Como: ancora sangue e violenza in carcere

Sabato di violenza, quella appena trascorsa, nella Casa circondariale di Como, dove un detenuto ha aggredito con violenza un poliziotto penitenziario.

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Sabato di violenza, quella appena trascorsa, nella Casa circondariale di Como, dove un detenuto ha aggredito con violenza un poliziotto penitenziario. A darne notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE. Alfonso Greco, segretario per la Lombardia del SAPPE: “Un detenuto di origini straniera ha aggredito il poliziotto addetto alla Sezione per futili motivi: è solo grazie all’intervento di altro personale si è evitato il peggio.

Il collega è dovuto ricorrere alle cure del Pronto soccorso del Nosocomio cittadino, dal quale è stato poi dimesso con una prognosi di cinque giorni. Solo pochi giorni addietro, un altro poliziotto era stato aggredito e se l’è cavata con dieci giorni di prognosi”. Il sindacalista evidenzia: “oramai è evidente la difficoltà gestionale della popolazione detenuta, si fa sempre più fatica a far rientrare in cella i detenuti con episodi che sfociano sempre in eventi critici. Il personale della casa circondariale di Como è esausto e lamenta l’inerzia dell’amministrazione”.

Donato Capece, segretario generale del SAPPE, aggiunge: “Sono stati momenti di grande tensione, gestiti con grande coraggio e professionalità dai poliziotti penitenziari. Quanto accaduto nel carcere di Como evidenzia come le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti: incide, certamente, il sovraffollamento e per questo rilanciamo la richiesta di prevedere il potenziamento, là dove è possibile secondo le previsioni di legge, dell’area penale esterna. Particolarmente allarmante la situazione è per la Polizia Penitenziaria, che paga pesantemente in termini di stress e operatività questi gravi e continui episodi critici. L’attuale allucinante situazione nella quale sono costretti a lavorare i poliziotti penitenziari è assurda e incredibile e merita urgenti provvedimenti da parte dei vertici del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Rivendichiamo tutele e garanzie funzionali, nuovi strumenti che migliorino il nostro servizio, bodycam e Taser su tutti, nuovi protocolli operativi e soprattutto tutele legali”.

“Sono centinaia i ferimenti, le colluttazioni, le aggressioni subite da poliziotti penitenziari in carcere dall’inizio dell’anno: ditemi voi se è normale un Paese nel quale un detenuto non si fa scrupoli di alcun tipo ad aggredire dei poliziotti. Ma ci rendiamo conto? A questo senso di impunità, di cui larga parte della frangia violenta della popolazione detenuta è convinta di godere, devono assolutamente corrispondere provvedimenti penali e disciplinari efficaci, anche prevedendo di destinare carceri dismesse come l’Asinara e Pianosa per contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione”, conclude Capece.

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