Chiesti 11 anni per l’ex assessore di Voghera che sparò a un migrante

Delitto avvenuto nel 2021. L’ex assessore leghista è accusato di omicidio volontario

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Il procuratore di Pavia, Fabio Napoleone, ha chiesto una condanna a undici anni e quattro mesi per Massimo Adriatici, ex assessore leghista alla Sicurezza del Comune di Voghera, imputato per omicidio volontario. L’accusa riguarda la morte di Younes El Boussettaoui, 39 anni, cittadino marocchino, ucciso da un colpo partito dalla pistola di Adriatici la sera del 20 luglio 2021 in piazza Meardi.

Il processo si svolge con rito abbreviato a porte chiuse, davanti al giudice Luigi Riganti. Nel corso della requisitoria, il procuratore Napoleone ha sottolineato come l’imputato avrebbe potuto scegliere “condotte alternative” nel momento dell’alterco.

La richiesta della Procura è stata pienamente condivisa dai legali di parte civile. «È un caso evidente di omicidio volontario – ha dichiarato l’avvocato Marco Romagnoli –. La richiesta di undici anni e quattro mesi ci trova totalmente d’accordo e ci conforta».

Un anno fa, il 6 novembre 2024, la giudice Valentina Nevoso aveva chiesto di modificare il capo d’imputazione, che nel primo procedimento era configurato come eccesso colposo di legittima difesa. Secondo la giudice, in quanto ex poliziotto, Adriatici avrebbe dovuto essere in grado di valutare meglio la situazione durante la colluttazione.

La sentenza è attesa per il 30 gennaio. Nel frattempo, la parte civile annuncia battaglia. All’uscita dal Tribunale di Pavia, la sorella della vittima, Bahija, insieme agli avvocati Romagnoli e Debora Piazza, ha dichiarato l’intenzione di chiedere ulteriori verifiche sull’operato di chi condusse le prime fasi dell’inchiesta: «Dopo la decisione del giudice – hanno detto – vogliamo capire come ha agito la polizia giudiziaria e se tutti gli accertamenti necessari siano stati realmente svolti».

Lo scorso 23 ottobre, dopo la decisione di procedere con il rito abbreviato, Romagnoli aveva parlato di «un’aria nuova» che si respira oggi in Procura a Pavia.

Dal canto suo, Luca Gastini, uno dei difensori di Adriatici, ha ribadito davanti ai cronisti la tesi della difesa: quella sera l’ex assessore avrebbe avuto un improvviso blackout, e il colpo sarebbe partito durante la colluttazione senza che lui si rendesse conto di ciò che stava facendo. Una versione che sarà approfondita nell’udienza del 16 dicembre.

■ Prima Pagina

Ultim'ora

Altre Storie

Pubblicità

Ultim'ora nazionali

Altre Storie

Pubblicità

contenuti dei partner