Approvata in Consiglio regionale la nuova legge, stanziati 900.000 euro in tre anni per il risarcimento dei danni. Si tenta così di mettere un argine a quella che nel territorio del parco è diventata una vera e propria “emergenza”
MILANO – Nuove regole per contenere o eliminare l’emergenza cinghiali in Lombardia. Il Consiglio regionale, con 51 voti a favore e 10 contrari (M5S e Sel), ha approvato martedì la legge per la “gestione faunistico-venatoria del cinghiale e recupero degli ungulati feriti”.
“Oggi (martedì ndr) – ha detto il relatore Alessandro Sala (Lista Maroni) – abbiamo fatto una grossa sintesi tra le istanze degli agricoltori e quelle del mondo venatorio e degli ambientalisti”. Si è così concluso un liter che ha impegnato per diverse settimane la Commissione Agricoltura e uno specifico gruppo di lavoro, che ha abbinato due distinti progetti di legge di iniziativa consiliare e della Giunta.
La legge. Tra le novità introdotte è previsto il dovere degli ambiti e dei comprensori alpini di risarcire fino al 30% i danni causati dai cinghiali nelle aree dove è consentita la caccia (in montagna i risarcimenti per i danni ai prati permanenti interesseranno non solo gli imprenditori agricoli, come richiesto da un emendamento del PD); ambiti e comprensori avranno il compito di promuovere iniziative di prevenzione. Per il triennio 2017-2019 sono previsti 300.000 euro all’anno per i risarcimenti.
Regione Lombardia, confrontandosi con Ispra, delibererà entro 180 giorni dall’entrata della legge la suddivisione del territorio agro-silvo-pastorale lombardo in aree idonee e in aree non idonee alla presenza del cinghiale e individuerà le “unità di gestione della specie” (porzioni di territorio in cui vengono definiti obiettivi e modalità di intervento sulla specie). La legge stabilisce che la “gestione del cinghiale” avviene “mediante prelievo venatorio e controllo nelle aree idonee e mediante controllo e prelievo venatorio di selezione nelle aree non idonee”, dove la presenza dovrebbe tendere allo zero. Sono state stabilite anche regole per il recupero degli animali feriti e delle carcasse: i capi abbattuti potranno essere consegnati ai centri di lavorazione selvaggina (CLS) o ad altre strutture autorizzate, e parte dei capi potranno essere dati in “beneficenza alimentare”.. Inoltre si dà la possibilità di prevedere nelle aziende faunistiche venatorie e agrituristiche apposite recinzioni che ospitino cinghiali registrati con la finalità di allenare i cani da caccia. Il “prelievo venatorio” può essere effettuato solo con licenza di caccia e ogni cacciatore abilitato alla “selezione” potrà fruire di 15 giornate di caccia aggiuntive rispetto a quelle già previste dalla legge regionale. Sanzioni sono previste per chi immette o detiene illegalmente cinghiali, per chi li alleva in strutture autorizzate ma violando le disposizioni vigenti e infine per chi viene sorpreso ad abbattere cinghiali senza autorizzazione.
I dati. Nel territorio lombardo si stima siano presenti non meno di seimila cinghiali in particolare concentrati nelle province di Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Sondrio e Varese e più di 4 mila nella zona appenninica della provincia di Pavia.
Dal 2004 al 2015 sono stati registrati oltre 6500 eventi dannosi alle produzioni agricole (dato che si limita ai danni denunciati) e a titolo di indennizzo sono stati erogati oltre 2 milioni e 500 mila euro (cifra basata sulle risorse disponibili, non sul danno prodotto).