ROMA Sull’aumento del prezzo dei carburanti, “abbiamo coordinato una duplice azione per stroncare la speculazione. Il ministro dell’economia Giorgetti con la Guardia di Finanza che ha gli strumenti più efficaci.
Per quanto mi riguarda, avevo già chiesto nelle scorse settimane a Mr Prezzi un costante monitoraggio con la collaborazione della GdF per realizzare un modello di controllo più efficiente ed evidenziare subito ogni anomalia e ogni tentativo di speculazione, come sembra siano emersi in alcuni casi eclatanti e non giustificabili in questi giorni. La prossima settimana riunirò le associazioni dei consumatori per confrontarci sugli strumenti più idonei”. A dirlo, in un’intervista al Corriere della Sera, è il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.All’Europa, spiega Urso, il governo chiede “una politica industriale europea che consenta all’Unione e ai singoli Stati di rispondere alla duplice sfida di Usa e Cina. Gli Stati Uniti hanno messo in campo una sorta di “Piano Marshall” interno di un livello mai visto prima per fronteggiare la sfida sistemica della Cina: 1.200 miliardi sulle infrastrutture, 280 miliardi destinati alla ricerca nelle tecnologie di frontiera, 369 miliardi per l’inflation reduction act. In più: costo energia bassissimo e norme che tutelano la produzione locale con il “buy american”. Con questo divario competitivo persino le imprese europee sono allettate dall’investire negli Usa”.
Si deve reagire, secondo Urso, “nello stesso modo: politica energetica comune, come volevano i padri fondatori Adenauer, Schuman e De Gasperi; politica industriale che si basi su un nuovo Patto di stabilità che deve essere orientato allo sviluppo, sulla riforma degli aiuti di Stato e soprattutto su un fondo sovrano europeo per consentire di ridurre i divari interni. Lo Sure è stato un successo, seguiamo quel modello”.Per quanto riguarda il Pnrr, “l’Italia ha centrato i 55 obiettivi, richiesti dall’Europa, con un grande lavoro fatto dal Ministro Fitto. Ma il Pnrr va rivisto anche alla luce dell’Iniziativa RepowerEu, dell’innalzamento del costo delle materie prime e del livello di attuazione dei programmi di coesione, in un confronto positivo con la Commissione sulla base del regolamento dello stesso Pnrr. Non siamo i soli a chiedere una revisione del Pnrr e soprattutto non siamo affatto isolati in Europa. Anzi. L’Italia conta oggi più di prima, come dimostrano sia il caso della ‘minimun tax’ sia quello del ‘price cap’ sul gas. In entrambi i casi è stata proprio l’autorevolezza del premier Meloni a sbloccare i negoziati: suo l’intervento diretto nei confronti del premier polacco per rimuovere il veto di Varsavia. Peraltro sia il governo ceco, che ha presieduto l’ultimo semestre, sia il governo svedese, che presiede il nuovo, sono in piena sintonia politica con noi e questo la dice lunga su come stia cambiando la politica europea”.