Elogio del sindaco che si è opposto alle inaccettabili intemperanze social degli accaniti sostenitori del no ai vaccini
CORBETTA – “La farmacia ha illustrato un tema difficile in un modo spiritoso e irriverente, come vuole il concorso, e viene attaccata da una serie di facinorosi, quasi nessuno di Corbetta, che si fanno il passaparola e insultano, minacciano e pensano di aver ragione per partito preso. Pretendono libertà di non vaccinare i figli, ma non accettano che la farmacia sia libera di scegliere quale vetrina allestire — accusa il sindaco —. La vetrina resta dov’è, così come la foto e i loro commenti, perché noi, a differenza loro, non limitiamo le libertà degli altri, tra cui quella di dissentire. Ma chi passa il segno si prenderà le responsabilità”.
Condivisibile alla virgola, la dichiarazione che il sindaco Marco Ballarini ha rilasciato alla nostra brava collega del Corsera, Giovanna Fagnani. Il modo giusto, senza dubbio alcuno, non tanto per instillare un dogma di fede come il sostegno che da millanta anni la scienza medica dà incondizionatamente ai vaccini. Non siamo soliti tessere le lodi di Ballarini, anzi. Siamo forse i suoi più acerrimi critici. Ma in questo caso l’onestà intellettuale impone di dare a Ballarini quel che è di Ballarini: l’atteggiamento giusto, a livello istituzionale, è rispettare le opinioni di tutti, impedendo le consuete derive dialetticamente violente che si esprimono con commenti irriguardosi su Facebook e i social network.
Senza dimenticare che l’era della multimedialità, nella quale ciascuno può esprimersi su qualsiasi tema, anche dicendo delle cazzate sovrumane (Umberto Eco docet), non può prescindere da quanto la scienza e chi dedica la sua vita alla scienza medica dice a proposito dei vaccini.
Bene, dunque, ha fatto Marco Ballarini a opporre un secco NO alla richiesta di rimuovere il contenuto della vetrina. E bene farà chiunque assecondi un comportamento istituzionale analogo.
Concludiamo proponendo poche righe estratte da un articolo comparso mesi fa su Il Foglio. Concludendo così il nostro panegirico di Ballarini, che temiamo possa scatenare forti piogge)).
Buona lettura.
“Ecco ciò che distingue il selvaggio dall’uomo moderno: il primo sa tutto degli strumenti che adopera, il secondo quasi niente (come funziona la tastiera su cui sto scrivendo per esempio) senza che questo sia un problema. Nessuno lamenterebbe l’ignoranza in campo astronomico di un medico. Ognuno necessariamente non conosce qualcosa, ma potrebbe volendo porvi rimedio.
Poi c’è anche chi, pur avendo solo una laurea in Scienze della comunicazione, inventa trattamenti a base di cellule staminali, o si improvvisa esperto antivaccinista. Ma qui, oltre che nella cronaca, si entra in un problema più grave: la metaignoranza. E inondare questi ignoranti al quadrato di informazioni, rendendole a tutti accessibili, non basta. Perché per rimediare alla propria ignoranza in un certo campo bisogna prima ammetterla: l’errore non deriva dalla difficoltà a trovare la risposta corretta ma dall’incapacità di porsi le giuste domande.
Quindi le campagne contro l’ignoranza non servono a nulla. Anche perché non considerano il dato di fondo. Cioè che l’ignoranza non è il contrario della conoscenza, ma le è intrinsecamente connessa. Anzi addirittura aumenta con la conoscenza: si può immaginare quest’ultima come un’isola nell’oceano dell’ignoto”.
Fabrizio Provera