MILANO Hanno rotto una protezione in legno, sembra già cedevole, del cantiere attivo da anni, e sei sono saliti sulle impalcature per poi calarsi da un muro più basso rispetto a quello che circonda l’Istituto Beccaria di Milano.
Uno, invece, per calarsi, come nei film, avrebbe utilizzato un lenzuolo. A quanto si è appreso è questa la prima ricostruzione dell’evasione dei sette giovani detenuti evasi il giorno di Natale e dei quali tre sono già tornati nella struttura o perché presi o perché costituiti. Quando hanno deciso di fuggire, sembra non in modo preordinato, si trovavano nel campo di calcio.
I sette sono cinque italiani, un ecuadoriano e un marocchino in carcere per furti e rapine, non per reati di sangue
L’evasione ieri di sette ragazzi dal carcere minorile Beccaria di Milano è stata “una spacconata di carattere impulsivo” secondo il garante dei detenuti del Comune Francesco Maisto. “I problemi del Beccaria – ha detto all’ANSA – sono due, amaramente cristallizzati nel tempo” ovvero la mancanza di un direttore e i lavori che proseguono da anni. “Da 15 anni non c’è un direttore stabile e la mancanza di una guida sicura ha degli effetti. Pur nella professionalità, c’è stato un turn over di reggenti” che hanno già altri incarichi di cui occuparsi e che in più “sono direttori di istituti penali per adulti, mentre il direttore di un istituto minorile deve avere una formazione diversa”. E da almeno altrettanti anni “c’è una situazione di lavori in corso. Non a caso questi ragazzi sono scappati togliendo una tavola dello steccato dove ci sono i lavori in corso” ha spiegato Maisto. “Il Beccaria – ha concluso – ha bisogno di diritti e tempi certi per dire ‘i padiglioni ristrutturati sono questi e resteranno questi’, cosa che adesso non si sa”.