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‘++Corbetta, ma perché sta indagando l’Antimafia?

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CORBETTA – La Direzione Investigativa Antimafia (Dia) è un organismo investigativo con competenza monofunzionale, composta da personale specializzato a provenienza interforze, con il compito esclusivo di assicurare lo svolgimento, in forma coordinata, delle attività di investigazione preventiva attinenti alla criminalità organizzata, e anche di effettuare indagini di polizia giudiziaria relative esclusivamente a delitti di associazione mafiosa o comunque ricollegabili all’associazione medesima.

In particolare, le attività di investigazione preventiva sono finalizzate a definire le connotazioni strutturali, le articolazioni e i collegamenti interni e internazionali, gli obiettivi e le modalità operative delle organizzazioni criminali.
Sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Dia, il ministro dell’Interno riferisce, ogni sei mesi, al Parlamento.
Al vertice della Dia è preposto un direttore, scelto a rotazione tra i dirigenti della Polizia di Stato e gli ufficiali generali dell’Arma dei Carabinieri e del Corpo della Guardia di Finanza, che abbiano maturato specifica esperienza nel settore della lotta alla criminalità organizzata.

A una decina di giorni dalle clamorose notizie dell’indagine che ha sconquassato il comune di Corbetta, con l’arresto dell’ex agente di Pl Salvatore Furci, accusato di aver ordito un complotto a danno del comandante Lia Vismara, forse è venuto il caso di esaminare i fatti avvenuti (in previsione di quelli che avverranno..) con maggiore equilibrio.

Anche perché, come sempre in questi casi, si stanno avvitando due tendenze perverse e tipiche del nostro amato Paese: da un lato i processi preventivi (e non, come dovrebbe avvenire,nelle aule di Tribunale), dall’altro la pubblicazione di atti d’indagine, o di spezzoni degli stessi, in palese violazione del segreto istruttorio. Ma si tratta di un malcostume vecchio di decenni.

Di certo, la gravità delle accuse a carico di Furci e a danno della Vismara e del sindaco Marco Ballarini contribuisce certamente ad una tensione (giudiziaria e informativa) decisamente alta.

Ma atteniamoci ai fatti e a quanto accaduto o sta accadendo. Nei giorni scorsi Salvatore Furci, dopo l’arresto di martedì 13 aprile,  ha scelto di avvalersi della facolta’ di non rispondere, davanti al gip di Milano Anna Magelli.

Come noto, il Comandante della Pl di Trezzano è finito in carcere tre giorni fa con l’accusa di aver piazzato, il 3 gennaio 2020, con un complice albanese, cinque dosi di cocaina nella macchina di Lia Vismara, il comandante della polizia locale di Corbetta per vendicarsi poiche’ era stato licenziato.   Stessa scelta di rimanere in silenzio, nell’interrogatorio di garanzia, da parte di Mariglen Memushim, colui per l’accusa mise materialmente la droga nell’auto della Vismara.

Ma come mai, dal momento che NESSUNO se lo è domandato, nell’indagine che riguarda un Comune di neppure 20mila abitanti è coinvolta non solo la Procura della Repubblica di Milano (com’è ovvio), ma persino la Direzione Distrettuale Antimafia? 

Dalle notizie diffuse ampiamenta da stampa e media emerge difatti che dei fatti di Corbetta si sta occupando niente meno che la dottoressa Alessandra Dolci, un magistrato autorevole in prima linea- da anni- nel contrato alla criminalità organizzata.

Alessandra Dolci inizia la carriera di magistrato a 26 anni, alla Procura della Repubblica di Monza. Ha giurato il 20 Dicembre 2017 come procuratore aggiunto di Milano, ruolo che fino a poco tempo prima ricopriva Ilda Boccassini, con la quale Dolci ha lavorato fianco a fianco per anni. Su nomina del CSM, è successivamente diventata direttrice della Direzione Distrettuale Antimafia, incarico che le ha dato modo di continuare l’attività di contrasto alla criminalità organizzata avviata negli anni precedenti. Vincitrice del premio  Borsellino nel 2018, ha di fatto contrastato le infiltrazioni della ‘ndrangheta nella società e nell’economia lombarda. Tra le sue indagini si ricorda l’operazione “Crimine infinito”, che portò a circa 200 arresti tra Milano e Reggio Calabria.

Possibile che per tre grammi di cocaina messi nell’auto di una giovane donna di 32 anni si sia scomodato uno dei magistrati più esposti e direttamente coinvolti nel contrato a mafia e crimine organizzato? 

Perché? Di certo, sullo sfondo resta un duro j’accuse postato da Marco Ballarini su Facebook il 19 aprile, lunedì.

Amarezza, delusione e puro sconcerto.
Questa inquietante intercettazione contenuta nelle carte dell’operazione della Direzione Antimafia di Milano, che ha portato all’arresto dell’ex vigile Furci e del suo complice albanese, è l’aspetto che mi ha amareggiato di più.
L’Arma dei Carabinieri, che ho servito con fedeltà durante il periodo di leva, non merita di subire onte e ombre.
Confido nella Magistratura, affinché tutti i colpevoli e i fiancheggiatori del disgustoso complotto orchestrato contro la nostra Comandante Vismara e contro la Città di Corbetta siano smascherati e puniti come meritano.
Il riferimento è a presunte reazioni di alcuni uomini dell’Arma dopo la notizia dell’indagine a carico della Vismara.
E qui il quadro si fa fitto: quale fu l’esatta dinamica del blitz del gennaio 2020? Chi fu a perquisire l’auto? L’azione congiunta di Procura e Direzione Antimafia riguarda altri spezzoni di indagine al momento non ancora emersi? Cos’ha determinato, tra le carte dell’inchiesta, l’intervento di un magistrato succeduto a Ilda Boccassini, che era stata amica di Giovanni Falcone e aveva indagato sulle stragi di mafia del 1992?
Posto che nessuna persona sana di mente può pensare che tutto ciò sia dovuto a quanto (finora) emerso, la sola certezza è che evidentemente c’è dell’altro. Sì, ma cosa?
Fabrizio Provera

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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