“Si è sempre rinoceronti ciechi con i propri cuccioli. Quella del genitore è la fatica dove, per come si fa, si sbaglia. Sono cose su una verità che nessuno capisce, le cose tra padre e figlio. Le parole che Paolo Villaggio ha consegnato a Giovanni Minoli in un Faccia a Faccia che fa storia, sono viva brace, perfette ora che con San Pa, la serie tivù su San Patrignano, parla Piero, il figlio di Villaggio bisognoso di schiaffi, sorrisi e durezza. Sbaglieranno anche loro, i figli, quando diventeranno a loro volta padri. È l’inesorabile catena degli errori. Proprio quella dove solo l’amore dei figli verso i propri padri indovina la vita”
Pietrangelo Buttafuoco
Abbiamo visto, come molti, la docu serie su Netflix che ha riacceso le luci sulla storia di Vincenzo Muccioli e San Patrigrano, la prima e più grande comunità italiana (ed europea) che ha letteralmente strappato dalla morte e dal buio della droga più di 26 mila ragazzi, dal 1980 ad oggi.
Senza chiedere nulla, né allo Stato né alle famiglie disperate che affidavano a Muccioli figlie e figlie ridotti a zombie, che carrucolavano lungo la via di accesso alla collina (proprietà della famiglia Muccioli, che donò tutto a quella visionaria intrapresa).
Non ci è parso così colpevolista come detto da alcuni (che magari non l’hanno visto), ma tra le tante voci ci sono bastate quelle di Paolo Villaggio splendidamente ritratte da Buttafuoco (‘gli schiaffi che Muccioli diede ai nostri figli sono quelli che noi genitori progressisti ci rifiutammo di dare’) e ancor più quelle di Red Ronnie, che mise la sua telecamera, per anni, al servizio di Vincenzo e di ‘Sanpa’, diventendo un fedelissimo pretoriano di Muccioli e della sua missione.
Rimandandovi alla lettura del bel pezzo pubblicato oggi su Tempi, e presto alla stori di San Patrigrano scritta da Giorgio Gandola, intendiamo molto semplicemente assumere una posizione chiara, netta e NON equivocabile.
Noi stiamo dalla parte di Vincenzo Muccioli e di San Patrigrano. Perché la Comunità vince ogni droga.
Fabrizio Provera