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di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Lo scoop del Washington Post sulle operazioni letali ordinate nel Mar dei Caraibi sta producendo un effetto politico che fino a poche settimane fa sembrava impensabile: i repubblicani del Congresso stanno stringendo il cerchio su Donald Trump.
L’inchiesta del quotidiano – secondo cui il segretario alla Difesa Pete Hegseth avrebbe impartito l’ordine di “uccidere tutti” dopo un primo attacco fallito contro un’imbarcazione di presunti narcotrafficanti venezuelani – ha spinto sia la Camera sia il Senato, entrambi a maggioranza GOP, ad aprire indagini parallele e bipartisan. È un segnale politico forte e chiaro.
La ragione principale è che Trump, ogni giorno che si avvicina alle elezioni del novembre 2026, sta diventando una zavorra per le speranze dei repubblicani di confermare i loro seggi. L’economia non sta migliorando e chi aveva votato Trump nella speranza di un calo del costo della vita oggi esprime frustrazione. I prezzi nei supermercati e nei mall restano alti e – soprattutto – sempre più americani stanno realizzando che i dazi voluti da Trump non li stanno pagando i Paesi esteri, ma loro stessi, sotto forma di rincari su prodotti di largo consumo, dall’alimentare all’elettronica.
Il malcontento economico ha fatto scendere i consensi: le recenti elezioni di inizio novembre hanno battuto i record nel distacco di voti tra governatori democratici vincenti e repubblicani sconfitti, con anche Trump ai minimi nei sondaggi. Nel GOP cresce il timore di una valanga democratica tra un anno, capace di travolgere la loro maggioranza parlamentare.
In questo contesto, lo scoop del Washington Post è arrivato nel momento peggiore per la Casa Bianca. Il fatto che il quotidiano torni, con il suo scoop, a onorare quella gloriosa testata che con il Watergate defenestrò un presidente popolare come Nixon – e dopo mesi in cui il proprietario Jeff Bezos gli aveva messo la museruola nel confrontarsi con Trump – può essere letto come un segnale di via libera: perfino Bezos sembra aver capito che per Trump potrebbe essere “l’inizio della fine”, e che il giornale può tornare al suo ruolo originario di mastino a guardia del potere.
Il Congresso quindi ha agito subito. Le commissioni Forze Armate di Camera e Senato hanno annunciato “rigorose indagini” sugli attacchi del 2 settembre, in cui – secondo le ricostruzioni – un primo strike contro una presunta barca della droga lasciò due sopravvissuti, poi uccisi da un secondo missile. Alcuni giuristi hanno definito questa eventualità, se confermata, un potenziale crimine di guerra.
Il senatore democratico Mark Kelly – che Trump e Hegseth avevano accusato di sedizione per un video in cui, con altri legislatori, spronava i militari USA a non rispettare ordini illegali – ha dichiarato alla CNN: “Se le informazioni sono accurate, sembrerebbe configurarsi un crimine di guerra”.
Altri esperti ricordano che, non essendoci formalmente uno stato di guerra tra Stati Uniti e Venezuela, non si potrebbe parlare di “war crime”, ma si tratterebbe invece di omicidio a tutti gli effetti. E se il Congresso dovesse accertare che l’ordine è partito davvero da Hegseth, l’impeachment per il segretario alla Difesa sarebbe inevitabile.
Un rischio enorme per Trump, che potrebbe decidere di sacrificarlo prima che un processo del genere diventi una vera e propria “prova generale” per un procedimento contro lo stesso presidente. Trump, dal canto suo, sull’Air Force One ha finora difeso Hegseth: “Ha detto che non è avvenuto e gli credo. Indagheremo”.
Ma indebolito dall’economia, dal caso Epstein Files e dai sondaggi in caduta, Trump potrebbe rendersi conto che sta diventando una zavorra per il partito. La votazione congiunta delle due Camere sul rilascio dei documenti Epstein – evento rarissimo – è stato il primo avvertimento. L’inchiesta su Hegseth potrebbe diventare il secondo.
Il timore, ormai diffuso, è che la somma di inflazione, dazi, scandali e incoerenze – anche nella politica estera – possa affondare non solo la Casa Bianca, ma tutto il partito. Per questo, da Capitol Hill filtrano segnali chiari: o Trump cambia rotta – rispettando Costituzione e Congresso – oppure saranno gli stessi repubblicani a intervenire per evitare un tracollo elettorale nel 2026.
Il caso Hegseth rischia di diventare la linea di demarcazione: se Trump sarà costretto a sacrificarlo, si aprirà una nuova fase nel GOP, con un presidente sottomesso al volere dei legislatori del suo partito. Se invece proverà a difenderlo a oltranza, lo scontro con il Congresso diventerà inevitabile. Gli ultimi giorni di novembre potrebbero essere ricordati come l’inizio della resa dei conti tra Trump e il Partito Repubblicano.
-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).


















