Un bambino di 4 anni colpito dopo la nascita da un grave problema al fegato, una condizione rara e inoperabile, è stato sottoposto con successo nei giorni scorsi a una procedura innovativa di radiologia interventistica eseguita da specialisti dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo e dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Il bimbo sta bene ed è stato dimesso pochi giorni dopo l’intervento, informano le due strutture in una nota congiunta. L’intervento, mininvasivo, rappresenta una nuova speranza per i bambini con particolari patologie epatiche rare.
Il paziente, in cura al Bambino Gesù – riferiscono i due ospedali – soffriva di una condizione di ipertensione portale severa causata da una trombosi della vena porta che era insorta in epoca neonatale e aveva portato allo sviluppo di un cavernoma. Questa condizione può provocare gravi emorragie digestive, con il rischio di complicanze e un forte impatto sulla qualità di vita. Nel corso di un intervento durato diverse ore, le due équipe di radiologi hanno effettuato una ricanalizzazione portale percutanea, una tecnica innovativa e mininvasiva che consente di riaprire la vena che porta il sangue dalla milza e dall’intestino al fegato e che era ostruita.
Questa metodica viene comunemente utilizzata nei bambini per gestire alcune complicanze che possono insorgere dopo il trapianto di fegato in età pediatrica. Tre anni fa a Bergamo è stata avviata la sua applicazione anche per la cura di bimbi non sottoposti a trapianto. Del gruppo che ha effettuato l’intervento faceva parte Paolo Marra, responsabile della sezione di Radiologia interventistica dell’Unità di Radiologia diagnostica per immagini 1 – Radiologia e interventistica dell’Asst Papa Giovanni XXIII. “Va premesso – precisa – che questa tecnica radiologica, utilizzata nei bambini sottoposti a trapianto, può essere applicata su fegati ‘nativi’ solo in casi selezionati. In alcuni studi preliminari abbiamo dimostrato l’efficacia, la sicurezza e la durevolezza di questa tecnica. A Bergamo abbiamo già eseguito 10 casi con successo, riuscendo a ripristinare, in pazienti non operabili chirurgicamente, il fisiologico flusso nella vena porta in modo meno invasivo e altrettanto efficace della chirurgia”.