CUGGIONO – Un’intera giornata, dalle 9 alle 18, dedicata ai dieci anni di vita dell’Hospice “Il Girasole” di Cuggiono. Per meglio conoscere la struttura residenziale dedicata alla cura e assistenza dei malati che necessitano di cure palliative.
Nella rete di assistenza, l’Hospice contribuisce a:
• realizzare una continuità di cura al domicilio, in una struttura di ricovero specifica;
• attuare diverse forme di assistenza: ambulatorio, day hospital e dayhospice, ricovero ordinario, assistenza domiciliare;
• realizzare un unico piano sanitario personalizzato, raccordato nei vari aspetti assistenziali;
• coordinarsi con i Servizi sociali;
• collaborare con le risorse del volontariato;
• supportare la famiglia prima e dopo la morte del malato;
• attuare dimissioni protette;
• ridurre i ricoveri incongrui, le giornate di degenza, le morti in Ospedale;
• valutare la qualità dei servizi offerti e dei risultati.
Dall’inizio di questa avventura, l’8 luglio 2008, l’Hospice di Cuggiono ha ospitato a oggi 2500 pazienti circa con una media di 250 persone all’anno. La degenza media è stata di 20/30 giorni. Accanto a situazioni assolutamente drammatiche di pochi giorni ve ne sono molte altre il cui ricovero si è protratto per mesi. A tutti è stata riservata attenzione e disponibilità, accanto a discrezione e rispetto.
L’Hospice Ospedaliero “Il Girasole” apre domenica le porte della struttura a tutti coloro che hanno la volontà o semplicemente la curiosità di visitare un luogo semplice e sereno, ma denso di umanità. Infatti le degenze di Cuggiono del “Girasole”, si rivolgono all’intera cittadinanza e, poiché vogliono essere un punto di riferimento e di eccellenza, hanno bisogno di impegno, disponibilità e sostegno certamente da parte degli Operatori sanitari ma anche di coloro che si vogliono disporre in termini di aiuto solidale verso chi attraversa il terribile percorso della fine della vita.
Una riflessione della dottoressa Claudia Castiglioni, responsabile dell’Unità complessa di Cure Palliative e Terapia del dolore, Hospice di Cuggiono e Magenta, ASST Ovest Milanese
Il mio pensiero corre a tutti coloro che nel reparto ospedaliero e nell’assistenza domiciliare di Cure Palliative abbiamo accompagnato nell’ultimo, difficile e stravolgente percorso della fine dell’esistenza. Molte persone ammalate, con il corpo spezzato sull’orlo dell’abisso, ci hanno comunicato i loro progetti, i loro affanni, i loro strazi, i loro silenzi, la loro passione. E coloro che si sono prodigati con determinazione e impegno al sostegno dell’Altro hanno cercato di comprendere, di condividere, di comunicare, di rispettare. Si sono confrontati con il cuore delle angosce e delle speranze, con la sofferenza incomprensibile e con la fiducia dell’abbandono, con il tempo incomprimibile che scorre ineluttabilmente.
Oggi il paziente ha paura che quello che il medico potrà fare non corrisponda al suo vero interesse. Teme cioè che il medico metta tutti i suoi sforzi e impieghi tutte le sue possibilità terapeutiche sul versante del prolungamento della vita a ogni costo, ma faccia mancare proprio quello che l’inguaribile richiede. Si tratta essenzialmente di due cose: non soffrire e non essere lasciato solo. Per entrambe (la sofferenza e la solitudine) l’Operatore sia esso medico, infermiere, volontario, psicologo o semplice amico solidale ha bisogno di un prezioso elemento: il tempo. L’inguaribile vede il suo orizzonte colpito, ferito, a volte distrutto. Il ritmo del tempo diventa incalzante, perfino assordante. L’inguaribile passa il suo tempo tra la casa, il lavoro e l’Ospedale, mentre gli affetti si concentrano e gli amici si diradano. Poi solo tra la casa e l’Ospedale, quasi sempre per indagini e terapie faticose e dolorose. Poi solo la casa.
Poi solo la camera dove giace. Poi solo il suo letto. Poi … Ecco il tempo protendersi sull’uomo e ghermirlo in un abbraccio soffocante che la persona atterrita subisce con stordimento e incomprensione. “Ma come, sono già alla fine?” Ma ancora abbiamo un’altra possibilità, una chance, un’interpretazione diversa. In questa, il tempo diventa contenitivo, utile, confortevole. Ritma il passare dei giorni che si dilatano a dismisura, consentendo di ritrovare i nostri veri sentimenti, di rifondare le nostre relazioni e i nostri affetti, di testimoniare quello che più di altro custodiamo nel profondo, le ragioni del cuore. Ecco che allora perfino le ore e i minuti diventano secoli e la luce del giorno diventa abbagliante e la tenebra della sera non ci fa più paura.
La maggior parte dei malati che attraversano il difficile percorso della “terminalità” chiedono spontaneamente in una percentuale molto elevata di poter trascorrere l’ultimo periodo della loro vita al proprio domicilio. Vi sono però situazioni particolari che, per motivi personali, familiari, sociali o ambientali (pensate a una banale barriera architettonica come una scala tra la camera da letto e il bagno) inducono una parte di questi malati a richiedere il ricovero in un ambiente di cura specializzato, che in genere viene chiamato Hospice. L’Hospice “Il Girasole” all’Ospedale di Cuggiono è pensato per ricreare condizioni di vita simili a quelle domestiche con una grande attenzione ai dettagli: dagli arredi all’illuminazione, dal colore delle pareti all’abbigliamento del personale. Si può constatare come a Cuggiono (presso queste degenze) il giallo, colore solare che richiama la vita, il sole, l’aria aperta e calda, sia dominante in diverse gradazioni di toni. Ebbene questo è stato pensato per rendere l’atmosfera dell’ambiente più serena e più adatta alle esigenze dei nostri ospiti, alle loro aspettative di vita e di consolazione.
Una particola attenzione è dedicata al supporto psicologico, religioso e spirituale, connotando con ciò l’aspetto profondo della sofferenza che, alla fine della vita, è spesso assolutamente drammatica. Il nostro psicologo è disponibile con grande professionalità sia per l’équipe, sia in particolare per la persona malata e i suoi familiari. Come ho affermato in molte occasioni noi riteniamo la persona “viva e importante fino al suo ultimo respiro”. In sintesi è una struttura ad alta densità sanitaria dove si realizza l’assistenza di un’équipe interdisciplinare e multi professionale. L’équipe è la stessa che opera presso l’Unità Operativa di Cure Palliative e che quindi fornisce assistenza anche domiciliare su un vasto territorio con le stesse caratteristiche professionali e umane che contraddistinguono la sua azione all’interno dell’Hospice.
Quindi Incontriamoci in Hospice, perché nelle intenzioni mie e di tutti gli operatori che collaborano a questa impresa, il nostro Hospice è anche luogo di incontro e di scambio. Credo molto nel futuro di questa nostra impresa e lo comunicherò in modo forte e partecipato a tutti i graditi ospiti che avremo il piacere di salutare domenica e ai quali stringo volentieri la mano in modo ideale già da questo momento.