Nulla c’è giorno più difficile del ritorno rapido. Ma un viaggio difficile e veloce copre il dispiacere e la malinconia. E non solo per me, a quanto pare. Così difficile che a volte l’unico modo per riuscirci è scrivere. A volte essere costretti a tornare – come accadde per esempio a Karen Blixen che lasciò la sua Africa per ragioni economiche – è la molla dolorosa che fa esplodere la creatività. Blixen nel 1931 tornò in Danimarca a malincuore e lì, scrisse La mia Africa.
“Molla gli ormeggi, Jim, siamo liberi!”, gridava Hucklberry Finn, uno dei più archetipici e simpatici viaggiatori della letteratura americana. Ma il ragazzo non si riferiva ad un viaggio e ad un ritorno ma ad una libertà esistenziale, o non solo!
Ed invece noi torniamo nelle città, nell’immenso lavoro arretrato con le televisioni ed i giornali fanno a gara a chi drammatizza di più.Io voglio ricordare, un ultimo scampolo di torpore serale da raccontare alle stelle luminose, alla luna dai mille volti, quest’anno particolarmente rossa, scampoli ora taglienti come una falce luminosa, ora sottili e ballerina tra le nuvole, ora spumose e nebulose come un’onda sulla battigia.
Lunghe notti calde d’estate dentro i miei pensieri, avvolte nella luce d’argento della luna, tra il buio fitto e puntellato di stelle, coperto da mille ombre. Giornate lunghe e calde, dove un’auspicata lieve pioggia, mai arrivata, cancella l’afa che copre i corpi sudati. Estate amica che avanza intrepida e si distacca dai miei occhi per regalarmi luce e aria.
Estate da vivere e ricordare e da guardare ancora, oltre quel mare azzurro che si staglia all’orizzonte, oltre ogni sguardo, ogni respiro. E quella folata di profumo di focaccia appena sfornata che rapace arriva all’improvviso. Ogni luogo ha il suo struggimento, un suo luogo privato del cuore.
Proust aveva quelle sue intermittenze del cuore. Quelle Madeleine intinte nel thé dell’anima che facevano tracimare il dolore della partenza.
All’estate di oggi va il mio infinito saluto e all’alba di domani che si aprirà serena tra rivoli di pioggia il mio sorriso infreddolito.
Laura D’Orso Mainini