Cerano: un paese di pittori. L’esempio di Andenna e Zucchi

Il momento artistico culturale è andato in scena in occasione della patronale

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Un paese di pittori, scrittori e atleti ma anche attori. Cerano ha dato tutto alla sua festa patronale e la febbre del paese ha avuto il suo sfogo.Un divertimento misto al sacro e artistico.

I tempi cambiano e le tradizioni invecchiando diventano più conservate nel nostro cuore. Una serie di iniziative piccole e grandi ma con una importanza esemplare.

I due pittori Ceranesi: Zucchi e Andenna sono un esempio di questo estro nostrano.

Tutto fatto di operosità e bellezza. Una scoperta di due animi gentili e raffinati sempre alla ricerca della scoperta della loro creatività. Nel salone dove un tempo c’era il banco di beneficenza in faccia alla chiesa parrocchiale.

Nei giorni di festa c’era l’arte in esposizione. Una beneficenza di buon gusto e stile pittorico offerta gratuitamente a tutti i passanti. Del borgo o limitrofi luoghi.

La mente va a quella Cerano anni ’80 e ’90 dove la piazza era il vero salotto del paese e le domeniche mattine dei punti di incontro e aggregazione fantastici e stupende chiacchierate dove spaziare dal sacro al profano e dall’utile a il meno serio ma sempre con quel rispetto per il pubblico.

In quei quadri vedevo la vita di due persone che non parlavano molto ma pesavano le parole per dire frasi di pietra ..Sulla pietra il nome nel cuore il ricordo.

Loro hanno messo su tela la loro eternità; Andenna scomparso qualche anno fa e Zucchi con oltre 90 primavere alle spalle.

Le personalità del paese in una esposizione che mostra le creazioni di un luogo che ha molte cose belle e tante sorprese. Una mostra semplice e discreta come hanno vissuto i due artisti che non hanno mai cercato facili consensi e applausi. Due veri Ceranesi con animo di operosità e silenzio.
Ecco un fatto da ricordare; coltivare le nostre eccellenze e tramandare ai nuovi cittadini. Non chieder mai perché uno dipinge non chiedere mai se c’è qualcosa in paese. Crea senza pretese e avrai tante attese”.

Massimo Moletti

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