CUGGIONO – “Oggi, 1 agosto, abbiamo riposizionato la targa dedicata ad Alex Langer a Castelletto, dopo averla restaurata. L’avevamo realizzata a ricordo del prezioso aiuto che Alex ci aveva dato nel 94 e 95 nel sollevare vittoriosamente al Parlamento Europeo lo spinoso tema delle trivellazioni petrolifere nel Parco del Ticino.
Ad Alex non si poteva non volere bene. Non era un politico, era un visionario.
Quando tragicamente se ne andò, si prese le prime pagine non solo dei quotidiani italiani ma anche di tutti quelli di lingua tedesca. Era un costruttore di ponti, un uomo di pace vero.
Quello che ha fatto, quello che ha costruito, quello che ha saputo immaginare è ancora qui davanti a noi. Sono in piedi, soprattutto, le domande che si poneva. La lotta ambientalista e pacifista, la lotta per i diritti umani di tutti, che rimane l’urgenza di ogni stagione, l’urgenza di sempre.
In un momento nel quale si invocano le piccole patrie, l’insegnamento di Alex Langer è da tenere ben a mente. Un mondo diverso lo si sogna e lo si costruisce accettando le differenze, integrando e non escludendo. Facciamoci portatori di speranza. Come lasciò scritto lui, «continuiamo in ciò che era giusto».
Con queste parole, l’Ecoistituto della Valle del Ticino, col suo storico leader Oreste Magni ed i suoi aderenti, ha reso omaggio ad una grande figura politica strappata troppo presto alla vita: quella di Alex Langer, eurodeputato dei Verdi morto suicida nel 1995.
E’ bello che l’Ecoistituto e Cuggiono ne omaggino da anni la figura: Alex Langer è stato un ‘politico dell’ideale’. E nell’articolo che segue ne ricordiamo le idee eterodosse, diremmo eretiche.
Alexander Langer si toglie la vita affidandosi al ramo di un albero sulle colline di Firenze, al Pian dei Giullari. Era nato a Sterzing (la tolomeizzata Vipiteno) nel 1946, figlio di un medico viennese e di una tirolese.
Dopo la maturità era diventato fiorentino di adozione trasferendosi a Firenze per studiare Giurisprudenza.
E a Firenze si era laureato nel 1968; poi, la seconda laurea a Trento, in Sociologia nel 1972. Ma c’è un percorso della vita che non si studia a scuola, è quello dell’Utopia. Il “viaggiatore leggero” aveva iniziato il suo percorso politico-impolitico nell’estremismo giovanile di Lotta Continua.
A Firenze aveva stretto legami importanti per la sua formazione intellettuale come quello con il padre dell’”integralismo” verde italiano, il fiorentino Giannozzo Pucci, un altro di quegli intellettuali fiorentini senza paraocchi e abituati ad incarnare le idee nelle quali credono, come dimostra la sua comunità di Ontignano, nel comune di Fiesole.
Nel 1967 con altri giovani sudtirolesi aveva fondato il mensile “Die Brücke”, il Ponte, nome che rende bene l’idea di un programma.
Refrattattario agli schemi ideologici chiusi, alle esclusioni, agli “anti” e ai preconcetti, si era confrontato anche con chi, provenendo da altri sentieri, era alla ricerca di nuove sintesi, al di là di Destra e Sinistra, riflettendo su temi come l’identità culturale (a partire dalla sua piccola patria tirolese) e il mondo globalizzato.
Alex era un mite che dal sogno dell’Utopia era passato al gusto del confronto, alla curiosità intellettuale per i territori degli ex “nemici”, alla civiltà del dialogo, alla ricerca di percorsi nuovi.
E per il tramite dell’ecologia la sua firma era comparsa anche sul nostro “Diorama letterario”, la rivista diretta da Marco Tarchi, nella serie dei numeri dedicati al tema ambientale, assieme a quelle di Alain de Benoist, di Giannozzo Pucci e di Fiorello Cortiana. Un approccio iniziato a Padova anni prima.
Scrisse Alex: “In passato ho forse imparato di più dai libri. Nei tempi più recenti mi sembra di imparare di più dagli incontri che mi capita di fare” (…) “rifuggendo drasticamente dai salotti e dalle persone che mi cercano in funzione di qualche mio ruolo, vivo come una delle mie maggiori ricchezze gli incontri – già familiari o nuovi che siano – che la vita mi dona. Vorrei continuare ad apprezzare gli altri ed esserne apprezzato senza secondi fini. Fose anche per questo converrà tenersi lontano da ogni esercizio di potere”.
E nella sua breve vita ebbe modo di incrociare altre personalità eccezionali, da Leonardo Sciascia al suo conterraneo, Reinhold Messner, della stessa Heimat.
Dopo la laurea fiorentina era tornato nella sua terra e, dopo il servizio militare in un reparto di montagna si era dedicato all’insegnamento in Germania Federale poi a Bolzano, Merano e infine a Roma in un liceo.
In un suo breve appunto, quasi privato, relativo alla sua presenza in una commissione d’esame c’è tutto il suo carattere: “… non si riesce più a prendersela con gli altri nemici, che anch’essi vengono fuori agli esami nella loro forma più brutta: l’approssimazione e la superficialità di molti studenti, in qualcuno anche la competizione e la volontà di emergere sopra agli altri (c’è persino chi non lascia copiare: se io dovessi bocciare qualcuno, sarebbero questi)”.
Era stato poi eletto per due volte parlamentare europeo dei Verdi nella lista Grüne Alternative della quale per sei anni fu Presidente al Parlamento europeo.
Nella sua auto, parcheggiata poco lontano dall’albero dal quale vide per l’ultima volta il meraviglioso panorama dalla collina di Monteripaldi, lasciò un biglietto: “Non siate tristi, continuate in ciò che è giusto”. (da Effemeridi del giorno)