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Carcere ostativo. Monica Forte: “Un provvedimento utile ad evitare la scarcerazione dei mafiosi”

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LOMBARDIA – “Un primo segnale incoraggiante del governo Meloni sul tema del contrasto alla criminalità organizzata”


La presidente della commissione Antimafia di Regione Lombardia e consigliera regionale, Monica Forte, è intervenuta su quanto dichiarato dalla premier Giorgia Meloni dopo il Consiglio dei ministri di oggi, 31 ottobre, in merito alla riforma dello strumento del carcere ostativo (articolo 4 bis della legge sull’ordinamento penitenziario).

Forte: “Ritengo molto positiva la volontà del governo Meloni di metter mano subito e in modo significativo al testo della norma che modifica lo strumento del carcere ostativo”. La Corte costituzionale, accogliendo quanto richiesto dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, lo scorso aprile ha chiesto alla Consulta e al Parlamento di riscrivere la norma, concedendo del tempo, (8 novembre), per evitare che le modifiche rischiassero di inserirsi in modo inadeguato nell’attuale sistema di contrasto alla criminalità organizzata. “Se non si fosse intervenuto tempestivamente con questo decreto, in cui si è approvata una norma votata solo dalla Camera e non anche in Senato per via della fine del Governo Draghi, si sarebbe rischiato di vedere scarcerati circa 1200 mafiosi– sottolinea la presidente – Un Paese come l’Italia non può permette che ciò avvenga e sono convinta che il neo ministro della Giustizia Carlo Nordio, insieme al parlamento, possa trovare il giusto equilibrio e presentare alla Consulta un testo adeguato”.
“Le direttive europee vanno seguite – ha evidenziato Forte – ma ogni Stato deve poi essere in grado di inserirle nel proprio tessuto legislativo e civile senza andare ad inficiare norme fondamentali del proprio ordinamento. Il carcere ostativo per mafiosi e terroristi condannati al massimo della pena è uno strumento importantissimo per l’Italia perché prevede che chi, durante la sua detenzione non collabora con la giustizia e non dimostra di aver preso le distanze dal tessuto criminale di provenienza, non può e non deve poter tornare in libertà o avere benefici. Le conseguenze – conclude Monica Forte – ci farebbero fare decine di passi indietro nel contrasto al crimine organizzato”.

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