“Con un intervento straordinario, ritenuto necessario per le condizioni di eccezionale gravità della situazione, l’Arera limita l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica per le famiglie ancora in tutela e, pur rimanendo su livelli molto alti, evita il raddoppio. L’intervento eccezionale dell’Autorità per il quarto trimestre del 2022, che si somma agli interventi del Governo, pur non essendo in grado di limitare gli aumenti, ha ridotto al +59% l’aumento del prezzo di riferimento dell’energia elettrica per la famiglia tipo in tutela”.
Alla fine la Commissione europea, sia pure confusamente e con una strana comunicazione parziale e con il contagocce, ha fatto una mossa per un intervento d’emergenza sui prezzi dell’energia. No al tetto generalizzato al prezzo del gas, sì a un tetto al prezzo del gas russo, sì a un tetto al prezzo del gas nella formazione del prezzo dell’elettricità, una mezza forma di “disaccoppiamento” d’emergenza dei due prezzi. Più la definizione di un nuovo “benchmark” di riferimento per il mercato prima dell’inverno. Domani ne discuteranno i ministri dell’Energia, si spera che i “Ventisette” consacrino politicamente tali decisioni già nella riunione a Praga fra una settimana. Non passerebbe, almeno per ora, l’idea di un “price cap” chiesto anche dall’Italia (che ha fatto da battistrada) e alla fine anche dalla Francia generalizzato a tutto il gas importato dalla Ue: Germania e altri undici stati sono contrari temendo nuovi choc delle forniture.
Ma è una carta da giocare nel caso i negoziati con i produttori affidabili (a partire da Norvegia e Algeria) non assicurassero prezzo ragionevoli. Sono decisioni d’emergenza mentre in Germania si disegna uno scenario di prossima recessione e Berlino aggiunge 200 miliardi per sostenere famiglie e imprese. E in Francia ci sono primi segnali di una protesta sociale che potrebbe diventare estesa.