― pubblicità ―

Dall'archivio:

Brit Taylor – “Kentucky Blue” (2023), by Trex Roads

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Proprio durante il Super Bowl, mi sono ritrovato a bocca aperta ad ascoltare l’inno nazionale americano cantato in maniera a dir poco sublime da un figlio del Kentucky: Chris Stapleton.
Uno stato che ormai è un riferimento assolutamente imprescindibile per la musica cantautoriale di qualità. Sono usciti talmente tanti artisti di valore che ogni elencarli tutti diventa quasi ridondante.

Oltre al leggendario Stapleton, vorrei citarvi Sturgill Simpson, uno dei più grandi e originali autori country degli ultimi 30 anni.

Perché proprio lui? Perché Simpson è il produttore del secondo album della sua conterranea Brit Taylor e assieme a lei ci dimostra ancora una volta come in questo stato il talento musicale scorra nei fiumi e si possa respirare con l’aria.

Brit Taylor è nata e cresciuta con la musica a farle da compagna di viaggio, prima ha cantato al Kentucky Opry e da giovanissima ha deciso di seguire i suoi sogni di ragazzina ha studiato business musicale e poi si è trasferita là dove i sogni di tutti i musicisti americani che vogliono sfondare si incontrano: a Nashville.

Le cose sembravano girare per il verso giusto: un matrimonio, una piccola fattoria e un contratto per pubblicare musica. Il puzzle sembrava sul punto di essere terminato, tutti i pezzi al loro posto.

Il destino al contrario non la pensava così e gli anni che seguirono furono caratterizzati dal fallimento del matrimonio e pure del contratto che aveva stipulato e la band che aveva messo assieme.

Quando gira tutto male, sperare nel futuro è sempre difficile, ma Brit si è messa con impegno a cercare di ricostruire la sua vita e con il duro lavoro di una che non molla mai, è riuscita a essere quello che sognava da bambina: una cantautrice country di livello assoluto.

Ha fatto le pulizie, con turni massacranti e nel frattempo ha messo da parte ogni centesimo e nel 2020 ha fatto uscire il suo esordio, Real Me, una sorta di racconto di tutte le sue avventure e disavventure di anni turbolenti.

Il disco ha avuto un ottimo riscontro di critica, ma mai avrebbe pensato che il suo secondo disco sarebbe stato prodotto da uno dei suoi idoli musicali e dedicato nel titolo (e nella canzone relativa) ad un’altra dei suoi riferimenti recentemente scomparsa, Loretta Lynn.

Kentucky Blue è composto da 10 canzoni che dimostrano il talento di una grande cantautrice, che mescola sapientemente il country del passato, quello di Loretta per intenderci, all’honky tonk e a spruzzate di rock, ma sempre con lo sfondo personale e riconoscibile di un’anima nata fra i monti, i boschi e i fiumi del Kentucky.

Cabin in the Woods serve subito allo scopo di rapire e divertire le orecchie, una ode, allietata dal suono corroborante di un banjo, sulla vita semplice in mezzo alla natura, che non baratterebbe mai neanche con un biglietto da 1 milione di dollari.

La title track è una suadente ballata con la voce della Taylor che ci prende l’anima e ci accompagna in questa canzone che è una sorta di celebrazione del suo ritorno a casa, una dedica sentita alla sua terra e anche indirettamente alla sua cantante preferita.

La seguente Rich Little Girls è un pezzo accompagnato da una ritmica eccezionale e dal suono malinconico di un violino, la produzione in questo disco valorizza ogni nota e ogni sfumatura e la ricchezza celebrata dalla canzone (e anche da tutto il disco) non è quella monetaria, ma quella che si ottiene quando si resta fedeli a se stessi e non ci si vende per piacere.

La ballata dal sapore western, No Cowboys, ci regala un’altra prestazione vocale da brividi in un pezzo dal sapore molto retrò, una canzone d’amore che lascia presto il posto alla ritmata If You Don’t Wanna Love Me, un po’ di rock in sottofondo che accompagna il banjo in un pezzo dal groove avvolgente. La band alle spalle della Taylor è di prim’ordine, complimenti!

 

Ain’t a Hard Livin’ ricalca il mood della canzone precedente, stavolta è il violino che si mischia alle chitarre in un country rock che sfiora deliziosamente l’honky tonk da ballare sulle assi di un locale gremito di cowboys and cowgirls. Divertente e irresistibile. Menzione per lo splendido piccolo assolo di pianoforte, come in un vecchio saloon.

Il lavoro si chiude con due ballate diverse fra loro, una dal sapore quasi radiofonico come For a Night e la finale Best We Can Do è acustica e la voce è veramente qualcosa di speciale. Bellissima.

Un disco che renderà il Kentucky orgoglioso padre dell’ennesimo artista di qualità eccelsa. Brit Taylor ci regala un lavoro che spazia dal country classico a quello movimentato da scariche di rock, 10 pezzi di musica americana di qualità, allettati da una voce che non dimenticherete facilmente.

Preparatevi ad un viaggio lungo le strade che costeggiano gli Appalachi, fra boschi, fiumi e storie di donne e uomini che lavorano duro e raccontano di sogni e fallimenti.

 


Buon ascolto, Claudio Trezzani by Trex Roads  www.trexroads.altervista.org
(nel blog trovate la versione inglese di questo articolo a questo link: https://trexroads.altervista.org/kentucky-blue-brit-taylor-2023-english/

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi