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Arte fuori dalla Galera: in mostra le opere dei detenuti al carcere di Bollate

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Tra i protagonisti dell’evento culturale il magentino Francesco Ceriani
BOLLATE  Si avvia alla conclusione l’esposizione temporanea “Diciotto Stanze”, inaugurata Mercoledì 14 Dicembre nelle Vetrine di Artepassante, presso la Stazione del Passante Ferroviario di Porta Garibaldi a Milano.
Fino al 22 Gennaio è possibile ammirare, negli orari di apertura della stazione, le opere di pittura e le installazioni realizzate dai detenuti del Carcere di Bollate con il supporto di importanti esponenti del panorama artistico contemporaneo. 

 

Riportiamo il racconto di uno dei protagonisti dell’iniziativa, l’artista magentino Francesco Ceriani, che ha contributo alla buona riuscita dell’iniziativa:

“Mesi fa Renato Galbusera, un amico docente di Pittura all’Accademia di Brera, che lavora già da tempo nel carcere di Bollate come volontario, mi ha chiesto di aderire ad un progetto al quale partecipava un certo numero di operatori nel campo dell’arte (docenti di materie artistiche, ex docenti e artisti) con la finalità di coinvolgere, in un laboratorio creativo interno al carcere, i detenuti che avessero manifestato interesse a sperimentare le tecniche della pratica artistica. Il progetto prevedeva l’esposizione finale dei lavori prodotti in un luogo pubblico a Milano (all’interno del Passante di porta Garibaldi). Ho accettato con qualche perplessità valutando lodevole la proposta ma considerandomi impreparato e poco adatto al tipo d’impegno. Poi ho dedicato del tempo in questa avventura e il lavoro, prodotto quasi esclusivamente da un gruppetto di ragazzi che hanno collaborato tra di loro e con me, è esposto insieme ad altri coordinati dai miei colleghi. Ora posso fare un bilancio dell’esperienza e sono felice di avere lavorato alla realizzazione di questa iniziativa. Al di là del risultato che comunque ha un valore relativo rispetto all’impegno dimostrato dai detenuti, il tempo trascorso con loro mi ha permesso di superare il pregiudizio che quasi tutti hanno verso il carcere e tutto ciò che al carcere si riferisce. 

Ho scoperto che il rapporto coi detenuti non solo è possibile ma interessante e sorprendente. L’incontro e la conoscenza di situazioni personali di molti di loro mi hanno fatto riflettere su questioni che altrimenti non avrei nemmeno immaginato. Posso dire adesso che mi resterà sempre un ricordo speciale e la soddisfazione di aver avvicinato una realtà difficile che ho cercato di comprendere. Non so quanto abbia potuto insegnare loro ma qualcosa io ho imparato.

L’esposizione dei lavori dei detenuti di Bollate caratterizza un ambiente altrimenti anonimo, luogo di transito frequentato da molti pendolari. Qualcuno guarda, qualcuno si ferma, forse apprezza e comunque ha l’opportunità di riflettere su una realtà sconosciuta, un mondo estraneo che la nostra iniziativa in qualche modo ha voluto far conoscere.”

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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