Ancora i Monti Appalachi, ancora la loro influenza nella musica americana, nel nuovo folk country indipendente che sta sfornando artisti di qualità a ritmi vertiginosi.
Come vi ho detto in articoli precedenti, la lista di artisti di queste zone che hanno un talento fuori dal comune, è davvero sterminata.
Stavolta però questa influenza non arriva per esperienza diretta. Questa artista non ha vissuto in questa regione, ma la sua musica ha quel sentimento lì. Quel sapore malinconico di storie vere che attanagliano l’anima e suoni ancorati a quelli delle radici, del bluegrass e del country folk.
Bella White è nata lontano dalle montagne di Tyler Childers e Chris Stapleton, è canadese dell’Alberta, ma probabilmente l’influenza che la musica di suo padre ha avuto in lei l’ha fatta di-ventare una cantante country folk americana nel suono e nello spirito (il padre era un noto musicista bluegrass nativo della Virginia).
E proprio quel sentimento di amori finiti, di donne sminuite da uomini che non ne capiscono il valore e indecisioni sul futuro, sembra proprio appartenere alla musica appalachiana.
Simile invece ad un altro artista canadese leggenda della musica country indipendente, Colter Wall, è l’impatto che la sua voce ha nel pubblico che la ascolta.
Se ci si mette ad ascoltare una qualsiasi delle meravigliose canzoni di Colter Wall, la prima cosa che si pensa è ad un vecchio cantautore country, segnato dagli anni e dalla vita on the road, che ci canta le sue esperienze. Ecco, Wall ha 27 anni e dopo aver superato lo stupore ci si innamora delle sue storie di cowboy e praterie, sospese fra la sua terra, il Saskatchewan, e qualche ranch del midwest.
L’effetto che la voce della White ha avuto su di me, e anche in parecchi addetti ai lavori molto più competenti di me, ha scatenato lo stesso sentimento. Una voce intensa, evocativa e potente, che non ci si aspetta da una ragazza di 20 anni.
Storie potenti e sincere che cantate da Bella White assumono una potenza ulteriore.
La giovane artista è al secondo album. Il primo, Just Like Leaving, del 2020, era molto influenzato dal bluegrass, in maniera semplice e diretta.
Un bel disco ma che in maturità e qualità del songwriting viene superato abbondantemente da questo Among Other Things, uscito per la Rounder Records, etichetta famosa per avere tra le sue fila giovani talenti indipendenti.
The Way I Oughta Go è quel suono dal sapore antico, la chitarra acustica e il violino, il ritmo e quella voce. Amici quella voce è così intensa, piena di carattere che potrebbe cantare qualsiasi cosa e risultare credibile.
Ascoltando questi pezzi e vedendo la sua età non ci si crede, una maturità nel tono e nelle cose cha ci racconta davvero incredibile.
La produzione di Jonathan Wilson è perfetta e la band alle spalle di Bella è talento vero, in brani poetici e struggenti come Flowers on my Bedside tutto questo risalta anche di più.
Una riflessione sullo spendere l’amore sprecandone l’energia e il cantato è malinconia e intensità.
Break My Heart sembra più solare e movimentata, con la meravigliosa chitarra del produttore che porta la canzone quasi nelle strade del country rock texano, ma i testi sono dello stesso tenore, l’amore non corrisposto e quasi buttato via. Però poi l’assolo di violino e la tastiera sono incastrati alla perfezione, accidenti che bel pezzo!
La ballata introdotta dal pianoforte, Marylin, è delicata e potente allo stesso tempo, il perfetto equi-librio che la musica e la voce della White tengono in piedi per tutto il disco. Il testo è un mix di rab-bia, indignazione, ma anche empatia per le vicissitudini di questa donna che non conosce ed è alle prese con un marito che la umilia.
Numbers risolleva ancora il mood del disco con un brano che sfiora delicatamente l’honky tonk, ma che, come nelle precedenti, la voce della White rende potente e fortemente espressivo.
L’acustica e una melodia sognante introducono Rhododendron che sembra essere perfetta per dare ancora maggior risalto ad una voce che, nonostante sia potente, si adatta benissimo ad una ballata dal tono dolce e malinconico.
Nei testi si avvertono dubbi e preoccupazioni sul fatto di diventare un’artista professionista che deve vivere della propria musica e anche dubbi sul dove vivere questa avventura.
Il primo pezzo l’aveva portata dal nativo Canada al posto dove tutti i sogni di gloria dei giovani musicisti planano e cioè Nashville.
Il disco si chiude con la title-track e con il suo viaggio di ritorno a casa, in Canada, non più in Alberta ma nella Columbia Britannica. Un viaggio che è stato doveroso per lasciarsi alle spalle il mondo folle e pieno di stress del Tennessee.
Un pezzo sorretto da un lavoro eccezionale del violino e delle tastiere, ma ancora una volta prota-gonista è la voce pazzesca di questa ragazza canadese con il cuore appalachiano.
A volte sentendola ho quasi la voglia di chiederle di cantare delle cover di artisti che amo e che secondo me sarebbero perfette per una voce tanto bella e potente, ma poi ascolto queste 10 can-zoni e mi dico che il suo cantato è già perfetto nelle sue canzoni. Canzoni dall’animo gentile che ogni tanto sovrasta con questo carattere così debordante, ma che fa arrivare dritte all’anima di chi ascolta.
Lasciatevi guidare dalla voce di Bella White e viaggiate con lei in questo on the road andata e ri-torno dal Canada al Tennessee, passando per la Virginia ammirando i Monti Appalachi e la loro bellezza poetica.
Buon ascolto,
Claudio Trezzani by Trex Roads
Nel mio blog troverete la versione inglese di questo articolo.
www.trexroads.altervista.org