― pubblicità ―

Dall'archivio:

+Carcere PREVENTIVO per entrambi i genitori di una bimba di 22 mesi. Il caso Giorgi-Kaili: è giustizia o tortura mediatica? Di Fabrizio Provera

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 
ABBIATEGRASSO BRUXELLES Mentre sono trascorsi esattamente 30 anni da Tangentopoli, appare evidente che alcune delle laceranti ferite nel rapporto politica-giustizia restano drammaticamente irrisolte. Prendiamo il caso dell’abbiatense Francesco Giorgi e della sua compagna Eva Kaili.
In carcere entrambi, ma parliamo di carcere PREVENTIVO, senza che NESSUNA SENTENZA sia stata pronunciata, men che meno di primo grado. E allora alla stampa forcaciola, benché si tratti di due esponenti di sinistra e chi scrive sia collocato dalla parte opposta, andrebbe chiesto come mai NESSUNO, o quasi, pensa o riflette sul fatto che una bambina di 22 mesi, la loro, sia privata simultaneamente dei genitori da settimane. A Natale. 

 

Chissà se il Guardasigilli Carlo Nordio riuscirà nei prossimi mesi a tenere fede alla promessa fatta nei giorni scorsi di porre un freno alla “porcheria” della diffusione “pilotata e arbitraria” delle intercettazioni, e più in generale alla gogna mediatico-giudiziaria. Ciò che è certo è che nessun intervento legislativo potrà fermare la tendenza (diventata normalità dai tempi di Mani pulite) degli organi di informazione italiani a trasformare ogni caso giudiziario in una grande caccia alle streghe, in un gigantesco ventilatore da accendere dopo averci infilato il letame dentro. Lo conferma quanto sta accadendo attorno allo scandalo di corruzione che ha travolto il Parlamento europeo. Il riserbo con cui la procura federale belga sta portando avanti l’inchiesta si scontra con la volontà dei quotidiani italiani di sbattere i colpevoli in prima pagina il prima possibile. 

Lo scrive sul Foglio del 15 dicembre Ermes Antonucci, uno dei giornalisti italiani più attenti ai temi del garantismo e delle guarentigie (spesso calpestate) dei cittadini, siano essi politici o meno, che finiscono nel tritacarne mediatico giudiziario.

C’è persino un appello, di cui non parla praticamente nessuno, di Amnesty International. 

Del caso se ne è occupato il quotidiano Il Riformista di Pietro Sansonetti.

“Se il diritto internazionale privilegia il migliore interesse del minore, in questo caso il migliore interesse del minore non può essere garantito dal fatto che una neonata di neanche due anni è separata dalla madre che sta in carcere”. A sostenerlo è Riccardo Noury, storico portavoce di Amnesty International Italia.

Il Riformista ha sollevato il caso di Francesco Giorgi, uno dei tre indagati principali del cosiddetto “Qatargate” che avrebbe parlato e poi detto: ora liberate Eva Kaili, la madre della mia bambina. Perché la mia bambina, Ariadne, è rimasta sola. Senza mamma e papà. Una bambina di 22 mesi. Ma il diritto non dovrebbe tutelare innanzitutto i minori?
Così dovrebbe essere. E il diritto del minore non è certo garantito nel caso, quello di cui stiamo parlando, una neonata di neanche due anni viene separata dalla madre che sta in carcere.

 

 

Utilizzare un bambino come “strumento” di pressione per ottenere la confessione del genitore…
Non credo che questo sia il caso del Belgio anche se rispetto all’Italia in quel Paese non c’è una norma che consente in queste situazioni di tenere unite madre e figlia. È evidente che c’è qualcosa che non va. Però non mi sembra che si possa parlare di una presa in ostaggio di una bambina finché una madre o comunque uno dei genitori parli. Mi auguro che non sia così, e sono convinto che non sia così. Il Belgio non è la Bielorussia. Resta il fatto che non è nel migliore interesse della bambina questa situazione. È chiaro che deve finire al più presto.

Che idea si è fatto del “Qatargate” lei che sul miliardario soft power del Qatar, legato in particolare all’aggiudicazione dei mondiali di calcio, ha scritto un libro: Qatar 2022, i Mondiali dello sfruttamento (Infinito edizioni)?
Mi sono dato una risposta ad una domanda che mi sono fatto per anni: perché delle cose che ho scritto non ne ha parlato mai nessuno. E la risposta è stata perché c’era gente che era pagata per non parlarne. Il Qatargate ci dimostra il limite estremo cui può arrivare la strategia dello sportwashing. Si pagano persone perché parlino bene di un evento sportivo continuando a tenere in ombra le gravissime violazioni dei diritti umani che si sono verificate proprio nell’organizzazione di questi Mondiali di calcio: i 6.500 lavoratori migranti morti, condizioni di lavoro equivalenti a schiavitù, salari non versati, turni di riposo negati etc. Ed è triste e inquietante pensare che forse la ragione per cui quasi fino all’ultimo il tema dei diritti umani è stato ignorato è perché c’era qualcuno al Parlamento europeo che era stato pagato affinché non ne parlasse.

La figlia di Eva Kaili e Francesco Giorgi si chiama Ariadne, e NON ha neppure due anni. Ora nessuno, come sempre quando si parla del complesso e spinoso tema della corruzione vera o presunta di politici, intende sospendere le regole del diritto. Ma com’è possibile che NESSUN grande giornale, nessun commentatore autorevole sollevi il caso di una bambina PRIVATA CONTEMPORANEAMENTE del padre e della madre, senza che sia stato celebrato non dico un processo, ma neppure un rinvio a giudizio? Pericolo di fuga, reiterazione del reato e occultamento delle prove sono i requisiti per chiedere e ottenere il carcere SENZA SENTENZA. Nel caso di Eva Kaili, la madre, appare evidente che gli arresti domiciliari con sorveglianza, braccialetto elettronico o quant’altro sarebbero sufficienti a NON inficiare un’indagine su cui Procure, Gdf, inquirenti e servizi segreti hanno già raccolto materiale ingente. Eppure, anche ieri, la Procura belga è stata irremovibile. Carcere PREVENTIVO per Giorgi e la Kaili, anche a Natale. E la figlia Ariadne senza padre e madre. Niente da fare. Decenni di malagiustizia, malastampa e circo mediatico giudiziario non ci sono serviti a nulla. A nulla, proprio.

Fabrizio Provera

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi