― pubblicità ―

Dall'archivio:

Arlo McKinley – “This Mess We’re In” (2022). By Trex Roads

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Quando una strada ti ha colpito, ti ha appagato, è sempre un piacere per me ritornarci.
Sono passati solo 2 anni dall’esordio discografico solista (a 40 anni) di questo cantautore, ma da un lato è come se fosse passata una vita, perché le canzoni non hanno nulla di stantio o trascinato a forza, e dall’altro pare sia passato un secondo, perché ritroviamo lo stesso feeling con una mente artistica superiore che non delude neanche stavolta.
 

Il suo precedente lavoro (di cui vi avevo già parlato http://ticinonotizie.it/ascoltati-da-noi-per-voi-la-rubrica-di-claudio-trezzani-arlo-mckinley-die-midwestern-2020 ) era stata l’ultima scoperta del compianto John Prine, che, prima di lasciarci, lo aveva voluto per la sua etichetta discografica Oh Boy Records. Quando ricevi un sigillo di garanzia come quello, susciti la curiosità di saperne di più e questo aveva portato tantissimi a scoprire Arlo McKinley.

La sua musica era stata definita una sorta di street-soul country, perché non è country e nemmeno soul, ma ne possiede il sentimento e la malinconia.

Dopo aver ascoltato e riascoltato gli 11 pezzi che compongono questo This Mess We’re In, posso dirvi che quello che mi ha ricordato e fatto venire in mente, è una sorta di crossover fra il primo Springsteen, il primo Dylan e l’ultimo Dylan, annaffiati con un violino dal sapore country.

L’ascolto di questo album non è facile, i testi riguardano momenti anche duri della vita, molto autobiografici, ma la musica a volte suadente, a volte malinconica, a volte scatenata, rende il tutto più piacevole e scorrevole.

La produzione di Matt Ross-Spang non invade lo spazio di Arlo, ma rende l’esperienza di ascolto tale da valorizzarne l’arte. Un disco folk dall’anima rock.

Il suono è quasi sempre acustico, un viaggio raccontato dalla voce intensa ed evocativa di McKinley, c’è il violino ad accrescere il sentimento e a volte l’elettricità di una chitarra.

Basta far partire il disco e subito ci si rende conto con I Don’t Mind, che è tutto incastonato alla perfezione, l’intensità è una catarsi. E’ adatto il famoso adagio country per cui una canzone triste aiuta ad essere felici. Una sorta di terapia di gruppo.

Raccontare i propri fallimenti, i problemi di depressione, come nello stupendo singolo Stealing Dark From The Night Sky, è qualcosa che serve ad alleggerirci l’anima, a creare empatia con chi ti ascolta, che a sua volte potrebbe avere bisogno di qualcuno che ne parli.

 

E’ un circolo che le canzoni di Arlo, rappresentano alla perfezione e che tocca anche corde rock come in To Die For, dove l’organo e la chitarra elettrica che sferzano l’aria, non stonano, anzi regalano profondità al sound di un grande artista.

Dancin’ Days è una riflessione amara e realista, la chitarra lenta ci accompagna attraverso un testo semplice e disarmante: “So che niente è per sempre / E nessuno se ne va / Perfetto come è venuto”. E’ tutto qui: sincero e senza intenzione di addolcire la pillola.

La title track ha un’intro di pianoforte splendida, un pezzo che ricorda le ballate springsteeniane degli anni 80. E’, in fondo, una canzone d’amore e il titolo esplica che tipo di storia d’amore sarà in mezzo al pasticcio in cui siamo. Romantica, sbiadita, intensa, è una poesia per palati fini e innamorati della vita, nonostante tutto.

Ritorna una ventata di rock con Rushintherug, l’elettricità introduce un pezzo che in realtà non sarà movimentato, ma di un’intensità emotiva notevole.

Where You Want Me è forse la più country del lavoro, il violino prende la scena, accompagnato dalla ritmica della chitarra, malinconia e tanta eco di rock and roll d’autore. Sprazzi di sole in mezzo alle nuvole della malinconia.

Mentre finisco l’ascolto di questo disco, mi sovvengono alla mente gli anni in cui Bruce Springsteen (ancora lui) scriveva struggenti ballate rock, sorrette da storie vere e tragiche: ecco Arlo McKinley è quel tipo di artista. In maniera personale raccoglie quell’eredità, la trasforma e ce la regala sotto forma di un disco di classe musicale purissima. Un lavoro che narra storie dure e drammatiche non facili da cantare, ma la forza della musica e della poesia di Arlo McKinley è la sincerità e questo crea empatia con l’ascoltatore e ne rende l’ascolto una vera terapia. Tutti hanno vissuto esperienze difficili o dolorose e si sa che trovare qualcuno che ne canta, aiuta a sopportarle meglio, magari a superarle e a guardare il futuro con occhi diversi, sapendo di non essere i soli a vivere certe situazioni.

 

Anche io voglio essere assolutamente sincero e non vi dirò che è facile ascoltare questo disco, ma se avete bisogno di una catarsi contro le difficoltà della vita e avete bisogno di sapere di non essere soli, partecipate anche voi a questa terapia di gruppo e lasciatevi guidare dalla musica di un grande artista americano e di questo suo nuovo capolavoro.

 

Buon ascolto,

Claudio Trezzani by Trex Roads  www.trexroads.altervista.org

(nel blog trovate la versione inglese di questo articolo a questo link : https://trexroads.altervista.org/this-mess-were-in-arlo-mckinley-2022-english/

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi