La Città metropolitana di Milano in prima linea per sensibilizzare le nuove generazioni sull’impegno antimafia.
Continua il percorso della Commissione speciale antimafia presieduta da Marco Griguolo, che punta a fare rete tra le istituzioni per informare ad ogni livello sul tema delle infiltrazioni della criminalità organizzata nel territorio e contribuire a prevenirle ed arrestarle. Dopo un primo appuntamento informativo, nell’ottobre 2024, con amministratori e amministratrici locali, che hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con Alessandra Dolci (Procuratrice Aggiunta presso la Procura della Repubblica di Milano) e con alcune associazioni antimafia, nella seduta di oggi, martedì 6 maggio, riflettori accesi sulle vittime di mafia, grazie alle testimonianze di Giovanni Gabriele, papà del piccolo Dodò, ucciso nel 2009 dall”ndrangheta, e di Rosy Tallarita, presidente di Vedo Sento Parlo, associazione in memoria di Giuseppe Tallarita, vittima innocente della mafia. Presenti anche il consigliere delegato alla Legalità e ai beni confiscati Rino Pruiti, che ha ribadito l’impegno nella prevenzione e nel contrasto alle mafie dell’ente, e i consiglieri Mantoan, De Vito, Colombo e Cocucci.
Per l’occasione, e come annunciato durante il Consiglio metropolitano straordinario dello scorso 21 marzo sulle infiltrazioni mafiose, sono state invitate alcune classi dei licei Volta e Carducci, che, al termine dei toccanti racconti, hanno interagito con domande e riflessioni sulle vicende ascoltate poco prima, dimostrando come il lavoro di sensibilizzazione portato avanti, a più livelli, sui temi dell’antimafia dia importanti frutti, stimolando l’attenzione delle nuove generazioni, sentinelle della quotidianità, grazie ad una nuova e rafforzata consapevolezza di cosa sia la legalità e di come la criminalità organizzata non si combatta solo a livello di Stato e istituzioni, ma anche di semplici cittadine e cittadini.
Gabriele ha raccontato la drammatica storia di suo figlio Dodò, ucciso da colpi di pistola mentre si trovava al parco a giocare: subito soccorso, il bimbo è rimasto in coma per 85 giorni prima che il suo cuore smettesse di battere. “In quel momento- ha raccontato – le nostre vite si sono fermate e abbiamo pensato che fossero finite insieme alla sua. Abbiamo sperato nel miracolo, ma non c’è stato. Poi, però, abbiamo capito che c’era un modo per andare avanti, raccontando la storia di Dodò e portando nelle scuole la nostra testimonianza. Ed ecco, oggi Dodò rivive in voi e festeggiamo ogni anno il suo compleanno. Nostro figlio è tra quel 20% di vittime della mafia che ha avuto giustizia: chi l’ha ucciso è stato arrestato e condannato, anche se il vero ergastolo lo abbiamo avuto noi, io e la sua mamma, costretti ad una vita senza di lui”.
Tallarita con emozione ha invece ripercorso la storia del nonno Giuseppe, che per il suo ‘no’ è stato ucciso con 8 colpi di arma da fuoco a pochi metri da casa: “Penso spesso a quei sei minuti di nonno, prima di morire, a cosa ha pensato, cosa ha fatto. Ecco per me è importante che la sua memoria resti viva, perché lui è uno di quelle vittime di cui, altrimenti ci si dimenticherebbe. Invece voglio che il suo ricordo riviva nelle coscienze, per me è una presenza che non voglio lasciar andare, mi ricorda, ci ricorda continuamente da che parte bisogna stare”. E rivolgendosi a studenti e studentesse: “Basta uno di voi che ricorda e io avrò vinto, lotta alle mafie è fata di emozioni, dire no alle mafie è una scelta consapevole e viene da cuore, non ha alternative. Anche per indignarsi serve coraggio, molto coraggio”.
“Sono soddisfatto di come questo impegno portato avanti dalla Commissione speciale antimafia dia risultati concreti e favorisca nuove e importanti sinergie nella lotta alla criminalità organizzata – afferma il presidente Marco Griguolo – Come istituzioni abbiamo il dovere non solo di dire ‘no’, ogni qualvolta ci troviamo davanti a comportamenti e richieste illegali, ma anche a denunciare, davanti a minacce e tentativi corruttivi, e a sensibilizzare la cittadinanza. Il percorso avviato vuole essere uno dei tanti tentativi di gettare il seme della legalità nel vasto territorio della Città metropolitana di Milano, in sinergia con sindaci e sindache, ma anche associazioni antimafia. Bene, il confronto di oggi mi ha confermato che non sono semi al vento, ma che generano frutti importanti per la costruzione di una generazione di cittadine e cittadini più consapevoli, impegnati e reattivi contro ogni tentativo di infiltrazione”.
Il percorso continua e ad ottobre la Commissione speciale antimafia vorrebbe organizzare un incontro dedicato al mondo carcerario. Una sfida sempre più ambiziosa che punta a fare informazione nel territorio e a creare i giusti anticorpi per prevenire (oltre che combattere) eventuali tentativi di infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto socio-economico dell’area metropolitana di Milano.