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Dall'archivio:

Cinque anni dopo, Magenta ricorda Mariangela Basile

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L’altro giorno, in metropolitana, ho aiutato a soccorre un signore che aveva avuto un malore. È intervenuta una dottoressa, professionale e decisa, che ha gestito tutto con estrema dolcezza e umanità, rassicurando il malcapitato e la moglie disperata. Aveva la tua stessa empatia e il tuo stesso carisma, #Mariangela Basile, e mi ha ricordato tantissimo il tuo modo di essere medico e politica. Sono passati cinque anni, ma Magenta non ti dimentica.

Un post su Facebook di Paolo Razzano ha ricordato, a noi e a tutti, che Mariangela Basile è morta già da cinque anni. E allora è giusto ritrovare, dallo scrigno dei ricordi, l’inteso e personale ricordo che ne fece Emanuele Torreggiani su queste colonne.
Buona (ri)lettura.

 

 

Elogio funebre della dottoressa Mariangela Basile

Così, nel cuore della notte, Mariangela Basile, medico, madre e persona pubblica, è partita in avanguardia. Già alla prima luce della candida luna del mattino la notizia offuscava il nostro vedere. “Quelli che ci hanno lasciato non sono assenti, sono invisibili, tengono i loro occhi pieni di gloria fissi nei nostri pieni di lacrime” scrive Sant’Agostino, e sia nostra consolazione e certezza nella fede che l’uomo è l’eterno. Perché solo l’uomo muore, e lo sa. Lei accettò la malattia e le cure correlate con la comprensione del suo essere medico e l’accettazione del destino dilazionato. Pure, nella sua breve vita, pagò alto il marchio del dolore, la morte del suo amatissimo marito Antonio Maineri. Un dolore che l’ha accompagnata, velata ombra, sino ad oggi. Sino alla chiamata. Non passò giorno che elle non dicesse, sia pur nel suo silenzio, di lui. E seguitò nella sua professione. E lo fece con umiltà, virtù rara comunque. Non si declinava a personaggio di medico toto-potente. Accompagnava il suo paziente presso i cosiddetti luminari e lo faceva di persona prendendolo per mano e seguendone, poi, lo sviluppo positivo o, così la vita, definitivo. Virtù, l’umiltà, derivante da un’educazione ricevuta, antica e severa che oggi, per i suoi due figli Francesco e Lucrezia, rappresenta la vera eredità ch’è lascito spirituale. Mariangela Basile vive nei suoi figli con il metodo con cui ella ha affrontato il vivere. E non è cosa da poco. Come non lo fu affrontare e sostenere il ruolo pubblico di consigliere comunale. Una sera all’imbrunire, sono andati ormai tanti anni, passeggiando sotto i palmizi del Forte dei Marmi, mi disse che se gli avessi chiesto se considerasse più bello il Forte o la Magenta, ella mi avrebbe risposto mille volte Magenta. “Mille volte Magenta”, e risento ancora chiara la sua voce, il tono aspro della cadenza calabrese. E con questa frase, che richiamiamo oggi non per banale aneddotica, ella svelò la ragione del suo impegno pubblico: pura passione civile. L’intendimento del suo cuore, che supera di gran lunga ogni parola ed ogni atto, era dunque disvelato con quell’affermazione “mille volte Magenta”. Mariangela Basile amava questa città ed i suoi concittadini in modo disinteressato. Senza nulla chiedere in cambio. Etica di una donna, vedova, madre, medico e politico, rimasta sola con due bambini e con un lavoro duro, nella costante condivisione della sofferenza, che sosteneva con le sue piccole spalle intessute d’acciaio ed il sorriso permanente e vivo quand’anche avesse desiderio di piangere forte e a lungo.
Chi scrive questa nota è debitore alla dottoressa per ragioni familiari. Mio padre Remo visse altri dieci anni, grazie a lei ed al dottore Carlo Emilio Zanoni che ella chiamò immediatamente con l’umiltà e la verità della sua ferma educazione. Le sono debitore e lo sarò per sempre. Vogliano i suoi figli, i suoi familiari ed i suoi cari, accettare l’espressione del mio profondo cordoglio.

Emanuele Torreggiani

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