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Caso Sedriano, 1: ma adesso chi lo ripagherà, Alfredo Celeste? Maledetti voi, e il vostro giustizialismo d’accatto

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La disgraziata cronaca di un massacro mediatico senza precedenti, e dell’unica testata (scusate) che ha sempre sostenuto l’innocenza di Alfredo Celeste

 

SEDRIANO – Cominciamo col riprendere  una delle tante articolesse pubblicate in questi anni, e tese a configurare l’avvenuta e senza precedenti malversazione ndraghetista nella placida Sedriano, poi assurta a fama nazionale per essere stato il primo Comune lombardo sciolto dal Ministero degli Interni per infiltrazioni malavitose. Peccato, aggiungiamo noi, che il principale accusato- il sindaco Alfredo Celeste- venga poi, l’8 febbraio 2017, a carriera politica finita e dopo un linciaggio mediatico senza precedenti, assolto PERCHE’ IL FATTO NON SUSSISTE.

Ma ricominciamo, appunto: le gazzette manettare, con tono apparentemente distaccato, riportano dopo la requisitoria del Pubblico Ministero che viene chiesta la condanna dell’ex sindaco di Sedriano Alfredo Celeste (ex Pdl, oggi Forza Italia), imputato per corruzione. Per lui il pm chiede la pena di 3 anni e 6 mesi, “perché asservì le sue funzioni di pubblico amministratore ai corruttori Costantino e Scalambra, ma non c’è la prova che Celeste sapesse della loro appartenenza o frequentazione con ambienti mafiosi”. Il Comune, primo e unico caso in Lombardia, venne comunque sciolto per infiltrazione della ‘ndrangheta nell’ottobre 2013″.

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Eccoci. Secondo l’accusa (e ovviamente la stampa giacobina, che ben si guarda dal riportare- oltre agli spezzoni delle requisitorie e dell’ordinanza d’arresto- anche i documenti della difesa o quelle parti, dell’ordinanza stessa, che avrebbero già fatto intravedere qualche crepa nell’ipotesi della Procura), Celeste asserve le proprie funzioni ai corruttori Costantino e Scalambra (quest’ultimo assolto, poi ci ritorneremo).

Peccato, aggiungiamo noi, che per anni Alfredo Celeste abbia ripetuto allo spasimo che NELL’ORDINANZA STESSA DELL’ARRESTO si leggono parole piuttosto chiare: L’impressione che se ne ricava è che il sindaco di Sedriano sia personaggio fondamentalmente onesto….”. E ancora: “….In mancanza della presenza si prove documentali… Appare evidente che nessuno fa niente per niente…La ricerca pertanto, delle motivazioni (della contestazione dell’ipotizzato reato, ndr) va trovata nell’appoggio elettorale evidentemente ricevuto da Celeste nel 2009 (in occasione delle elezioni comunali, ndr)…”.

Peccato che, rivoltati come un calzino, dai conti bancari di Alfredo Celeste non sia emerso UN bonifico, una cifra, un versamento sospetto e ricollegabile ad attività illecita, che non ci sia UNA sola prova concreta di elargizione economica, di favore, di contropartita in pecunia delle predette ‘funzioni amministrative asservite al malaffare’.

Ce lo ricordiamo Alfredo Celeste, che per ironia della sorte andammo a trovare nel comune di Sedriano il lunedì antecedente lo scioglimento disposto da Angelino Alfano (e qui, permetteteci, c’è il vero e grande coup de theatre: ma com’è possibile che venga disposto lo scioglimento di un’Amministrazione comunale il cui principale referente, il sindaco, viene totalmente scagionato dalle accuse di corruzione e malversazioni CHE HANNO DETERMINATO L’AVVENTO DEI COMMISSARI?).

Era tenace, convinto della sua assoluta innocenza. Andammo con lui in un bar, dove si celebrava una festa e venne accolto con cori da stadio (in amicizia gli chiesi: ‘Alfredo, ma hai chiamato delle comparse per stupirmi?’); andammo a una festa del centro anziani, dove uomini e donne se lo coccolavano, facendo capire meglio di decine e decine di articolesse intinte nel curaro e nell’odio che era impossibile accusare un sindaco di malversazioni così sconce se la considerazione umana di cui godeva, prima di quella politica, era lontana anni luce dal modo con cui veniva dipinto.

Poi ci chiudemmo nel suo ufficio di sindaco, da soli giacché il Municipio era chiuso, e da uomo a uomo gli formulai la domanda che si conviene, quando si è in procinto di assumere scelte difficili. “Alfredo sono pronto a difenderti fino allo stremo, anche da solo. Ma tu devi guardami negli occhi e dirmi che tutte quelle accuse, che abbiamo letto insieme e che in effetti fanno acqua, non fanno di te un bandito. Io non difendo i banditi. Devi dirmi se sei una persona perbene, e devi darmi la tua parola d’onore”.

Ricordo benissimo, perché deve restare tra noi due, quello che Alfredo Celeste mi rispose. E mi bastò. Evidentemente aveva ragione. Oggi, 4 anni dopo, lo ha ammesso anche un collegio giudicante di una importante sezione Penale del Tribunale.

E adesso, sul campo dove per anni sono rimaste macerie e carcasse del buonsenso travolto dalla canea giustizialista, resta solo un agghiacciante quesito: ma chi ripagherà Alfredo Celeste dell’ondata di melma ricevuta?

Chi lo ripagherà di un linciaggio mediatico senza eguali, per il sindaco di un paese da diecimila anime, attuato senza che fosse neppure concesso il beneficio del dubbio?

Chi lo ripagherà dei toni da barricata usati da Piero Sebri e dalla Carovana Antimafia in tutti questi anni?

Chi chiederà scusa alla figlia di Alfredo, che si sentì apostrofare con un agghiacciante ‘porta le arance in carcere a tuo padre’?

Chi ammetterà, una volta per tutte, che eroi ed eroine dell’antimafia militante possono aver avuto la tentazione di usare una vicenda umana e politica per aspirare a posti (e prebende) al sole?

Chi chiederà scusa per il tono perentorio degli accusatori un tanto al chilo che hanno fatto strame del principio di presunzione d’innocenza, che per Alfredo Celeste non è mai valso un beneamato cazzo (ci scusino le signore)?

Avranno, i manettari giacobini di certo giornalismo, l’umiltà e l’eleganza di chiedere scusa?

Abbiamo una risposta per ciascuna di queste domande. Ma verrà il tempo per fare i conti, anche quelli risarcitori di chi ha sparso fiele e dovrà risponderne. Di chi è passato all’incasso, giornalistico e politico. 

Verrà il tempo, anche per chiedere delle spiegazioni a chi ha redatto la celebre nota Alfano disponendo lo scioglimento di un Comune il cui sindaco, ora, viene dichiarato innocente dal Tribunale di Milano.

Fino a quel giorno, e prima che finalmente arrivi l’ora del Giudizio per manettari e compari di merenda antimafiosa, cali su di voi il massimo del disprezzo umano. E del disdoro.

Fabrizio Provera

“Due sono i tipi di mafia: la mafia e la mafia dell’antimafia. Non avendo obblighi di diplomazia, ecco, la dico chiara. L’esito della lotta alla mafia, al netto del teatrino cui s’è ridotta.

Due sono i tipi di mafia e l’unica fabbrica operosa di Sicilia è quella dell’antimafia fatta mafia. E’ la madre di tutte le imposture” Pietrangelo Buttafuoco

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