Bollate: trovato un telefono cellulare in una cella del carcere

Ancora una volta, la professionalità della Polizia Penitenziaria ha scovato un telefono cellulare nella disponibilità di un detenuto ristretto nel carcere di Bollate, nel Milanese.

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Ancora una volta, la professionalità della Polizia Penitenziaria ha scovato un telefono cellulare nella disponibilità di un detenuto ristretto nel carcere di Bollate, nel Milanese.

“Durante i controlli connessi ad una perquisizione ordinaria nella cella di un detenuto tunisino, presso il IV reparto a trattamento avanzato, un poliziotto ha trovato un cellulare. Il detenuto, che ha un fine pena nel luglio 2029, è ristretto per i reati di omicidio e droga”, riferisce il vicesegretario regionale per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Matteo Savino che rivolge “il plauso al personale di Polizia Penitenziaria di Bollate per la brillante operazione”. Alfonso Greco, segretario regionale del SAPPE, evidenzia come anche tali episodi mettano in luce le criticità del sistema penitenziario: “L’azione di contrasto per l’introduzione, la detenzione e l’uso di telefoni cellulari e droga in carcere che vede quotidianamente impegnati gli uomini e le donne del Corpo di Polizia penitenziaria è continua”. “Il fenomeno dei tentativi di introduzione di sostanze stupefacenti e di telefoni cellulari è sempre più in crescita a livello nazionale negli Istituti di pena. L’operazione svolta ieri dalla polizia penitenziaria in servizio a Bollate costituisce ulteriore testimonianza della professionalità ed abilità della Polizia Penitenziaria”, conclude Greco.

“L’ingresso illecito di cellulari negli istituti è ormai un flusso continuo”, denuncia Donato Capece, segretario generale del SAPPE. E ricorda che non è la prima volta che il SAPPE chiede nuovi provvedimenti per inibire l’uso di strumentazioni tecnologiche nelle sezioni detentive. “Non si contano più i rinvenimenti e i sequestri di questi piccoli apparecchi. Le vie d’ingresso diventano molteplici, non ultima anche quella aerea a mezzo droni che sempre più spesso vengono avvistati e intercettati – ha aggiunto Capece -. La cosa grave è che denunciamo queste cose ormai da 10 anni e nessuno ha ancora fatto qualcosa”, aggiunge il leader del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria. “Le donne e gli uomini del Corpo sono quotidianamente impegnati nell’attività di contrasto all’introduzione di telefoni cellulari ed alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori. E nonostante la recente previsione di reato, nel Codice penale, per ingresso e detenzione illecita di telefonini nelle carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni, il fenomeno non sembra ancora attenuarsi. Vanno adottate soluzioni drastiche come la schermatura delle sezioni detentive, delle celle e degli spazi nei quali sono presenti detenuti, all’uso dei telefoni cellulari e degli smartphone”.

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