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Chef Filippo La Mantia: mancano camerieri? E’ cambio generazionale

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MILANO L’estate si avvicina e dal settore del commercio e del turismo arriva l’allarme del personale che non si trova soprattutto in settori come quello alberghieri e della ristorazione. “Ce lo dobbiamo mettere in testa, questo è ormai un fenomeno, un problema comune e diffuso, chiamiamola ‘pandemia lavorativa’.

Non ci sono più le persone per lavorare con i numeri in termini di personale con cui abbiamo lavorato sinora. C’è un cambiamento generazionale. Bisogna cambiare il modello e l’approccio alla ristorazione e al settore alberghiero”. Parola di chef, parola di Filippo La Mantia, intervistato da LaPresse, e che un anno fa ha aperto il suo nuovo ristorante negli spazi ricavati nell’ala destra della Stazione Centrale di Milano, ristorante che ha dovuto chiudere un mese fa proprio per le difficoltà col personale. La Mantia il problema del personale introvabile lo ha sollevato più volte.”Del resto – prosegue lo chef – nemmeno i bagnini si trovano, nemmeno i metalmeccanici. E’ un fenomeno di massa e non si capisce come uscirne. E si ripete anche quest’estate da noi in Italia, dove il turismo è importante per l’economia, nel Paese noto per l’arte dell’accoglienza, che di questo passo non ci sarà più”.Alla richiesta de LaPresse di commentare l’allarme di Confesercenti che rende noto che il 36% delle imprese segnala di avere avuto quest’anno difficoltà a reperire lavoratori per l’estate, La Mantia sgombra il campo dalle accuse spesso rivolte agli imprenditori del settore: “Non siamo certo tutti schiavisti – dice – e non è vero che tutti sfruttano e pagano poco. Non si faccia di tutta l’ erba un fascio e si parli dei tanti imprenditori del mio settore che pagano i dipendenti il giusto o di più. Perché di persone che pagano il giusto o strapagano ce ne sono”.La Mantia vanta 29 anni nella ristorazione, nei ristoranti ha lavorato e li ha avuti di proprietà. “Ma – dice- dopo tanti anni non posso trovarmi con un ristorante di proprietà e con le prenotazioni dei clienti che ci sono, ma col personale che manca e non si trova. Basta”.

Sotto accusa spesso ci sono i turni fino a tardi, nei festivi, il week end, cose che portano a far dire ‘no’ a certi lavori, nel turismo e nei ristoranti o in altri settori del commercio.”Non è un problema di turni o di retribuzioni – dice La Mantia -. Questi sono alibi. Siamo di fronte a un cambio generazionale. I giovani hanno deciso di avere uno stile di vita diverso, tutto qua. C’è gente che non viene a lavorare nei ristoranti per 2.300 euro al mese. E’ un fattore sociale e culturale”.Un cambio generazionale da cui attendersi un cambio di scenario. “Se non c’è più gente che vuole lavorare la sera, chi vuole andare a cenare non troverà più ristoranti aperti la sera. Sono cambiati i tempi e gli approcci al lavoro delle giovani generazioni- sostiene chef La Mantia -. A questo punto quelli della mia generazione di 50 -60 enni, abituata a lavorare senza sentirsi sfruttata da nessuno, dovranno arrangiarsi”. “Finirà così che noi imprenditori di 50-60 anni ci dovremo rivolgere a lavoratori che hanno superato anche loro i 50 anni, ma che hanno vitalità energia e voglia di mettersi in discussione”, conclude La Mantia.

Filippo La Mantia

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