, cosa fosse, anzi cosa è ancora, il movimento outlaw country. Nonostante sia un disco di cover, Dallas Moore fa sue queste canzoni e con il suo carattere debordante regala a questi pezzi nuova vita e rende un omaggio straordinario a Billie Gant, un artista che andrebbe celebrato con tutti gli onori come meriterebbe.
Se avete dei dubbi su cosa sia questo genere, se volete conoscerne le sfumature mettete sul piatto questo disco e lasciatevi guidare sulle strade polverose del Texas fuorilegge da un artista che si è guadagnato l’appellativo di leggenda e in sella alla sua Harley continua a regalarci perle di assoluto valore.
Grazie Dio per Dallas Moore, mr. Honky Tonk.

Buon ascolto,
Claudio Trezzani by Trex Roads

Nel mio blog troverete la versione inglese di questo articolo.
www.trexroads.altervista.org

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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