(*RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO il Discorso integrale di Domenico Finiguerra, candidato sindaco di Cambiamo Abbiategrasso e di Abbiategrasso Bene Comune,
14 febbraio 2017)
Buonasera a tutti e grazie alla stampa ed ai cittadini che ci onorano della loro presenza. Prima di tutto è doveroso da parte mia ringraziare le forze politiche di Cambiamo Abbiategrasso e Abbiategrasso Bene Comune per aver proposto la mia candidatura a sindaco. Quindi grazie della fiducia.
Perché noi tutti siamo qui?
La stampa per scrivere, è ovvio.
Ma noi che stasera mettiamo insieme le nostre forze, perché siamo qui?
Perché vogliamo cambiare le cose. Perché non ne possiamo più della politica che parla di se stessa e che si piange sempre addosso, che frena la propria vocazione al cambiamento trincerandosi dietro le scuse delle regole, del “non ci sono soldi”, dei vincoli, dei lacci e lacciuoli, della burocrazia opprimente e che tarpa le ali.
E’ ora di finirla. Finirla con i politici che fanno i contabili e che subiscono le scelte dall’alto facendo spallucce. Scelte motivate dalla solita tiritera: dobbiamo tagliare, non possiamo più permetterci servizi per tutti, ce lo dice la Regione, ce lo impone lo Stato, ce lo chiede l’Europa.
Ad Abbiategrasso abbiamo un esempio lampante delle menzogne che ci raccontano, in tutto il paese.
30 milioni di euro di soldi pubblici spesi per fare un ospedale nuovo dimostrano il fatto che i soldi ci sono.
Soldi però spesi per trasformare un ospedale in un grosso ambulatorio a cui viene tolto il pronto soccorso perchè non ci sarebbero i numeri, perché occorre ridurre le spese, perché i conti vengono prima di tutto. Se i soldi non ci sono perché vengono spesi milioni di euro in opere che vengono portate all’inutilità?
Abbiategrasso, è evidente ormai a tutti, è in piena decadenza. E ciò è accaduto perché lo abbiamo permesso. Abbiamo 32 mila abitanti, 12 mila in più della città di Sondrio. Mantova ha 40 mila abitanti, Vercelli 46 mila, Lodi 50 mila. Abbiamo praticamente le dimensioni di un capoluogo di Provincia, siamo il comune con l’estensione territoriale più grande della Provincia dopo Milano, ma siamo rimasti con meno servizi di paesini di 2000 abitanti.
Vi immaginate Sondrio, Mantova o Lodi senza una piscina, senza un pronto soccorso, senza l’Agenzia delle Entrate, senza l’Inps, senza un teatro ecc. ecc. ecc?.
Ma torniamo ai soldi. Per sfatare alcuni luoghi comuni. I soldi ci sono.
Dobbiamo smettere di pensare che l’attivo di un bilancio comunale sia fatto solo di tasse locali, trasferimenti dallo stato e di oneri di urbanizzazione.
Le entrate non solo si possono, ma anzi si devono ricercare in quella miriade di bandi pubblici e privati a cui si deve avere la capacità e la volontà di accedere.
Siamo in Europa. Ma non siamo in grado di riprenderci i soldi che versiamo e che vengono distribuiti tra i paesi membri sulla base di progetti meritevoli di finanziamento.
E poi c’è la Regione, la Città Metropolitana, i parchi, ci sono i comitati olimpici, le federazioni sportive, ci sono le fondazioni, pubbliche e private, c’è il FAI, ci sono le università.
Parlo per esperienza e vi porto l’esempio concreto e visibile di Cassinetta di Lugagnano.
Come sapete ho amministrato dieci anni Cassinetta e tutti hanno visto come è stata trasformata. Secondo voi, un comune di 1800 abitanti con un bilancio da un milione di euro all’anno, avrebbe mai potuto, confidando solo sulle proprie risorse, riqualificare tutto il centro storico, realizzare un imbarcadero, un nuovo parco riprendendoselo dal privato, una passeggiata balconata sul naviglio, una pista ciclabile, una scuola materna, un centro polifunzionale, una nuova farmacia e poliambulatori medici, una nuova biblioteca, tutto da solo?
Evidentemente no. Ma abbiamo avuto il coraggio, la pazienza e la visione di presentare progetti. Che sono stati premiati e finanziati. Se ci fossimo pianti addosso continuando a ripetere che non ci sono soldi, nulla sarebbe stato fatto.
E la passeggiata dell’amore con la stanza degli aromi, sarebbe rimasta solo un sogno tra i rovi.
Per le spese straordinarie quindi bisogna pensare ad altro e bisogna volare alto. Oltre alla regione, ad esempio, il CONI avrebbe potuto essere un grande alleato per investimenti nelle strutture sportive, lo stadio Invernizzi, la piscina Anna Frank, le palestre. Ma in tutti questi anni non si è mossa foglia. Ed è stato davvero fatto tutto il possibile per attivare investimenti anche da parte di privati per sistemare le nostre strutture che cadono letteralmente a pezzi? Noi abbiamo seri dubbi al riguardo.
Quanto alle spese ordinarie, invece, il comune di Abbiategrasso ha un bilancio che prevede oltre 20 milioni di euro di spesa corrente. Certo, molte sono spese obbligate, ma una diversa organizzazione della macchina comunale, una diversa allocazione delle risorse, un diverso modo di amministrare potrebbe liberare possibilità oggi bloccate.
Non mi riferisco alle sole consulenze, alle spese inutili e agli sprechi, che pure ci sono e sono tanti.
A proposito di consulenze e solo titolo di esempio, permettetemi un’anticipazione sul programma che presenteremo a breve: l’abolizione della ZTL notturna, la pedonalizzazione del centro storico nelle giornate di mercato e nei fine settimana, la riorganizzazione dei parcheggi pubblici, sarà il risultato del lavoro dei dipendenti e dei dirigenti comunali, senza necessità di professionisti esterni.
Il bilancio del comune di Abbiategrasso consente margini di manovra ma occorre cambiare radicalmente il modo di amministrare, avviando una grande rivoluzione organizzativa nella quale i dipendenti siano visti come la risorsa principale, professionisti con cui andare a scovare tutte le sacche di inefficienza in tutti gli interstizi del comune.
Abbiamo un patrimonio immobiliare enorme che va messo a reddito, introitando affitti, e utilizzato per accompagnare politiche attive per l’occupazione e per recuperare funzioni culturali e sociali vitali, per una città. Senza pensare di ricavare denaro solo dalla sua dismissione, tra l’altro difficile, con l’assurdo di trovarsi poi a dover affittare immobili di privati per rendere dei servizi. L’ultimo esempio è il giudice di pace.
Ma perché ho detto che è ora di finirla con i politici contabili?
O con i notai impegnati a ratificare un sistema che ci viene imposto?
Perché un sindaco o un assessore devono svolgere il loro ruolo di amministratori sapendo recuperare risorse necessarie alla loro comunità, ma devono anche rivendicare il loro ruolo politico, non limitandosi a lagnarsi delle regole, ma attivandosi con gli enti superiori affinché cambino quelle regole ritenute opprimenti e di ostacolo allo sviluppo delle comunità locali.
Ecco perché ci candidiamo. Ecco perché ho accettato la proposta di Cambiamo Abbiategrasso e di Abbiategrasso Bene Comune a ricandidarmi a sindaco di questa città.
Perché a 45 anni non mi sento di cedere alla rassegnazione. Come uomo, come padre e come cittadino non mi rassegno a vivere e a far vivere i nostri figli in una città grigia, priva di servizi, di luoghi di aggregazione e di cultura pubblici.
Perché vogliamo provare a ridare una boccata di ossigeno, perché senza ossigeno non c’è vita. E l’ossigeno di una città è creata dal suo stesso movimento che è l’unico modo per recuperare quanto è stato perduto.
Quando si perde un servizio, non perdiamo solo il servizio in senso stretto, ma perdiamo anche tutto l’indotto di quel servizio, perdiamo occupazione ed economia locale. Non perdiamo solo l’impiegato dell’agenzia delle entrate, dell’Inps o del tribunale o l’istruttore della piscina, ma perdiamo anche tutto il giro economico prodotto da cittadini ed utenti. Se l’ospedale funziona, arrivano persone, che muovono l’economia locale. Se il mercato settimanale in centro ha un significato per gli esercizi commerciali è perché una città con servizi attivi è una città economicamente viva. Ci si riempie la bocca di centro commerciale naturale senza valutare che i negozi di vicinato chiudono perché la città non è frequentata. Se non nei giorni di mercato.
E perché non è frequentata? Perché se mi serve l’ospedale vado a Magenta, se mi serve l’INPS idem, se mi serve l’agenzia delle entrate anche. E se voglio andare in piscina mi devo avventurare nei paesi vicini da 2 mila abitanti. Se voglio andare a teatro vado a Milano o Vigevano o ancora a Magenta.
E tutto questo è accaduto, spiace dirlo, nell’indifferenza più totale o nella rassegnazione all’impotenza delle giunte comunali. Che invece di aprirsi ad una nuova visione si sono chiuse in se stesse, spesso giocando allo scaricabarile.
Ecco. Noi desideriamo invece una nuova visione per la nostra città.
Una visione moderna ed aperta all’innovazione. Una visione che recuperi lo spazio e le opportunità perdute, l’entusiasmo operoso che la caratterizzava fino a solo pochi anni fa. Una visione, un progetto, che animi e sorregga quelle energie volenterose e positive che pure esistono e sono tante.
Come componenti di questa comunità sentiamo l’esigenza di rilanciarla ed amarla questa nostra città, di farla uscire da questo circolo vizioso, da questo vortice nel quale sembriamo tutti persi.
Abbiategrasso ha tutte le carte per farcela. Può tornare ad essere un luogo fertile, produttivo ed attraente, un centro pulsante.
Può farcela, con le proprie energie, le proprie forze. Energie e forze che hanno bisogno di un lavoro di raccordo. Un lavoro di raccordo condotto in spirito unitario, nell’interesse esclusivo della città. E noi tutti siamo qui per questo.
Le priorità le conosciamo tutti.
Tutti reclamano e tutti promettono e prometteranno, piscina, scuola di Via Colombo, teatro. Tutti diranno che si lavorerà per recuperare i servizi perduti di competenza sovracomunale.
Noi, candidandoci, prometteremo in campagna elettorale solo ciò che potremo garantire coi fatti e non con le parole. Non alimenteremo la diffidenza sacrosanta di chi è stufo del bla bla bla e chiede prove reali e tangibili.
Abbiamo pronte diverse soluzioni, molto concrete, che ci portano ad essere ottimisti, ma non vogliamo scrivere e gettare al vento solo frasi ad effetto. Noi parleremo per fare promesse solo quando il gatto sarà nel sacco. Perché questa città ha bisogno di fatti e di assunzione di responsabilità. E non di indoratori di pillole amare.
L’incuria e la mancata manutenzione degli immobili comunali e degli spazi pubblici (parchi, scuole, ed impianti sportivi) e la mancanza di nuove strutture dovuta al fatto che negli anni in cui il comune introitava svariati milioni di oneri di urbanizzazione poco o nulla è stato investito per realizzare quanto necessario, ci obbligherà ad un grosso lavoro di ricucitura e rammendo. A riprendere con pazienza tutta la gestione ordinaria e quotidiana, per restituire dignità e decoro ad una città gruviera, a rimettere a posto i parchi, a coprire le buche, a far funzionare bene la refezione scolastica, la manutenzione del verde, la raccolta rifiuti, in poche parole a far funzionare la città. E non è poco.
Un impegno prioritario sarà ovviamente quello per il lavoro. Sul quale anticipo che è in cantiere un piano strategico, coinvolgendo tutte le realtà produttive del territorio, un piano che punterà sulla ricerca, sull’innovazione e sulla conversione ecologica, riattivandoci come distretto economico, favorendo chi vorrà reinventare le proprie aziende e chi vorrà partire da zero, riprendendo la collaborazione interrotta con l’Università a causa di distrazioni culinarie, lavorando sull’energia, sui rifiuti, sulla ricettività turistica e sull’agricoltura.
Prima di chiudere, i fatti di cronaca degli ultimi giorni mi obbligano a dire altre due cose:
per quanto riguarda le recenti scorribande notturne, dobbiamo prendere atto di una situazione organizzativa che ritengo molto critica. Dopo le sette di sera l’ente comune di Abbiategrasso è completamente chiuso, la polizia locale sparisce e la città è abbandonata a se stessa.
La Polizia Locale è operativa su due turni dalle 7 del mattino alle 7 di sera appunto. Ecco, lo anticipo. Noi istituiremo il terzo turno e la polizia locale sarà a disposizione della cittadinanza dalle sette del mattino all’una di notte. E non solo durante la città che ti piace. E non si dica che è impossibile. Perché avviene già in molti comuni. A partire da quello dove io lavoro in qualità di Funzionario Capo Settore.
Infine la refezione scolastica. Ovviamente sui 200 accessi al pronto soccorso per presunta intossicazione, da cibo o da acqua, attendiamo l’esito delle analisi.
Però, per dovere di cronaca, ci corre l’obbligo di ricordare che due anni fa abbiamo presentato diverse interrogazioni sui disservizi e sulle carenze igienico-sanitarie delle mense dove mangiano i nostri bimbi. Tutto documentate e certificato dallo stesso professionista incaricato dall’amministrazione. Siamo stati liquidati come i soliti polemici. Sbeffeggiati e derisi. E quando abbiamo richiesto di applicare le penali (che sarebbero pure risorse), ci è stato risposto che si preferiva gestire i rapporti bonariamente, facendo delle belle strigliate al gestore.
Ecco, io mi fermo qui. O meglio, da qui cominciamo a correre in lungo e largo per Abbiategrasso. A consumare suole.
Avvieremo da domani un giro di ascolto e di confronto che contaminerà il nostro programma in formazione. Con le realtà sociali ed economiche, con le associazioni, di volontariato, culturali, sportive e ambientaliste. Con i cittadini. Con i comitati di Quartiere, tanto osannati e tanto ignorati come ci può testimoniare la nostra Emy Dell’acqua Presidente del comitato di zona 3.
Faremo una campagna porta a porta. Con incontri informali e aperti.
Sarà una campagna molto social, ma riscopriremo il caro e vecchio modo di fare politica.
Quello tra i cittadini, guardandoli negli occhi, andando di persona a vedere le difficoltà e le criticità che vivono.
Perché non sono mai bastati i post ed i tweet.
E mai basteranno.
Occorre incontrare gli abbiatensi.
E noi continueremo a farlo.
Per Abbiategrasso, per cambiarla, per il bene comune.
Grazie
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