― pubblicità ―

Dall'archivio:

Ascoltati per voi da Claudio Trezzani. Chris Stapleton – “Traveller” (2015) Il nuovo punto di riferimento della Nashville “Fuorilegge”

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Eccomi a parlarvi di quello che secondo me è il miglior disco (o uno dei migliori) della musica americana degli ultimi 20 anni, non è una novità, uscito ormai 4 anni fa,  ma farlo scoprire anche al di qua dell’oceano per chi ama la musica d’autore è quasi un obbligo morale.

Chris Stapleton è arrivato alla ribalta solista molto tardi rispetto agli standard ma non è uno sconosciuto al music business, anzi. Al suo attivo la militanza in band di culto (Steeldrivers e Jompson Brothers) ma soprattutto la scrittura di pezzi di successo di country (George Strait per esempio) e anche pop (Adele è la più famosa). Uno che a Nashville è stato e negli studi più celebrati ma nessuno si era mai accorto realmente di lui oppure lui non aveva creduto nel suo talento, a torto aggiungiamo. Il talento di Stapleton è cristallino, non solo scrittore sopraffino ma cantante eccezionale, una voce profonda potente e intensa che può tranquillamente essere accostata anche ai grandi crowner della storia, un Frank Sinatra della musica del sud degli Stati Uniti. Non esagero fidatevi.

Questo esordio discografico del 2015 ha la regia magica di Dave Cobb, probabilmente il produttore più leggendario che la musica country ,e non solo, americana abbia prodotto e vede la partecipazione di musicisti d’eccezione, una denominazione di origine controllata di assoluto rispetto. Forse però l’ispirazione più importante per Chris in questo disco è stata la moglie Morgane, che con la sua stupenda voce appare in tanti pezzi, che ha spinto il marito durante il periodo difficile della perdita del padre a farsi un viaggio on the road dall’Arizona al Tennessee. E’ così che nasce questo assoluto gioiello, un disco che vorresti non finisse mai, un disco che non è catalogabile. Non è country nel senso stretto ma è intriso della musica soul, un miscuglio di musica nera e bianca, un viaggio che sempre restando nel sud degli States, va da est a ovest in maniera credibile ed emozionante.

Basta premere play e lasciarci cullare in questo viaggio già dalla title-track, un delicata ballata con la steel guitar in primo piano che è resa unica dalle liriche ma soprattutto dalla voce di Stapleton, una di quelle voci che non ti lasciano mai la pelle e per la conferma basta aspettare la seconda traccia, Fire Away. Un pezzo lento, trascinato, oscillante fra rock e blues, una storia d’amore tragica (cercatevi il meraviglioso video su youtube) ma che il cantato rende unica. Un lacerante messaggio che commuove ed emoziona, pochi frontman hanno questa forza, poche voci rendono pezzi belli in indimenticabili. Stapleton lo fa e lo fa in maniera eccelsa.

La cover di George Jones, Tennessee Whiskey, è veramente notevole e il pezzo eseguito da tantissimi autori country del passato ne esce rinvigorito e siamo a chiederci se questo brano non fosse stato scritto per essere interpretato da lui. Dopo queste tre ballate arriva un bel pezzo rock venato di western, Parachute, con un giro di chitarra acustica e un andamento veloce ed energico che la voce, come sopra, rende perfetta.

Il viaggio attraverso dolori e cadute, perdite e sconfitte è il tema di Whiskey and You, un brano triste ed asciutto con solo la chitarra acustica ad accompagnare l’ennesima prova maiuscola per l’ugola del buon Chris, seguito da un bellissimo brano di tipico country ,Nobody To Blame, che l’armonica di Mickey Raphael  e la voce di Stapleton rendono poco tipico e anzi gli danno un sapore di originalità che nessuno ha dalle parti di Nashville.

Il disco non è corto anzi, 14 canzoni sono tantissime ma non ci si accorge di questo e arrivati a metà si ha la tentazione di fare rewind e ripartire ma quelle che seguono non sono da meno, c’è il mandolino nella delicata dedica amorosa di More Of You, con lo splendido controcanto di Morgane che è senza ombra di dubbio la partner perfetta del marito che in tanti brani (e in tantissimi concerti) le dimostra un amore vero e quasi irreale. When The Stars Come Out, è un bel brano quasi soul sorretto dalle splendide liriche e ancora una volta da una voce che lacera l’aria e ci accompagna ad un brano che pare uscito da un disco di Willie Nelson, Daddy Doesn’t Pray Anymore, una ballata western di quelle che lasciano il segno e qualche lacrima sul viso. La tristezza viene spazzata via dalla successiva  Might As Well Get Stoned, dove a farla da padrone è uno stupendo giro di chitarra elettrica, un blues rock impreziosito da uno splendido assolo, forse l’unico pezzo dove l’ugola di Stapleton non è la parte che si ricorda di più ma non per questo la canzone perde di mordente anzi. Altra cover con Was It 26, scritta da Don Sampson, dal sapore western-soul e si ritorna sempre al solito ritornello del disco : la voce fa la differenza. Lo strumento vincente che Chris adopera per rendere questo disco unico e imperdibile come nella successiva The Devil Named Music, un viaggio che da Nashville ci porta in Alabama, soul intriso nella polvere del deserto, un urlo struggente e intenso che lascia la strada alle ultime due canzoni che se possibile alzano ancora di più l’asticella della qualità. Pare impossibile ma è così ed ecco Outlaw State Of Mind, una canzone che ha nel titolo la definizione di quello che Stapleton rappresenta e cioè l’erede più credibile del movimento outlaw country degli anni ’70, un brano eccezionale, un pezzo che oscilla fra le mura della musica del sud, country e southern, un viaggio che ahimè è arrivato alla fine e il nostro ci lascia con un brano registrato live con un pubblico di amici, Sometimes I Cry. Un pezzo che ha nel cantato incredibile di Stapleton il suo cuore, un’esplosione di emozioni e un gioiello vero che vorresti non finisse mai e spinge l’ascoltatore a riascoltare immediatamente tutto il disco.

Questo è un disco che ogni amante della musica d’autore dovrebbe conoscere e ascoltare, un capolavoro che non conosce passaggi a vuoto o noia. Una celebrazione di una voce unica e di un’abilità altrettanto unica di scrivere testi e musica, un viaggio attraverso le autostrade americane alla ricerca della pace interiore espiando cadute e peccati. Un lavoro che ha proiettato Chris Stapleton nell’olimpo del music business e che è stato seguito da due dischi altrettanto eccezionali (From A Room Volume e Volume 2, 2017) ma che non hanno goduto dell’effetto sorpresa che questo meraviglioso esordio ha portato. Fatelo vostro e ascoltatelo e poi ditemi che il tasto “riascolta tutto” non è utile.

Buon ascolto !

Claudio Trezzani

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi