Coldiretti: export agricoltura pavese cresciuto del 50% in dieci anni

Ancora sul convegno di venerdì a Mortara

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Con i nuovi dazi imposti da Donald Trump è a rischio l’export di cibo pavese negli USA aumentato del 50 per cento negli ultimi dieci anni. È quanto afferma Coldiretti Pavia in occasione del convegno “Mercosur e agricoltura: minacce globali, sfide locali”, organizzato dalla più importante Organizzazione agricola del territorio pavese a Mortara e dove si è discusso di rischi per il Made in Italy a tavola tra dazi e trattati commerciali senza garanzie sul principio di reciprocità, come quello tra UE e Mercosur.

Un appuntamento quello che si è svolto a Mortara che ha visto come relatori Ettore Prandini (Presidente nazionale Coldiretti), Silvia Garavaglia (Presidente Coldiretti Pavia), Giulio Tremonti (Presidente Aspen Institute Italia), Luigi Scordamaglia (Amministratore delegato Filiera Italia), Gianfranco Comincioli (Presidente Coldiretti Lombardia), Emanuele Occhi (Responsabile nazionale Settore riso Coldiretti) e Andrea Massari (Direttore generale Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste di Regione Lombardia).

Un incontro, quello organizzato da Coldiretti Pavia, che è servito non soltanto per discutere dell’accordo tra l’Unione Europea e i Paesi del Mercosur, ma anche per fare il punto sui nuovi dazi appena annunciati da Trump. Dal 2014 ad oggi – spiega Coldiretti Pavia – l’export di cibo e bevande pavesi negli Stati Uniti è passato da meno di 6,5 a oltre 9,5 milioni di euro. Un aumento record – secondo l’analisi di Coldiretti Pavia su dati Istat – che ha fatto segnare una crescita del 50 per cento circa e che rischia ora di essere messo in pericolo dall’imposizione dei nuovi dazi sul cibo Made in Italy voluto dal Presidente degli Stati Uniti.

Le preoccupazioni sui dazi americani – spiega Coldiretti Pavia – sono legate al fatto che le nuove tariffe aggiuntive si traducano in un aggravio di costi per i consumatori statunitensi, con un calo delle vendite che danneggerà le imprese italiane, oltre ad incrementare il fenomeno dell’italian sounding. Secondo una stima Coldiretti, infatti, con l’introduzione del dazio al 20 per cento su tutti i prodotti agroalimentari Made in Italy, il rincaro che graverebbe sui cittadini USA sarebbe di 1,6 miliardi di euro.

A questo – continua Coldiretti – va aggiunto il danno in termini di deprezzamento delle produzioni, da calcolare filiera per filiera, legato all’eccesso di offerta senza sbocchi in altri mercati. Senza dimenticare l’aumento dei costi di stoccaggio, tanto più sensibili se legati alla deperibilità del prodotto. L’altro fattore che preoccupa – continua Coldiretti – è il pericolo di perdere quote di mercato e posizionamento sugli scaffali conquistati.

“In questa fase l’Europa deve rimanere più unita che mai e dialogare con un’unica voce – commenta il Presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini – I dazi siano l’occasione a livello europeo per mettere in campo un piano di rilancio dei settori produttivi, a partire dalla sburocratizzazione. Investire in digitalizzazione e innovazione e con l’agricoltura di precisione per quanto riguarda il nostro settore, ma servono nuove risorse anche per l’internazionalizzazione. Dobbiamo diventare più competitivi abbassando i costi per le imprese”.

“Di fronte alla decisione degli USA – ribadisce Silvia Garavaglia, Presidente di Coldiretti Pavia – è di vitale importanza mettere in campo la diplomazia per evitare mosse avventate. L’Italia e l’Europa devono portare avanti il dialogo, perché la logica dei dazi e contro dazi ha dimostrato nel tempo di fare male a tutti”.

Insidie e rischi per il made in Italy a tavola arrivano anche dai trattati commerciali sullo scambio delle merci che non prevedono il rispetto del principio di reciprocità delle regole. È il caso, ad esempio, dell’accordo UE-Mercosur al centro dell’appuntamento di Mortara. Si tratta – spiega Coldiretti Pavia – di un’intesa di libero scambio tra l’Unione Europea e il mercato comune dell’America meridionale composto da Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay.

L’accordo prevede l’arrivo in Europa con il dazio zero di centinaia di milioni di chili di carne di manzo, di maiale e di pollo, oltre a riso, miele, zucchero, che andranno a sommarsi alle quantità che già vengono importate dal Sudamerica. Così come è pensato – osserva Coldiretti – l’accordo non prende però in considerazione le differenze negli standard produttivi esistenti tra Europa e Paesi del Mercosur.

Oltre alle perplessità di carattere ambientale, soprattutto sul tema della deforestazione, e sul rispetto dei diritti dei lavoratori, nei campi sudamericani sono oggi impiegate sostanze da anni vietate nella Ue, dai fungicidi agli insetticidi fino agli erbicidi. Si aggiungono poi i dubbi legati all’uso di alcuni antibiotici (bacitracina, flavomicina, lasolacide, monensina, virginiamicina) come promotori della crescita negli allevamenti, pratica che invece risulta assolutamente proibita nell’Unione Europea dal 2006.

Coldiretti e Filiera Italia non sono in linea di principio contrari agli accordi commerciali, ma l’attuale stesura di questo accordo apre la porta alla concorrenza sleale nei confronti degli agricoltori europei, con il rischio di compromettere anche la salute dei consumatori. Il trattato Ue-Mercosur, nella sua forma attuale, non soddisfa i requisiti minimi di tutela dell’agricoltura europea e dello sviluppo sostenibile globale: è quindi necessario rivederlo, assicurando reciprocità nelle regole e maggiore attenzione alla sostenibilità.

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