Cinema. Alcuni degli Award di Locarno 78. Di Monica Mazzei

Locarno ancora in fermento, grazie ad un nuovo premio istituito per onorare la pace che tutti vorremmo, ad ospiti eccezionali, e alla presenza del regista iraniano Mohammed RASOULOF

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Tra le premiazioni da me viste, quella più eccezionale di tutte, come del resto una delle più memorabili negli anni, quella con la celebre attrice Emma Thompson, più in forma e giovanile che mai, a Locarno per ricevere il LEOPARD CLUB AWARD; e per presentare il suo ultimo film in prima mondiale “THE DEAD OF WINTER”.

Si tratta inoltre della serata caotica, durante la quale, all’ingresso delle transenne, alcune centinaia di spettatori paganti non sono riusciti ad avere il proprio posto in una platea colma all’inverosimile e con già molte persone anche sedute per terra; motivo per il quale, non si poteva davvero più far entrare nessuno.
Una serata pervasa forse da tensioni, ma anche da umorismo, come ha spiegato nell’introduzione la presentatrice Sandy Altermatt.
La motivazione della direzione del Locarno Film Festival in questa scelta, sottolineano il talento recitativo britannico e l’intelligenza brillante nonché la classe a non finire (cito testualmente), della Thompson, “la dama del cinema” che riesce sempre a conciliare ragione e sentimento.
A lei viene assegnato il Leopard Club Award del festival.
L’attrice è salita sul palco con lacrime commosse agli occhi e non è mancata di rivolgere al suo pubblico entusiasta parole di ringraziamento in perfetto italiano, in modo sorprendente addirittura, e che si è preparata personalmente su di un foglietto. Parole semplici ma piene di emozione, parole a volte espresse con una formula che ricorda la lingua anglosassone:

“Sono così felice di essere qui, in questo nido squisito e soleggiato, di pura creatività. E sono perfettamente entusiasta di conoscere i cineasti qui presenti. Io sono qui con mia figlia Gaia, perché abbiamo fatto questo film insieme, ed è un momento stupendo per noi”, ha esordito.
“… Io so che il mondo è un po’ scuro, adesso”, ha continuato, “E per questo le luci delle storie raccontate al cinema e dell’immaginario, sono più necessarie che mai…
Questo festival ha 78 anni ed io sono al mondo praticamente dallo stesso tempo, e (scoppio di voce energica ed allegra), so quanto bene ci si sente! Per me il vostro dono rappresenta un atto di fede (sorride alla piazza in modo irresistibile), e farò il possibile per continuare a creare il mondo che piace a voi!
Noi che lavoriamo nel cinema, siamo davvero fortunati perché possiamo creare storie nelle quali crediamo.
Quindi, grazie con tutto il mio cuore! Adoro essere qui, non riesco a credere che siamo qui fuori sotto le stelle, nostre antenate, le nostre vere dive!”.

Ricordiamo i suoi migliori film, da quelli impegnati, a quelli passati alla storia per un incredibile umorismo, a quelli esteticamente più belli:

Casa Howard le meritò l’Oscar nel 1993;
Ragione e Sentimento;
Tata Matilda;
Love actually: l’amore davvero;
Crudelia e molti altri…

Jackie Chan, con umorismo e furore, vince il Pardo alla Carriera offerto da Locarno-Ascona Turismo:

Presentato in piazza come un’icona della Cina, maestro vivente delle arti marziali e interprete leggendario di film d’azione, ma con un sorriso irresistibile, una star di grandezza universale, segnando gli anni d’oro del cinema d’azione, che ha conquistato Hollywood, al pari di altri celebri nomi come Bruce Lee, diversi però per stile:

“Sono veramente felice di ricevere questo premio, ringrazio tutti, dal festival al pubblico che mi ama. A proposito di questo, desidero ricordare mio padre che lavorava come cuoco, e ha avuto una lunga e brillante carriera. Siccome invece il mio sogno era fin da ragazzo specializzarmi in arti marziali, lui mi chiese, quando avevo 17 anni, una sera mentre cucinava in casa per noi come amava fare sempre, se pensavo di poter arrivare come lui a 60 anni, facendo ancora lo stesso lavoro. Ed eccomi qui: sono arrivato a combattere ancora all’età di 71 anni; e questo dimostra che l’età se si vuole, è solo un numero. Colgo l’occasione per ringraziare il mio staff che mi ha accompagnato al Locarno Film Festival. Il messaggio che desidero portare qui, è che spero nel mondo trionfino per tutti l’amore e la pace”.

I migliori film con Jackie Chan:

Police Story;
Karate Kids, La Storia continua;
Project-X Traction;
Colpo Grosso al Drago Rosso, e molti altri…

Il VISION AWARD TICINOMODA, quest’anno va all’iconica costumista italiana, famosa a livello mondiale, per aver lavorato con cineasti del calibro di Francis Ford Coppola, e Stanley Kubrick fra gli altri: MILENA CANONERO.

Il Festival ha omaggiato quest’anno un grande classico di tutti i tempi nel cinema: “Shining”, proiettato per intero in 35 mm, sul maxi schermo locarnese, in seconda serata. Si è trattata infatti dell’occasione per collegarsi ad un altro grande premio, conferito alla costumista fra le più famose di tutti i tempi, ossia colei che ha lavorato maggiormente gomito a gomito con l’indimenticabile regista Stanley Kubrick, ideando e confezionando i costumi per film come il già citato Shining e “Arancia Meccanica”, tra gli altri; occupandosi quindi di un ruolo centrale per il cinema.

La Canonero, secondo le parole del direttore Nazzaro, ha portato lo l’applicazione della moda ad un livello ancora più elevato e nobile: “Non credo di esagerare se dico che la Canonero incarna il genio rinascimentale italiano, quello che parte dall’artigianato e dalla conoscenza profonda di un lavoro che si eleva verso i vertici assoluti dell’arte. Facendo questo è riuscita a plasmare ea rivoluzionare l’immaginario collettivo. I lavori che abbiamo visto ripresi sullo schermo di Piazza Grande, sono opere che ci hanno aiutati a immaginare il cinema, dimostrando di essere all’altezza dei sogni dello spettatore. Il suo lavoro è qualcosa di irraggiungibile, espressione di un’artista unica ed è per questo motivo le siamo profondamente grati, per essere a Locarno, nonostante sia continuamente richiesta nel mondo per lo splendore del suo lavoro, amato e rispettato nel mondo intero”.

Le parole di quella che a tutti gli effetti, è un’artista:

“Voglio ringraziare il direttore e questi magnifico posto, dove si svolge un festival memorabile, storicamente uno dei primi nati nel mondo del cinema, conosciuto in tutto il mondo. Per me è un grande onore stare qui con voi”.

Giona Nazzaro le chiede a questo di rievocare punto come sia stato lavorare con alcuni dei maggiori registi, come ad esempio Kubrick, al che, lei ha così risposto:

“Per me sarà innanzitutto una grande emozione rivedere questo fil, che è stato il terzo che mi ha vista collaborare con lui. Dopo di questo, dovevo lavorare anche al suo ultimo film, ma mi ritrovai già impegnata con Warren Betty, e Stanley se ne andò per sempre poco dopo… Lavorare con lui è stato per me incredibile, era un genio di regista, lo considero un dono della mia vita. Questo film è poi davvero interessante, poiché si svolge su 3 livelli: l’horror, il ghost movie ed infine, il fatto che fosse un film sulla pazzia. I tre livelli erano tipici nei suoi film, che non avevano mai un piano solo di interpretazione. Ringrazio tutti voi dunque, per questo splendido riconoscimento”.

I migliori film per i quali ha lavorato:

A Life in Pictures (Kubrick)
Il Padrino Parte III (Francis Ford Coppola)
Shining (Kubrick), e molti altri…

Si ricorda che IL 14, giovedì, verrà conferito il CAREER ACHIEVEMENT AWARD all’attrice LUCY LIU, che poi presenterà in piazza il film in PRIMA MONDIALE, “ROSEMEAD” di ERIC LIN.

CONVERSAZIONE PUBBLICA CON IL REGISTA IRANIANO, MOHAMMAD RASOULOF
(Ha moderato il direttore artistico GIONA A NAZZARO).

Un breve scorcio sulla sua biografia.
Condannato più volte dalla Corte Rivoluzionaria iraniana, spesso censurato per le sue posizioni contro un regime che limita non solo gli individui comuni l’espressione artistica sua e di altri registi, suoi compatrioti.
Con il film “IL MALE NON ESISTE” del 2020, ha vinto l’ORSO D’ORDO al FESTIVAL DI BERLINO.

A Locarno, è il primo regista a ricevere il PREMIO LOCARNO CITTÀ DELLA PACE, istituito dalla CITTÀ DI LOCARNO in collaborazione con il LOCARNO FILM FESTIVAL.

NAZZARO ha esordito chiedendogli come si sentisse a ricevere questo premio, dedicato ad un sogno e speranza di pace, in un periodo mondiale difficile, come quello attuale; forse il primo così tanto fragile, dalla Seconda Guerra Mondiale.

“Penso che più guardo alla situazione mondiale, più è difficile non perdere le speranze. I social possono supportare in modo rapido ed in tempo reale, spesso con video che contengono atti di violenza, dai quali spesso vorremmo distogliere lo sguardo. Ma non dobbiamo farlo. Questa situazione mondiale ci riguarda tutti. In questo tragico momento, più che mai l’arte, come il cinema ma non solo, può costituire un rifugio”.

Ha poi continuato: “Cerco con le mie possibilità di non smettere di lottare, ma spesso mi chiedo come andare avanti, in una società come quella iraniana ma a volte non solo, dove la manipolazione ed il modo di diffondere notizie sui fatti che accadono, grazie ad una informazione di parte, plasma spesso le menti a favore dell’ideologia attualmente al comando. Il potere attuale cerca di controllare ogni sfumatura del linguaggio artistico ma non solo”.

“Ho costruito la mia carriera passo dopo passo, facendola diventare uno strumento di lotta all’oppressore, ma mai avrei immaginato di arrivare qui. Ora mi trovo ad un bivio della mia vita. Non so se sono più utile per il mio popolo se rimango all’estero, o tornando a casa. Ho sperimentato il carcere. Mi è capitato di ammalarmi durante la prigionia, e di dover subire un intervento. Ero piantonato tutto il giorno da dei soldati di regime, persino nella stanza di ospedale. Si era sviluppato un rapporto speciale con questi giovani. Alcuni si scusavano con me, per ciò che erano costretti a fare, ma se non avessero ubbidito, gli sarebbe stato distrutto il futuro. Alcuni mi chiesero di poter vedere il mio film premiato a Berlino. Fu incredibile come grazia ad una chiavetta USB, se lo fecero passare fra tutto, emozionandosi. Ho così capito che anche in una situazione del genere, potevo divulgare la verità grazie all’arte. Fu molto buffo, perché ad ogni cambio quotidiano di guardia, mi chiesero di guardarlo con me sul pc in stanza. Così rividi con loro il mio film per 7 volte!”, (ride).

“In questo periodo, ho trovato rifugio nei classici persiani della letteratura e soprattutto, della poesia, ed ad esse ho legato il tipo della mia produzione artistica. Viviamo in una condizione quasi metafisica: questa pressione in ogni ambito che subiamo dal potere, fa aumentare la necessità di indagine e riflessione, con una urgenza di libertà immediata, perché è come se vivessimo tutti in prigione. La violenza ha un suo linguaggio, quello che dicevo prima sul plasmare le menti. E’ proprio per questo che spesso prediligo lunghe inquadrature senza parole, ma solo immagini: il silenzio è in grado di comunicare molto di più delle parole, il senso di ciò che accade. Per il resto, cerco sempre di non ripetermi e mi concedo a volte, anche la licenza di fare errori”.

Monica Mazzei
Freelance culturale per
TicinoNotizie.it

■ Prima Pagina

Ultim'ora

Altre Storie

Pubblicità

Ultim'ora nazionali

Altre Storie

Pubblicità

contenuti dei partner