MILANO – Ieri i poliziotti del commissariato Centro hanno eseguito otto provvedimenti restrittivi (due in carcere, tre ai domiciliari e tre obblighi di dimora) nei confronti di sette cittadini albanesi e una cittadina marocchina accusati di spacciare cocaina nelle zone di via Paolo Sarpi, via Cenisio, piazza Gerusalemme e piazzale Costantino Nigra a Milano.
Lo ha riferito la questura del capoluogo lombardo, spiegando che le ordinanze sono state disposte dal gip Anna Calabi su richiesta del pm Francesca Crupi, e che sono state eseguite nelle province di Milano, Monza, Torino e Cuneo.
L’operazione, denominata “Contact center”, ha accertato che il gruppo era composto da degli spacciatori “alle dipendenze del 34enne albanese conosciuto con l’appellativo di Tony che, in collaborazione con la compagna, gestiva una sorta di ‘call center della cocaina’”. Gli ordini dei clienti e la successiva consegna avvenivano tra le 19 e le 6 del mattino, principalmente via “Whatsapp” e solo raramente al telefono, con espressioni in codice come “vorrei una birra”, “voglio bere una cosa” o “siamo in due/tre”. Per effettuare le consegne, i corrieri si muovevano a piedi, in bicicletta, in taxi o a bordo di un’auto rubata.
L’indagine รจ durata circa sei mesi ed รจ partita ai primi del maggio scorso, quando in via Gran San Bernardo gli agenti avevano sorpreso in flagranza uno dei “cavallini” mentre cedeva una dose di cocaina a un cliente. Nella successiva perquisizione domiciliare erano stati rinvenuti altre 24 dosi. Il successivo 26 giugno, in via Boccaccio a Cologno Monzese (Milano), i poliziotti avevano fermato una 500 con a bordo cinque persone, e nello zaino di una passeggera avevano trovato due chili di hashish divisi in 8 tavolette con un adesivo con la scritta “2020”, e poco dopo, a casa di uno dei cinque erano stati sequestrati 700 euro in contanti. Il fornitore del “fumo” era stato rapidamente individuato dagli agenti in un pregiudicato residente sempre a Cologno.