Lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, per voce del vicesegretario della Lombardia Matteo Savino, che ricostruire le ore di folla e violenza vissute per scontri interraziali tra detenuti: “Venerdì sera, nella V sezione, due detenuti italiani hanno tentato di aggredire due italiani, armati di una lama rudimentale, che volevano colpire un ristretto nordafricano. Si sono dunque contrapposti altri detenuti, connazionali dei diversi contendenti.
La situazione è rientrata grazie all’intervento del personale di Polizia penitenziaria ma questo grave episodio induce a denunziare le gravi carenze organizzative del servizio di di polizia penitenziaria, carenti sotto gli aspetti organici e di programmazione”. Il sindacalista evidenzia che “il personale di polizia penitenziaria di Bollate, con professionalità e sacrificio, è riuscito con non poca fatica a ripristinare l’ordine e la sicurezza all’interno del carcere. E come al solito bisogna sempre ringraziare gli uomini e le donne del corpo se alcuni eventi non sfocino a conclusioni irrimediabili”, conclude.
Commenta Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “Quel che sta succedendo nelle ultime settimane nelle carceri – tra suicidi, aggressioni, risse, evasioni – è di inaudita gravità ed è la conseguenza dello scellerato smantellamento delle politiche di sicurezza delle carceri attuato nel passato. Sono anni che il SAPPE denuncia la necessità di espellere i detenuti stranieri dall’Italia, detenuti che sono oggi quasi 20.000 a fronte delle oltre 63mila presenze, e che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati assunti nel passato come la vigilanza dinamica e il regime aperto: anche l’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza in organico di poliziotti penitenziari, il mancato finanziamento per i servizi antintrusione e anti-scavalcamento sono priorità assolute, eppure, la politica se n’è completamente fregata”.
“Si riparta da questi gravi fatti caduti nel carcere di Bollate per porre fine all’onda lunga dello smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari attuato nel passato”, conclude il leader del SAPPE. “Smembrare la sicurezza interna delle carceri con vigilanza dinamica, regime aperto ed assenza di Polizia Penitenziaria ha infatti favorito inevitabilmente gli eventi critici, che sono costanti e continui. E non è certo l’affettività in carcere a favore dei detenuti la priorità di intervento per il sistema carceri!”.